L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Il ritmo dell’eros

 di Antonino Trotta

Tutto funziona alla perfezione in questo splendido duo: Xavier de Maistre e Lucero Tena si incontrano all’auditorium del Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino per l’appuntamento del MITO SettembreMusica dedicato alle danze spagnole.

Torino, 07 Settembre 2018 – Due strumenti così diversi, due talenti con percorsi così lontani. Potrebbe sembrare un pericoloso esperimento di chirurgia musicale, una perversione concertistica e commerciale, eppure tutto funziona alla perfezione in questo splendido duo. Non si tratta tuttavia di un rapporto occasionale, il sodalizio artistico tra la stella internazionale dell’arpa e la leggenda vivente delle nacchere è lungo e consolidato. Un’incisione discografica per SONY Classical e un ampio rodaggio sui palcoscenici più blasonati d’Europa hanno arricchito l’alchimia del magico connubio: Xavier de Maistre e Lucero Tena si incontrano all’auditorium del Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino per l’appuntamento del MITO SettembreMusica dedicato alle danze spagnole.

In un’ottica quasi nazionalistica – con solo una virata in Francia nella seconda parte – e attingendo linfa all’opulenta tradizione folkloristica spagnola, ove la danza prende vita grazie ai passi della ciaccona, della sarabanda, dal fandango e del flamenco, il concerto si articola in un florilegio di opere dal sapore squisitamente latineggiante. L’arpa è uno strumento ammaliatore e nelle elegiache Viejo Zortzico di Jesús Guridi e Recuerdos de Alhambra di Francisco Tárrega, eseguita tutta in piano, Xavier de Maistre sa evocare atmosfere nostalgiche di estatico abbandono. Il controllo dello strumento è totale, tanto nella tavolozza di colori dispiegata quanto nel ventaglio di dinamiche apprezzate nel corso dell’esecuzione; il canto, sempre ben pronunciato, emerge nitido anche dalla liquidità degli arpeggi. Nei lavori di Isaac Albéniz – Torre Bermaja, Granada, Zaragoza e Asturias – il forbito fraseggio descrive un ulteriore punto di interesse al di là alla pura suggestione timbrica, indiscusso punto di forza nelle esoteriche pennellate delle impressionistiche Pluie à Auvers e Paysage provençal di Richard Dubugnon (prima esecuzione italiana). Le nacchere di Lucero Tena fanno da contraltare all’intera narrazione, non solo nei brani di estrazione popolare: il gioco speculare si rivela estremamente seduttivo anche nel brillante contrappunto delle Sonate in re maggiore op. 13 (Mateo Antonio Pérez de Albéniz) e no. 84 (Antonio Soler). Sebbene le nacchere producano solamente due suoni differenti, Lucero Tena sa declinare questo strumento in una miriade di forme sfaccettate. Alla spiccata musicalità, tradotta in raffinate invenzioni ritmiche e parsimonia negli interventi, fanno testa un’innata sensualità, ereditata direttamente dalla danza, e una carica carismatica da assoluta primadonna. E se nell’Andaluza di Enrique Granados colpiscono le sfumature dinamiche di uno strumento così onesto, la Danza Spagnola no. 1 di Manuel de Falla, cavallo di battaglia della Tena, è una vera e propria esplosione di trascinante erotismo.

Interminabili applausi, due bis – La Boda de Luis Alonso di Geronimo Gimenez e la Senerata española da le Impresiones de España di Joaquin Malats – e la consapevolezza di lasciarsi alle spalle una serata unica nel suo genere.


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