AIDA di Giuseppe Verdi
Il secondo titolo verdiano della stagione è Aida, opera drammatica in quattro atti su libretto di Antonio Ghislanzoni, andata in scena al Cairo, per inaugurare l’impresa ciclopica dell’apertura del Canale di Suez e, al contempo, celebrare il nuovo teatro della capitale egiziana, inaugurato con Rigoletto un paio di anni prima. Correva l’anno 1871. Pochi mesi dopo, l’opera ebbe anche una prima italiana, al Teatro alla Scala di Milano (1872). Della vicenda di Aida, schiava etiope innamorata del condottiero “nemico”, a Verdi non interessava l’elemento esotico/etnico, ma l’intimo dramma umano, il conflitto tra sentimenti privati e doveri pubblici, tra l’amore passionale e l’amore di patria. Fu anche il terreno per sperimentare nuove forme derivate dal modello francese del grand opéra. Aida è un “colossal”, un’opera spettacolare, esaltata dall’esteso impiego di danze e cori, dalla celebre scena del trionfo e da una orchestrazione robusta. Se si pensa a questo titolo, solitamente lo si immagina per le grandi rappresentazioni all’aperto, all’Arena di Verona o alle Terme di Caracalla. Eppure Aida è soprattutto la storia di un dramma privato, che investiga – come solo Verdi sa fare – i conflitti interiori e l’introspezione psicologica dei protagonisti Aida, Amneris e Radames. Ed è proprio questa dimensione intima, privata, dei tre personaggi, così amati dal grande pubblico, che l’allestimento di OperaLombardia mette in evidenza. Per la prima volta nei teatri di tradizione lombardi, Aida porta la firma di uno dei più grandi registi d’opera (e di cinema) del mondo, Franco Zeffirelli. Una Aida, in cui i limiti di spazio e di risorse diventano un’opportunità creativa per sondare altri terreni: lo scavo psicologico dei personaggi tocca le corde più intense; scene e costumi minuziosi e quasi da videogame realistico.
L’opera sarà ripresa da Stefano Trespidi e diretta da Francesco Cilluffo, ben noto al pubblico di OperaLombardia per i numerosi inviti delle scorse stagioni.
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Teatro Sociale di Como
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