L’Ape musicale

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milano, teatro alla scala

 

LA SCALA, UNA GRANDE STORIA CHE PARLA AL PRESENTE

Riccardo Chailly

Direttore musicale

La Stagione che si apre segna alcuni snodi importanti nella linea artistica di valorizzazione del repertorio italiano nella sua interezza che abbiamo intrapreso nella convinzione che al Teatro alla Scala spetti un ruolo di grande responsabilità nel difendere e promuovere il nostro patrimonio nazionale, spesso limitato ai soli titoli principali.

L’apertura della Stagione con Andrea Chénier nel centocinquantenario della nascita di Umberto Giordano riporta alla ribalta del 7 dicembre un titolo del repertorio verista. Non accadeva dal 1963, quando Gianandrea Gavazzeni diresse Cavalleria rusticana e L’amico Fritz per il centenario di Pietro Mascagni. Eseguire oggi quest’opera nata alla Scala e imprescindibile nello sviluppo del teatro musicale italiano non significa solo onorare un anniversario ma intraprendere un percorso storico ed esecutivo per riappropriarci delle radici della nostra identità, come conferma il ritorno in Stagione anche di Francesca da Rimini di Riccardo Zandonai.

All’impegno per la valorizzazione del Verismo corrisponde un lavoro altrettanto importante sul repertorio del primo Ottocento. Con Don Pasquale dirigerò per la prima volta alla Scala un titolo di Gaetano Donizetti, autore tra i più importanti e sfaccettati del nostro Ottocento. Nel 2018 ricorre il centocinquantenario della scomparsa di Gioachino Rossini, compositore tra i massimi dell’Ottocento europeo di cui abbiamo recentemente riportato alla Scala La gazza ladra. Lo ricorderemo con la Messa per Rossini, una pagina nata per espresso desiderio di Giuseppe Verdi che volle celebrare questo grande autore con una imponente architettura musicale cui parteciparono tredici compositori tra i più rappresentativi dell’epoca. La progettata esecuzione in San Petronio a Bologna nel 1869 nel primo anniversario della morte di Rossini non poté aver luogo e la Messa non fu più ripresa; quella alla Scala sarà la prima esecuzione in Italia con complessi sinfonico-corali italiani.

Questo lavoro sul grande patrimonio storico del nostro Teatro è pensato e attuato in stretta sintonia con i complessi artistici scaligeri, che sentono il rapporto con la tradizione italiana come una componente fondamentale della loro identità. Il mio percorso con questi musicisti, iniziato nel 1978 quando Claudio Abbado che era allora Direttore artistico mi invitò a dirigere I masnadieri di Verdi nell’anno del bicentenario del Teatro, raggiunge ormai le quattro decadi: un viaggio artistico e umano che tra le mura del Piermarini ha spaziato tra autori diversi, a testimonianza della versatilità dei musicisti scaligeri, e all’estero ha toccato le città di tre continenti. Oggi al mio impegno personale si affiancano nuovi progetti quali il progetto barocco dell’orchestra che giunge al terzo anno, in un contesto di pluralismo artistico che permette alla Scala di arricchirsi della presenza dei maggiori direttori internazionali. Un elemento di particolare rilievo è l’autorevolezza del Teatro alla Scala nel panorama della musica contemporanea: un’atmosfera di grande attesa circonda le novità di Salvatore Sciarrino nel 2017 e di György Kurtág nel 2018.

Priorità del Teatro e mia personale è preservare e sviluppare la qualità dei complessi musicali e insieme garantire loro un’adeguata visibilità nazionale e internazionale. Questo il senso delle tournée con cui abbiamo riportato l’Orchestra e tutti i complessi del Teatro nei maggiori Festival e teatri del mondo ma anche dell’attività discografica che ha ripreso con ritmo costante con la DECCA di Londra e della rinnovata collaborazione con la RAI, che ha permesso a centinaia di migliaia di italiani di seguire gli appuntamenti principali della nostra Stagione.

La Scala che vogliamo è una Scala aperta, in continuo dialogo con la città. Per questo abbiamo promosso prove aperte, conferenze, incontri con gli studenti affinché ogni titolo possa essere un’occasione di scoperta, approfondimento, condivisione. 


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