Le strade di Amadé
di Roberta Pedrotti
La rassegna Mozart@Padova 2023 dell'Orchestra di Padova e del Veneto si è aperta con una serata a scopo benefico dedicata ai viaggi italiani del giovane salisburghese. Sul podio Jonathan Santagada, soprano Giulia Bolcato, narratore Sandro Cappelletto.
PADOVA, 1 marzo 2023 - Padova, il teatro si chiama Verdi, lambisce piazzetta Lucia Valentini Terrani e stasera è tutto per Mozart. Il Mozart ragazzino che qui scrisse La Betulia liberata senza che mai fosse eseguita vivente l'autore.
Ci fa da Virgilio, dopo una breve apparizione di Massimiliano Mastroeni come Mozart in marsina e parrucca, Sandro Cappelletto, che di queste affabulazioni e drammaturgie è maestro. Quel che altri facilmente trasformerebbero in didascalia diventa narrazione avvincente per concatenare e illuminare pagine talvolta acerbe, talaltra quasi esercizi tecnici o, ancora, raggi abbaglianti dell'alba del genio. Un po' di cronaca, le voci dei documenti d'epoca, un po' di critica e storiografia, una spruzzata d'ironia, non una parola di troppo a intercalare i brani in programma. Che sono un florilegio dai trascorsi italiani di Amadé affacciato, oltre che alla carriera professionale, all'adolescenza. La musica vocale è esemplificata da tre arie che sintetizzano assai bene l'evoluzione da un linguaggio metastasiano già classico (“Quel nocchier che in gran procella” dalla Betulia liberata) a un gusto serio più aggiornato nel versante patetico e drammatico (“Dalla sponda tenebrosa” da Lucio Silla) fino a quel capolavoro perfetto per maestà virtuosa, nobile recitativo, ispirazione cantabile e brillante esultanza che è il mottetto Exsultate, jubilate. Li intona Giulia Bolcato, con emissione ben proiettata, lucente e penetrante, ma pure duttile e morbida. Su questa buona base, si può solo consigliare al giovane soprano di rifinire il trillo – già impostato in maniera stilisticamente corretta ma non ancora sgranato come potrebbe. Nel Mottetto, il contrasto fra lo smalto della voce e il controcanto quasi in sordina dell'orchestra sortisce in “Tu virginum corona” un effetto interessante, mentre purtroppo è proprio quella mancanza di brillantezza strumentale (e una certa latitanza dei fiati) a bagnare le polveri dell'“Alleluia”, che invece dovrebbe esplodere per contrasto con l'Andante che lo precede.
In effetti, l'Orchestra di Padova e del Veneto sembra aver introiettata e scontare l'idea inveterata che per questo repertorio sia preferibile un suono alleggerito fino a divenire esangue, come se Mozart non esigesse corpo e colori. Concezioni difficili da sradicare, pare, forse per reazione alle ridondanze di un gusto passato e alle tentazioni di altri stili. Sul podio, ad ogni modo, Jonathan Santagada si prodiga per una condotta fluida e ragionevole di dinamiche e tempi, agili nelle pagine strumentali (l'Ouverture della Betulia liberata, la Sinfonia n. 10 in sol maggiore k 74 e la Sinfonia in re maggiore k 196 + 121), in buona sintonia con l'articolazione del canto e della parola.
Il pubblico applaude caldamente, anche se purtroppo non è numerosissimo: spiace per il giovane Amadé, per gli artisti ma anche per la nobile causa che si lega a questa serata inaugurale del ciclo Mozart @ Padova dell'Orchestra di Padova e del Veneto, il progetto Un pasto solidale, un pasto sospeso promosso dal Lions Club.
Sotto una pioggerellina intermittente e stizzosa, spentesi le note di Mozart, lasciamo il Verdi, imbocchiamo piazzetta Valentini Terrani e quindi il dedalo di portici e viuzze, gli stessi percorsi, oltre duecentocinquant'anni fa, da Leopold e dal figlio, Joannes Chrysostomus Wolfgangus Theophilus detto Wolfgang Amadeus o Amadé,
