L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Otello, technicolor e cinemascope

 di Andrea R. G. Pedrotti

 

G. Verdi

Otello

Botha,Fleming, Struckmann

The Metropolitan Opera Orchestra Chorus and Ballet

direttore Semyon Bychkov

regia originale Elijah Moshinsky

New York, 2012

0440 074 3892 3 Blu-ray DECCA 2015

60i DH 0440 074 3862 6 DVD Video NTSC DH DECCA 2015

Filmed live in High Definition

A Metropolitan Opera High-Definition Production

Nuova uscita Decca e spettacolo nuovamente eternato dalla Metropolitan Opera House di New York. Otello di Giuseppe Verdi è la produzione che questo nuovo DVD porta nelle case di chi non abbia avuto sorte di recarsi nella celebre sala statunitense. Una messa in scena classica che pone in risalto la buona qualità delle maestranze locali, ma desta qualche perplessità riguardo la scelta della compagnia di canto.

Molto cinematografica l'introduzione, che precede la visione dell'opera vera e propria, con una presentazione del cast nel pieno stile dei maggiori kolossal hollywoodiani. Per il resto riscontriamo poca attinenza storica nell'impatto visivo: i soldati di stanza a Cipro hanno cotumi tipici di un '500 spagnolo, con elmi più consoni a dei conquistadores iberici, piuttosto che a dei coloni veneziani, con gorgiere e sbuffi ai pantaloni. La scena ha un impianto fisso (a eccezione del primo quadro) caratterizzato da un colonnato marmoreo prospettico che aiuta a sottolineare la profondità del palco, mentre gli elementi centrali sono mutevoli, dal diabolico brindisi di Jago, sino al tragico epilogo, con la sventurata consorte del moro a spirare presso le purpuree coltri del talamo nuziale. Costumi, e colori degli stessi, indossati dai solisti della compagnia sono cinematografici al pari dell'introduzione del DVD medesimo. In particolare la veste di Desdemona rammenta con decisione le pellicole d'oltreoceano degli anni '50 del XX secolo, o forse le simpatiche copie dell'industria cinematografica nostrana. I movimenti coreografici, specialmente in principio dell'opera, e, più in generale, quelli delle masse sono certamente eseguiti con buona scelta di tempi, ma drammaturgicamente molto poco attinenti alla tragedia rappresentata. Qualche barcollare, qualche girotondo e qualche controscena di troppo, figlia del gusto che, talvolta, porta gli impianti registici anglosassoni - specialmente di Germania e Usa, facendo salve Austria e Gran Bretagna - a fraintendere il gusto dell'opera italiana, trasformandolo in un'espressione eccessivamente caricaturale. In questo caso la cosa è stata sfiorata, senza scadere in produzioni pesantemente deficitarie, sotto l'aspetto visivo, come Il Trovatore berlinese, che recensimmo su questa stessa testata [leggi]. Molto curati i duelli, affidati ad abili maestri d'armi.

Poco convincente la compagni di canto, a partire dall'Otello di Johan Botha, poco espressivo e mobile in scena. Il fraseggio non è entusiasmante. Sebbene appaia sempre piuttosto manierato, ma in questo vediamo la mano del regista, il tenore offre il meglio di sé nel quarto atto, con alcuni accenti più convincenti rispetto alle pagine precedenti.

Anche lo Jago di Falk Struckmann risulta niente affatto entusiasmante, con alcuni portamenti eccessivi, un'emissione poco raffinata e per nulla viscidamente insolente, nel sottolineare la congiurante crudeltà di Jago.

Renée Fleming resta un idolo per il pubblico del Metropolitan, anche se l'atteggiamento tenuto in scena ha perso molto dell'antico carisma, ormai datato, evocando, nell'immagine che viene a formarsi nella mente dello spettatore dell'opera in DVD, una diva cinematografica della medesima epoca dei costumi di cui abbiamo parlato sopra. Certamente la sua appare un'espressione che maggiormente si appropinqua a un museo delle cere. Poca partecipazione dell'anima e molta figura, ma una figura statica, quasi ricostruita. La resa vocale è discreta, ma soffre delle medesime pecche che riscontriamo visivamente. È sempre bene ricordare che il teatro e l'arte in generale sono spettacolo vivo e partecipato, altrimenti si scade nel presepe e questo rischia di spegnerne sia la vitalità, sia la forza comunicativa. Ovviamente questa è stata l'impressione offerta dal tradimento di una registrazione e non possiamo sapere quale fosse l'effetto teatrale.

Molto male anche il Cassio di Michael Fabiano, con un apprezzabile squillo, ma nella disfida fra teatro e musica, che in lui non paiono alleati, la poca abilità attoriale, ancora una volta piuttosto manierata e senza aver il fascino storico della Fleming, rende la prova interamente deficitaria. Poca freschezza e insolenza anche nel terzetto “Vieni, l'aula è deserta!”.

Completavano il cast il poco efficace Roderigo di Eduardo Valdes, il Montano di Stephen Gaertner, l'Emilia di Renée Tatum, l'araldo di Luthando Qave e il Lodovico del grande veterano James Morris.

Positiva la bella concertazione Semyon Bychkov, che coglie bene lo spirito del melodramma nelle sue molteplici sfaccettature, molto abile nel rendere sia i tratti più vigorosi della partitura, sia quelli più intimi nei rapporti fra i varii personaggi.

Parimenti al direttore d'orchestra, sottolineiamo la bella prova del coro, sotto la guida, come al solito, del maestro Donald Palumbo.

Creatore dell'allestimento era Elijah Moshinsky, mentre la ripresa era affidata a David Kneuss, le scene si devono a Michael Yeargan, i costumi a Peter J. Hall, le luci a Duane Schuller e la coreografia a Eleanor Fazan. Fra gli altri ricordiamo l'insegnante di dizione italiana, Hemdi Kfir e il dramaturg Paul Cremo.

Al solito rammentiamo la bella idea di proporre delle interviste agli interpreti principali, mentre ci lagnamo dell'assenza dei sottotitoli in italiano, specialmente specialmente se i versi sono di un artista del calibro diArrigo Boito.

Per quel che riguarda la produzione del filmato, regista era Barbara Willis Sweete, produttore musicale Jay David Saks, supervisori alla produzione Mia Bongiovanni e Elena Park, produttori Louisa Briccetti e Victoria Warivonchik, mentre il produttore esecutivo era Peter Gelb. Interviste, come sempre affidate a un'artista, che, in questo caso era Sandra Radvanovsky.

La registrazione è del 27 ottobre 2012.


 

 

 
 
 

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