L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Lezione di dramma giocoso

 di Francesco Lora

La coproduzione tra Legnago, Chieti, Verona e Jesi giunge alle ultime recite nel Teatro Goldoni di Firenze: La scuola de’ gelosi di Salieri torna al successo con la direzione di Rigon, la regìa di Nunziata e lo spirito di squadra d’una compagnia di giovani.

FIRENZE, 25 marzo 2017 – Nell’estate 1778 Antonio Salieri inaugurava il Teatro alla Scala con Europa riconosciuta, magnifico lavoro d’occasione poi non più ripreso sino ai nostri giorni. Nell’inverno successivo apriva la stagione di carnevale del S. Moisè di Venezia con La scuola de’ gelosi, un dramma giocoso di non altrettante pretese. Ma le sorti di quest’opera furono opposte: nel giro d’un paio d’anni fu rappresentata alla corte d’Eszterháza con ritocchi di Joseph Haydn, nel 1683 fu scelta da Salieri stesso per la restituzione del Burgtheater viennese a una compagnia italiana, piacque oltremodo a Goethe che dedicò righe d’ammirazione alla sua varietà di risorse e delicatezza di gusto, collezionò infine più di cinquanta allestimenti sparsi per tutta l’Europa sino agli albori dell’Ottocento.

Poi il solito oblio, che a tutto può essere ricondotto fuorché al giudizio sagace d’un pubblico immune al capriccio del tempo. Tra il novembre e il gennaio scorsi una cordata di teatri ha virtuosamente restituito alle scene il titolo già celebre: Salieri di Legnago (capofila, tramite la fondazione culturale intestata al compositore), Marrucino di Chieti, Ristori di Verona e Pergolesi di Jesi. Ma un’ultima serie di quattro recite ha avuto luogo, dal 19 al 25 marzo, nel Teatro Goldoni di Firenze per conto del Maggio Musicale Fiorentino: quest’ultimo aveva già fornito alla coproduzione i giovani cantanti della sua accademia, e portandola nei propri spazi v’ha aggiunto la propria orchestra al posto dei Virtuosi Italiani; per modestia l’ha inquadrata nella rassegna di spettacoli per scuole e famiglie, sbigliettata a basso prezzo, ma nei fatti ha procurato all’intera stagione l’ennesimo spettacolo da non perdere. Vero è che la compagnia di canto non vanta, se presa nei singoli elementi, patrimoni vocali eclatanti e inconfondibili, né talenti attoriali che cavalchino il testo. Ma Patrick Kabongo Mubenga come Conte di Bandiera, Francesca Longari come Contessa, Benjamin Cho come Blasio, Eleonora Bellocci come Ernestina, Qianming Dou come Lumaca, Ana Victoria Pitts come Carlotta e Manuel Amati come Tenente giocano con uno spirito di squadra che giova a mettere in luce l’oggettivo ed equilibrato meccanismo della commedia, nonché le esemplari forme d’opera buffa attuate da compositore e librettista: ciò che serve, dunque, per conoscere La scuola de’ gelosi in quanto tale dopo due secoli di latitanza.

Ad assistere i giovani interpreti v’era del resto un direttore come Giovanni Battista Rigon, vecchio appassionato di riscoperte, del contesto intorno a Mozart, di commedie viennesi e napoletane, capace di servire il testo con entusiasmo e comunicativa senza rischio di derive intellettualistiche. E l’allestimento scenico è parso fatto con due soldi ma traboccante d’idee, gesti, ironie, affetti, inseguendo i carnevaleschi incroci erotici tra il ceto patrizio e quello borghese: regìa di Italo Nunziata, scene di Andrea Belli, costumi di Valeria Donata Bettella e luci di Marco Giusti. Calato il sipario sull’applauditissima ultima recita, corsa all’Opera per la terza della Zauberflöte [leggi la recensione]: e davvero non si poteva dare al capolavoro di Mozart un prologo di più illuminante complementarità.


 

 

 
 
 

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