L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Il Nabucco del bis

di Giuseppe Guggino

Già “montato” nei giorni del primo lock-down pandemico, senza però riuscire ad andare in scena, torna sulle tavole del palcoscenico del Massimo di Palermo il Nabucco verdiano con la regia “tradizionale” di Andrea Cigni. Buona la prova delle masse guidate da Francesco Lanzillotta e superba quella di Luca Tittoto impegnato come Zaccaria.

Palermo, 13 ottobre 2022 - A ridosso dell’ormai prossima inaugurazione della nuova stagione del Teatro Massimo di Palermo approda finalmente il Nabucco negato nel 2020, all’inizio della fase più restrittiva delle misure anticovid. Il recupero consente così di vedere lo spettacolo di Andrea Cigni che, sin dall’ingresso in scena del re assiro dal fondo scena in una sorta di carro scenico, sembra rifarsi a certi stilemi ronconiani applicati al teatro d’opera. Senza ricorrere a riscritture drammaturgiche e trasposizioni d’epoca, la vicenda è narrata in maniera piana, con una buona gestione anche delle masse e un palpabile lavoro sui personaggi. Certo, l’epoca dei fasti teatrali degli anni ’80 del secolo scorso è tramontata da un pezzo, per cui a Dario Gessati non rimane che utilizzare con intelligenza alcuni pannelli semoventi color antracite, con impressi caratteri aramaici in bronzo, mentre i costumi di Tommaso Lagattolla sono funzionali a differenziare i due popoli senza che l’occhio si soffermi troppo sul dettaglio. Nell’insieme spetta quindi al disegno luci molto ben curato di Fiammetta Baldiserri il compito di sottolineare suggestivamente gli snodi più cruciali e lavorare d’ombra laddove è conveniente così giocare, un po’ parallelamente al lavoro in buca di Francesco Lanzillotta che, con buona dose di pragmatismo, opta per un’agogica sempre scorrevole, ottenendo buona compattezza da parte della compagine orchestrale, ancorché perfettibile nel dettaglio.

Il Coro istruito da Salvatore Punturo appare consapevole del peso peculiare che esso riveste nella terza opera verdiana, né difetta di impegno e generosità, concedendo il bis di “Va, pensiero”, dopo qualche sparuta richiesta.

Conquistano il favore del numeroso pubblico della Prima tanto l’Abigaille di Ewa Płonka quanto il Nabucco di Roman Burdenko, probabilmente in virtù della capacità di passare l’orchestra senza particolari problemi. Entrambi, però non risultano pienamente convincenti, oltre che sul piano dei decibel. La caratura della voce della prima pare infatti non appartenere propriamente alla categoria del soprano drammatico, riuscendo sì tagliente nel registro acuto, ma risolvendo il grave con una sorta di emissione eterodossa che potrebbe dirsi à la Gruberova in analoga tessitura, mentre il secondo, seppur molto corretto nell’insieme, soffre dello strumento timbricamente avaro di sfumature, per non dire legnoso, sicché la parabola che percorre il personaggio nello sviluppo dell’opera ne riesce – a conti fatti – appiattita su una lineare monocorde realizzazione.

Sorvolando sull’Ismaele di Vincenzo Costanzo, il cui assetto tecnico pare ancora in via assestamento verso un livello di canto professionale, oltre i comprimari Luciano Roberti (Gran sacerdote), Blagoj Nacoski (Abdallo) ed Elisabetta Zizzo (Anna), gli altri due solisti della distribuzione determinano un apprezzabile sollievo allo standard della serata.

Silvia Beltrami impegnata in Fenena è forte di un’amministrazione omogenea su tutta la gamma e spiace davvero sia incappata in una piccola occasionale défaillance nel suo momento solistico nell’ultima parte dell’opera, altrimenti perfetto, come del resto tutta la sua prova. Infine Luca Tittoto quale superbo Zaccaria merita un discorso a sé, tanto accurato è lo scavo sulla parola verdiana che il basso genovese riesce a conseguire, forte di uno strumento dalla pasta di prim’ordine, esteso, omogeneo, saldo, autorevole; sicché, senza fare torto ad un Coro del Massimo in serata decisamente convincente, e volendosi proprio concedere un bis, si sarebbe indubbiamente preferito quello del Coro d’introduzione con la sortita di Zaccaria. Se non altro il bis in Nabucco avrebbe fatto notizia.

 

 

 
 
 

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