L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Rinnovare il fuoco

di Roberta Pedrotti

Il Teatro Coccia di Novara risponde al blocco dell'attività imposto dall'emergenza sanitaria con un'opera nata appositamente per le piattaforme online. Abbiamo chiesto agli interpreti e agli artefici di raccontarcela. La parola, allora, per chiudere questo ciclo, a Corinne Baroni, direttrice del Coccia e prima ideatrice del progetto di Alienati.

leggi anche -> Novara, Alienati: un'opera sperimentale per il Teatro Coccia

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La stagione sembrava iniziata sotto i migliori auspici, addirittura eravate stati costretti a inserire ulteriori recite di Tosca per accontentare le richieste del pubblico! Insomma, il teatro d'opera è vivo, il pubblico risponde, giusto?

La risposta più vera, più forte e significativa a conferma di quanto il Teatro d’opera sia più vivo che mai è scritto nelle email che ci stanno arrivando da molte persone del pubblico tra quali non posso non citare letteralmente quanto ci ha scritto più di un abbonato “Rinuncio al voucher perché voglio sostenere la cultura che è il cibo dell'animo umano” .

Più vivo di così!

Grande repertorio e nuovi titoli, spettacoli sperimentali e tradizione. Mi pare che la cifra del Coccia e della tua direzione fosse già quella del dialogo fra passato e futuro, con una propensione a esplorare strade diverse...

Faccio sempre mie le parole di Gustav Mahler - La tradizione è la custodia il fuoco, non l’adorazione della cenere – poiché sono una sintesi perfetta di come intendo io il Teatro. Non credo che l’inventare qualcosa di “nuovo” debba essere necessariamente un punto da raggiungere a tutti i costi, la forma dell’opera lirica da sempre si presta benissimo per il racconto. Ciò che cambia è la lingua che si deve di volta in volta trovare, quella contemporaneità “sincera” rispetto al tempo in cui parla.

All'esplodere dell'emergenza Covid, anche il Coccia, come molti altri teatri, ha proposto alcuni spettacoli del suo archivio in streaming. Come è stata accolta l'iniziativa? Quali pensi siano i limiti e i punti di forza di queste trasmissioni, sia per tamponare l'emergenza, sia per quando torneremo alla normalità?

La proposta di spettacoli in streaming in tempi di Covid ha avuto un ottimo riscontro, il nostro pubblico si è sentito meno solo ed è stata per noi anche l’occasione per riproporre spettacoli per i quali non avevamo potuto prevedere più repliche ed è questo il caso ad esempio di Mettici il cuore, l’Opera Live Cooking per la quale all’epoca avevamo potuto prevedere una solo replica.

Il limite dello streaming sta nel suo essere sostanzialmente uno strumento “sterile” ovvero privo di quel valore aggiunto che appartiene solo allo spettacolo dal vivo ovvero quello di creare aggregazione ed essere dunque un evento sociale.

Il punto di forza quello di raggiungere istantaneamente con grande facilità ed economia (nonché in tempi di Covid in sicurezza), un grande numero di persone che magari non avrebbero mai assistito ad un’opera lirica e dopo una visione in streaming, potrebbero decidere di provare l’ebbrezza del live!

Mi è parso che una tendenza diffusa sia stata – con esiti e valori diversi – cercare di proporre on line e virtualmente quel che non si può fare dal vivo fisicamente. Voi avete invece proposto un'idea completamente diversa, un'opera nuova e sperimentale. Come è nato questo progetto?

Il nostro Teatro anche in tempi di pandemia, non ha mai smesso di essere attivo e propositivo. In questo periodo di distanza forzata, abbiamo cercato di rimanere vicini al nostro pubblico e colmare anche se solo marginalmente la nostra assenza invitando a seguire le nostre produzioni in streaming, inventando modi per raccontare il teatro attraverso la sua storia, generando nuovi contenuti.

Ma non è stato solo il distanziamento dal nostro pubblico che ho cercato di colmare, o la forzata distanza tra i miei collaboratori e dai miei collaboratori, ma anche la forzata distanza tra noi e gli artisti e tra gli artisti stessi. Ho quindi usato il modo più semplice per connettere istantaneamente teatro, artisti e pubblico ovvero produrre uno spettacolo. Ho, quindi, lanciato la mia “Chiamata alle Arti” e così è nata Alienati, la prima Opera Smart Working al mondo!

Quindi, confermiamolo ufficialmente; l'opera in “smart working” è una novità assoluta a livello mondiale!

E’ un'operazione pensata e prodotta in tempi record: una nuova storia, un nuovo libretto, una nuova partitura ed una nuova regia con sette artisti chiusi in casa che se la devono pure studiare e registrare in autonomia in poco più di un mese.

Se qualcuno nel mondo è riuscito a fare la stessa cosa più velocemente di noi … lo voglio assolutamente conoscere, a lui va tutta la mia incondizionata stima!!!!

Se il trasferimento di alcune attività on line presumo (anzi, spero) si riassorbirà tornando alle sue forme tradizionali, con il contatto diretto fra pubblico e interpreti, da questo momento di emergenza pensa che potrebbero nascere nuove forme di drammaturgia musicale “virtuale”?

Credo ed anzi spero proprio di si; l’Opera Smart Woking Alienati, è un vero e proprio esperimento, direi davvero mai tentato finora, che magari farà da apripista ad un nuovo linguaggio che mi auguro trovi in futuro una sua giusta collocazione ed un suo giusto sviluppo.

L'opera compare molto spesso in film e saghe di fantascienza. Forse è un genere che, con le sue radici antichissime, si presta con particolare facilità a interpretare i tempi e accogliere innovazioni, mantenendo il suo fascino anche in galassie lontane lontane... Cosa ne pensa?

Penso che l’Opera abbia un fascino senza tempo e che trovi la sua immortalità nella caratteristica che la contraddistingue da ogni altro genere ovvero quello di riuscire a mettere insieme praticamente tutte le professioni dell’arte che devono convivere ed interagire per raggiugere lo stesso risultato. In Teatro vale la regola 3+3 = 9 il che significa che quando diversi linguaggi artistici si coordinano per raggiungere un fine unico, non sommano la propria valenza ma la moltiplicano.

Questa la grande forza dell’opera, una forma di espressione artistica tra le più complesse, certamente tra le più complete ma anche la più difficile da realizzare e talvolta da comprendere.

Da quanto ho capito, progettare la formula inedita dell'”opera smart working” è andato di pari passo con il prevederne anche una realizzazione sulle tavole del Coccia. Vedo in questa prospettiva la volontà di marcare l'importanza centrale e insostituibile del teatro, uno sguardo ottimista per un ritorno alla normalità, un legame fra novità (anche sperimentale) e tradizione. Che valore ha per voi questo progetto in tutte le sue sfumature?

Come ho già detto questo progetto è nato innanzitutto dall’esigenza di rimanere in contatto ed uniti nonché produttivi ed un Teatro lo fa producendo nel nostro caso, opera, e lo fa anche durante una pandemia che ci ha costretto a rimanere chiusi in casa. Con tenacia e fantasia utilizzando ciò che avevamo a disposizione quasi fossimo naufraghi su un’isola deserta, abbiamo cercato un modo per continuare a parlare con la nostra lingua, e con il nostro strumento più efficace, l’opera. Soli ognuno nella propria casa senza mezzi tecnici, abbiamo creato inconsapevolmente un nuovo linguaggio che ci ha permesso di superare le barriere dell’isolamento. Il valore più grande di questo progetto oltre alla nascita di una nuova lingua è quello di aver messo ancora più in evidenza che il contatto fisico, l’odore delle tavole del palcoscenico, l’empatia con il pubblico, il ritrovarsi sfiniti nella nostra platea dopo una prova di regia, ci manca da morire …

Alienati andrà on line gratuitamente. Cosa pensa dell'opzione degli streaming a pagamento, che diversi teatri e istituzioni musicali stanno cominciando a considerare?

Le filosofie circa lo streaming sono molte; personalmente lo vedo come un ottimo strumento di marketing che non sostituisce la forma di spettacolo dal vivo ma può essere un valido aiuto al fine di una migliore divulgazione e conoscenza;

Nell'ideare Alienati, come si è costituita la squadra di artefici e interpreti che svilupperà e realizzerà l'opera? Come hanno influito le diverse personalità coinvolte e come interagiscono?

Ha presente la favola della Lampada di Aladino? Ecco uguale. E’ stato come se una sera durante i primi giorni del lock down, mentre cenavo con mio marito divagando come sempre tra musica e teatro, si fosse materializzato il genio della lampada e mi avesse chiesto di esprimere un desiderio; solo che invece di esprimere un desiderio io l’ho realizzato per davvero … ho immaginato il mio cast ideale, il mio drammaturgo ideale il mio librettista ideale i miei compositori ideali ed il mio regista ideale, ho chiamato tutti uno per uno al telefono e tutti hanno detto …si, ci sto! E così è nata Alienati.

Centocinquant'anni fa per la prima volta un'opera veniva trasmessa al telefono (Proust fu contento, Verdi meno). Oggi, costretti in casa da emergenze planetarie, il mondo dell'opera si mobilita e cerca sempre nuove strade. Da organizzatrice, come vivi questo momento e come vedi il futuro dell'opera? Quali sono, secondo te, gli elementi insostituibili dell'opera e dello spettacolo dal vivo e, viceversa, le nuove prospettive più stimolanti?

Da organizzatrice teatrale vivo questo momento come stimolo da un verso, come drammatico problema dall’altro. Sono per natura una persona estremamente fantasiosa e proattiva quindi vivo ogni sfida ed ogni problema come straordinaria opportunità.

Il futuro dell’opera sta nella capacità di trovare il giusto equilibrio tra tradizione e contemporaneità, senza aver paura di utilizzare nuovi strumenti quali la digitalizzazione, la multimedialità e soprattutto la multidisciplinarità.

Gli elementi insostituibili dello spettacolo dal vivo sono la sua unicità poiché nessuna registrazione potrà mai riprodurre il rituale che si compie ad ogni alzata di sipario, mentre le nuove prospettive sono legate alla capacità di trovare nuovi modelli di spettacolo in grado di coinvolgere attivamente il pubblico.


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