L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

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Giovanna e Renata

L'estasi mistica e l'estasi erotica come prossime e contigue, e di conseguenza in conflitto inconciliabile, si risolvono in Giovanna in una tormentata negazione della parte di sé che è identificata con il peccato, ma anche con la debolezza e le costrizioni della condizione femminile. Lo stesso conflitto fondamentale è alla base della psicologia della protagonista di un'opera apparentemente lontanissima da quella verdiana: L'angelo di fuoco di Prokof'ev. Qui la protagonista Renata tenta una conciliazione fra le sue pulsioni religiose e sensuali, là dove, con l'adolescenza, le è parso naturale desiderare di coronare l'apparizione di Madiel' e l'anelito a Dio e alla santità, anche attraverso pratiche autolesionistiche, con la forma più completa d'amore, di cui rifiuta caparbiamente di riconoscere alcunché di peccaminoso. Tuttavia rinnega qualsiasi forma d'amore fisico terreno, negandosi con ostinazione inflessibile a Ruprecht – che dopo il tentativo di violenza già al primo incontro, resta avvinto in questa forzata castità sadomasochista – ma concedendosi a Heinrick nel momento in cui riconosce in lui l'incarnazione di Madiel', tornato da lei. L'idea che l'amante non fosse che un comune mortale ben lieto di godere dei suoi favori ma, infine, insofferente di fronte alle sue ossessioni religiose non sembra sfiorarla finché, come Ermione con Oreste in Racine e Rossini, non comanda al devoto Ruprecht di vendicarla uccidendo l'amato e, subito dopo, se ne pente. L'omicidio è sventato, ma a rischio della vita del sicario innamorato e qualunque conciliazione amorosa fra i due, anche nel momento in cui Renata dichiara la sua disponibilità a una relazione terrena, è resa impossibile dalla dimensione soprannaturale: le “voci” subentrano a convincere l'uomo alla fuga, come se l'inconscio di Renata la difendesse dalla sua volontà, o come ennesima persecuzione demoniaca. L'atteggiamento di Prokof'ev pare essere di ironico e scientifico distacco, ma di fatto ciò amplifica l'ambiguità della situazione: Renata è una folle o una visionaria? Madiel' una creatura immaginaria, angelica o demoniaca? E il brulicare di oscure presenze che, dalla prima apparizione della donna, permea la scena è un'illusione? Che rapporto ha con Renata? Certo è che Prokof'ev caratterizza fortemente, in partitura, la dimensione parallela che con e attraverso Renata si manifesta. L'angosciante ostinato ritmico si presenta come una sorta di personaggio immateriale al pari della mimesis degli spiriti verdiani, con i quali condivide il carattere di ambiguo perno della partitura.

Parlare di legame consapevole o svincolare deliberatamente Verdi dal suo tempo sarebbe un azzardo controproducente, ma certo si può affermare che la Giovanna d'Arco, con le sue scelte ardite in un'emancipazione del brutto funzionale al dramma, arriva a costituire una delle più fini intuizioni psicologiche dell'autore di Macbeth e Otello, un esperimento suggestivo di opera impostata sulla focalizzazione interna, per di più di una mente decisamente borderline, con esiti paragonabili a lavori e riflessioni novecenteschi. [segue]


 

 

 
 
 

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