L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Memoria di una stella

di Michele Olivieri

Successo confermato per la terza serata istituita da Manuel Legris e dalla Scala in omaggio a Carla Fracci. Una tappa fondamentale nel repertorio classico-storico del balletto con ospiti di primo piano e una nutrita presenza dei nuovi linguaggi contemporanei.

MILANO, 19 aprile 2024 - L’emozione si è riproposta in tutta la sua bellezza al Teatro alla Scala per la terza edizione del Gala Fracci. Alla vigilia è giunta la splendida notizia che il Sovrintendente Dominique Meyer, il Direttore del Corpo di Ballo Manuel Legris insieme all’étoile Nicoletta Manni, ai Maîtres de Ballet e al Corpo di Ballo hanno intitolato a Carla Fracci la nuova sala ballo della torre di via Verdi.

La serata d’onore è stata istituita nel 2022 da Manuel Legris per celebrare “la prima ballerina assoluta”, scomparsa il 27 maggio 2021, ed il suo impagabile percorso artistico. Un evento che di anno in anno assume sempre più un fascino straordinario a rinnovare lo storico legame tra il Piermarini e la divina, nonché tra la sua illustre cittadina e Milano, che le ha tributato l’onore più alto: essere la prima donna tumulata al Famedio del cimitero Monumentale, insieme ad Alessandro Manzoni, Carlo Cattaneo, Bruno Munari, Carlo Forlanini, Salvatore Quasimodo, Luca Beltrami e Leo Valiani, per aver lasciato una traccia indelebile della storia italiana nel mondo. Un altro riconoscimento era giunto alla Fracci dalla sua Milano anche con l’istituzione dello speciale tram biancodedicatole che circola sui binari della linea 1, la stessa cui lavorava il suo papà, Luigi, che da come raccontano le cronache dell’epoca scampanellava ogni volta che passava davanti alla Scala per salutare idealmente la figlia, prima mentre era allieva della Scuola (quando ancora si trovava in teatro) e poi mentre calcava il palcoscenico scalando in breve tempo la gerarchia. Basti pensare al suo passo d’addio, in cui ,licenzianda dalla Scuola di Ballo, fu scelta per interpretare il balletto Le Spectre de la rose di Michel Fokine dopo La Sonnambula di Vincenzo Bellini per la regia di Luchino Visconti con Maria Callas.

Il pubblico è accorso in massa alla Scala regalando – come nelle precedenti edizioni – il tutto esaurito e restituendo un teatro gremito in ogni dove. Fin dall’ingresso era palpabile la partecipazione degli spettatori e nel corso delle oltre tre ore di programma il coinvolgimento dei ballerini ha fatto breccia per la piena consapevolezza di calcare le scene per lei e spiritualmente con lei, con uno sguardo che si apre al nuovo e alla creatività contemporanea. Ciò a riprova della sua arte e della sua figura che fanno parte a pieno titolo della storia della danza e della cultura.

Protagonisti il Corpo di Ballo, i Primi ballerini, i Solisti, la nuova étoile Nicoletta Manni e ospiti internazionali come le stelle del Royal Ballet Marianela Nuñez e Vadim Muntagirov, i primi ballerini del Dutch National Ballet Olga Smirnova e Jacopo Tissi, l’étoile dei due mondi Roberto Bolle, e l’Orchestra del Teatro alla Scala diretta da David Coleman. Sette titoli nel primo tempo e cinque nel secondo che hanno ripercorso la contemporaneità della disciplina (grazie alle nuove estetiche coreografiche del nostro tempo) ma soprattutto il repertorio classico romantico intersecandolo con quello della Fracci, che ha lasciato in eredità il suo temperamento votato tra passato e modernità. Presenti in platea Luciana Savignano, Manuel Legris, Anna Maria Prina, Luisa Spinatelli, Gheorghe Iancu (lo storico e indimenticato compagno artistico della Fracci), Frédéric Olivieri, Paola Vismara, Anna Maria Grossi, Daniele Cipriani, Gerardo Porcelluzzi, il Sovrintendente Dominique Meyer e numerosi altri protagonisti scaligeri, oltre ad un folto numero di addetti ai lavori e numerose presenze stranieri tra gli spettatori.

Ogni brano è stato annunciato da uno schermo a tutta scena con evocative fotografie di repertorio della Fracci e un breve ma intenso filmato illustrativo delle odierne prove in sala danza (scene riprese da Vito Lorusso, direttore dell’allestimento scenico Franco Malgrane). Ad aprire le cerimonie non poteva mancare Il lago dei cigni di Pëtr Il’ič Čajkovskij nella versione coreografica di Nureyev da Marius Petipa e Lev Ivanov con un estratto dall’atto secondo che la Fracci danzò proprio insieme a Nureyev nel 1973. La geometrica architettura accademica ha fatto da sfondo per i virtuosismi di Maria Celeste Losa e Timofej Andrijashenko con i solisti e il corpo di ballo. A seguire Arbakkin su musica di Òlafour Arnalds e coreografia di Simone Valastro con gli espressivi interpreti Antonella Albano e Massimo Garon capaci di catturare la profondità e la passione dell’animo. Immancabile il passo a due dal secondo atto de La Sylphide di August Bournonville che ha restituito quella perfetta idea commisurata al sentimento sotto forma di sogno: Vittoria Valerio è stata l’ideale e connotata creatura evanescente tipica del “ballet blanc” mentre Claudio Coviello (in splendida forma grazie a leggerezza e forte tecnicismo) il James che si innamora di lei. Quarta coreografia in scaletta, Luce di Andrea Crescenzi sul brano The Light di Philip Glass che ha inaugurato in prima assoluta il Salone del Mobile 2023. Creazione tra le più belle della serata, per teatralità, interpretazione (gli ottimi Linda Giubelli, Navrin Turnbull, Domenico Di Cristo) dove la luce diventasimbolo di dimensioni superiori, trascendenti, imprimendo ciò a cui la ragione umana tende. La coreografia ben intessuta ha permesso di vivere la danza non passivamente ma in tutta la sua maestosità e, perché no, nella sua misteriosità androgina. Si è poi tornati al grande repertorio con Marius Petipa nel Grand pas de deux dal terzo atto della Bella addormentata ballato da Marianela Núñez e Vadim Muntagirov (entrambi un miracolo dell’arte). Questo è stato il momento dell’apoteosi, sia in termini di perfezione tecnica sia in quelli di consensi e ammirazione. A seguire un titolo tra i più attesi, La Luna di Maurice Béjart sull’Adagio del Concerto per violino n.2 in mi maggiore di Johann Sebastian Bach, incantevole assolo creato nel 1976 dal direttore del Ballet du XXe siècle per Luciana Savignano che in questa occasione lo ha insegnato e rimontato per la nuova stella Nicoletta Manni con al violino Laura Marzadori e al clavicembalo Takahiro Yoshikawa. La Luna non brilla di luce propria ma riflette la luce del Sole e in questo pezzo grazie all’importanza del gesto; la luminescenza viene trasmessa con l’ispirata mestizia che traspare dalla solitudine di chi ne soffre e al contempo dalla dirompente femminilità. La Savignano al termine dell’esibizione è stata accolta dalla Manni in proscenio tra le ovazioni del teatro, senza mai perdere il suo intrinseco potere carismatico. A chiudere il primo tempo un estratto da Paquita di Petipa in omaggio all’età d’oro del balletto classico. Il divertissment con l’Adagio e la Coda ha visto protagonisti i primi ballerini Martina Arduino e Marco Agostino attorniati dai solisti e dal Corpo di Ballo per una serie di variazioni virtuosistiche, ciascuna progettata per un effetto visivo ottimale.

Ad aprire la seconda parte Donizetti Pas de Deux, una creazione mai vista alla Scala, nata nel 2011 dall’estro del direttore Manuel Legris, su musica del compositore bergamasco, con interpreti Alice Mariani e Nicola Del Freo al meglio della loro maturità e preparazione. Si è poi visto il terzo quadro del primo atto del Pipistrello di Roland Petit con la supervisione coreografica di Luigi Bonino su musica di Johann Strauss figlio. Interpreti la prima ballerina Virna Toppi, il solista Christian Fagetti e Luana Saullo. Un divertente e raffinato estratto dove il gioco scenico ruota attorno ai bizzarri protagonisti che hanno ben acquisito “lo stile Petit” mostrando personalità e chiarezza gestuale. Non poteva mancare una coreografia di George Balanchine, il Pas de Deux da Diamonds su musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij che ha restituito il rigore e la disciplina della Scuola russa di Balletto Imperiale, con i principal dancer Olga Smirnova e Jacopo Tissi. Lo splendido adagio mostra la linea perfetta e la costante esatta posizione del corpo nello spazio. I due primi ballerini hanno dato prova del loro controllo nei minimi dettagli, anche dei più piccoli cambiamenti che all’occhio meno esperto non sono visibili, ma che invece risultano evidenti a chi ha fatto della danza la propria passione dimostrando un punto di forza e di crescita personale. L’attesa esibizione di Roberto Bolle ha scatenato i cellulari e le sue numerose ammiratrici con In Your Black Eyes, brano di Ezio Bosso. Assolo firmato da Patrick de Bana che in oltre dieci minuti cattura il pubblico trasmettendogli la sofferenza e la difficoltà di chi non riesce più a controllare e a domare il proprio corpo, come malauguratamente successe al compositore scomparso nel 2020. A chiudere la lunga serata la Coppélia firmata da Alexei Ratmansky che ha inaugurato con successo la corrente stagione di Balletto scaligera. Dall’atto terzo Nicoletta Manni, Timofej Andrijashenko, gli allievi della Scuola di ballo diretti da Frédéric Olivieri (significativa la loro presenza nel sottolineare dove tutto ebbe inizio per la Fracci) e i solisti e gli artisti del Corpo di Ballo. In scena l’estratto del passo a due e il gran finale con i festeggiamenti nuziali di Swanilda e Franz.

In chiusura entusiastiche ovazioni per tutti gli interpreti alla ribalta, mentre sul fondale campeggiava una maiestatica immagine di Carla Fracci verso cui gli artisti hanno tributato il loro inchino, tra le acclamazioni festose del pubblico, rigorosamente in standing ovation. Negli applausi è doveroso includere il direttore David Coleman, la maître principale Laura Contardi, i maîtres Lara Montanaro e Massimo Murru, il primo ballerino e maître sulla produzione Antonino Sutera, il professeur ospite Alejandro Parente e il coordinatore del corpo di ballo Marco Berrichillo.

La sobrietà della Scala, nel pieno rispetto della tradizione e dei canoni coreutici dell’oggi non ha eguali, e la conferma ne è stata questa terza edizione del Gala Fracci.

Michele Olivieri


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