L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

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Il prezzo della libertà

 di Suzanne Daumann

Buone idee non portate fino in fondo e una resa musicale che lascia perplessi caratterizzano questa Carmen fiorentina, al centro di un polverone mediatico.

FIRENZE, 13 gennaio 2018 - È una buona cosa, di tanto in tanto, ricordarsi che una rappresentazione d'opera riuscita al 100% è un miracolo; è una buona cosa, di tanto in tanto, chiamare in causa le propre aspettative, anche quando si assiste per la prima volta alla rappresentazione di un'opera mitica in un teatro mitico.

La nuova produzione di Carmen del Teatro del Maggio Musicale fiorentino è riuscita a balzare agli onori della cronaca un po' dappertutto, saltando sul treno del movimento internazionale contro la violenza alle donne. Eppure, il polverone sollevato dai colpi di pistola finali, quando Carmen colpisce Don Don José, offuscano il resto della produzione, delle belle coreografie, delle buone idee non portate fino in fondo, e una resa musicale che lascia perplessi.

Il regista Leo Muscato ha trasferito l'azione in un non meglio precisato presente, in cui la manifattura di tabacchi è sostituita da un campo nomadi, la piazza dove "chacun passe" si trova all cancello del campo e i soldati sono moderni polizioni in divisa nera, muniti di manganelli e armi da fuoco. Certamente è lodevole voler attirare l'attenzione sulla situazione in Europa di questa minoranza etnica, che subisce ancora e sempre la stessa persecuzione; il faro puntato nella seconda parte dell'ouverture su una razzia ai danni del campo è abbastanza riuscito. In seguito, per contro, il tema passa in secondo piano e lo si ritrova con i cliché d'erotismo e libertà al di fuori della legge ereditati direttamente dal XIX secolo. Carmen è una giovane tipica del suo tempo, una donna che vuole scegliere liberamente il suo compagno, arriva alle estreme conseguenze delle sue scelte, fino alla morte. Giustamente, una donna libera, nel XIX secolo, alla fine è inconcepibile, dunque deve morire, proprio come Violetta Valéry, come Mimì, o ancora Manon. Oltrepassare questa pedagogia di paura e sottomissione è indubbiamente un fine lodevole - ma è veramente renderle la libertà fare di Carmen un'assassina? Sarebbe stato più coerente metter fine alla storia di Carmen e Don José al termine del secondo atto, quando, in liena di principio, sono già entrambi pronti... In breve, si rimane perplessi di fronte a tutto ciò.

Complimenti, ad ogni modo, per le luci ad Alessandro Verazzi,e per i costumi a Margherita Baldoni, che contribuiscono in gran misura alla comprensibilità della messa in scena.

La parte musicale ha, a sua volta, degli squilibri. Il concertatore Ryan McAdams dirige con un'energia irresistibile e molta finezza, facendo scintillare i dettagli della partitura cesellata e ammantando le danze di Carmen di erotismo. Nel suo entusiasmo, tende talora a coprire le voci, che già penano un po' a farsi sentire. È con le signore, e in parrticolare con la Carmen di Marina Comparato, che si sta in buona compagnia. È sensuale come deve essere, nel canto e nel gesto, e la Micaëla de Valeria Sepe, dalla vocalità agile e iridescente, è un buon contraltare. Sergio Escobar nei panni di Don José è meno convincente. Benché dotato di una bella voce, gli manca energia, o carisma, o esperienza: insomma, gli manca qualcosa. Burak Bilgili, infine, avrebbe fatto meglio a restare a casa per prendersi cura della sua voce, piuttosto che cercare di interpretare  Escamillo. Evidentemente non era in forma, e ci si chiede se è per questa ragione che la rappresentazione pareva avanzare con il freno a mano tirato. Ricordiamo, infine, Frasquita, Eleonora Bellocci; Mercédès, Giada Frasconi; le Dancaire, Dario Shikhmiri; le Remendado, Gregory Bonfatti; Zuniga, Adriano Gramigni; Moralès, Qiangming Dou.

Una serata edulcorata, tutto sommato, che ci lascia perplessi, da tutti i punti di vista.

foto Pietro Paolini Terra Project/Contrasto (prova generale e prima rappresentazione, con Veronica Simeoni, Roberto Aronica, Laura Giordano, Simone Alberghini/Burak Bilgili)


 

 

 
 
 

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