L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

I poeti del nostro tempo

di Alberto Ponti

Un classico e un contemporaneo per il primo concerto torinese dell’anno del direttore emerito dell’Orchestra Sinfonica Nazionale, Fabio Luisi.

Torino, 10 febbraio 2022 - Il ritratto memorabile e insuperato di Gabriele Baldini lo diede la moglie Natalia Ginzburg in ‘Lui e io’, in chiusura della prima parte di quel capolavoro che è Le piccole virtù: ‘Lui ha sempre caldo; io sempre freddo… Lui ama il teatro, la pittura, e la musica: soprattutto la musica. Io non capisco niente di musica, m’importa molto poco della pittura, e m’annoio a teatro. Amo e capisco una cosa sola al mondo, ed è la poesia… Siccome conosce dei direttori d’orchestra, dei cantanti, gli piace andare, dopo lo spettacolo, a congratularsi con loro. Lo seguo per i lunghi corridoi che portano ai camerini dei cantanti, lo ascolto parlare con persone vestite da cardinali e da re…’. Il pezzo sarebbe tutto da leggere e da commentare ma ci porterebbe via troppo tempo. Ci limitiamo alla piccola citazione di argomenti musicali per far capire quanto essenziale fosse la musica all’interno della parabola esistenziale di uno studioso e critico della letteratura come Baldini. Non stupisce che Riccardo Panfili, compositore colto e intelligente, abbia tratto suggestioni da uno dei suoi testi più noti su Giuseppe Verdi (Abitare la battaglia) per l’omonimo brano sinfonico la cui versione riveduta è stata presentata in prèmiere assoluta da Fabio Luisi, giovedì 10 febbraio, al suo ritorno sul podio dell’Orchestra Sinfonica Nazionale.

Non conosco la prima versione dell’opera, già diretta dallo stesso Luisi, che ne è anche dedicatario, nel 2017 al Maggio Musicale Fiorentino ma la seconda, che l’autore definisce quasi un pezzo diverso, è destinata a colpire al primo ascolto. Al suo interno, un linguaggio eclettico e ancorato alla grande tradizione del Novecento (pare infatti, qua e là, di avvertire impasti sonori stravinskiani, armonie alla Debussy, un senso del suono nello spazio alla Varèse) è rivissuto con un dominio del tempo e della struttura narrativa essenziale e personale. A grandi linee, l’opera pare inserirsi in uno schema ABABA dove a ritornare non sono tanto rimandi tematici, pure presenti, per quanto l’orecchio può percepire senza partitura, e coniugati con sapidità timbrica, quanto le atmosfere. Si passa dalla solennità estatica dell’esordio al successivo scatenarsi imponente della massa orchestrale (con indicazione ‘Selvaggio’) per rientrare in una sorta di quiete apparente prima di essere nuovamente ghermiti da un’impressionante onda tellurica degli ottoni e riprecipitare nell’inquietudine sussurrata e misteriosa di sonorità assottigliate (‘Apocalittico’) dove le percussioni dialogano a distanza con la voce del violoncello. Panfili, per quanto disponga di una tecnica raffinata, non desidera erigere una costruzione intellettuale o dimostrare una tesi, è un musicista-poeta come Schweitzer disse di Bach, si ispira alla ‘battaglia’ baldiniana per parlare al pubblico con un tono sincero e passionale che, lontano dall’apparire irruento o votato al facile effetto, costituisce un atout di innegabile valore nel mondo spesso autoreferenziale della musica contemporanea.

Il maestro Luisi asseconda alla perfezione le intenzioni del compositore con un’esecuzione tesa e vibrante ma nondimeno attenta al cesello e alla resa estetica del dettaglio, in cui nulla è lasciato al caso, conducendo un’orchestra mutevole e camaleontica capace di affrontare un arco amplissimo di temperie espressive.

Nonostante la scrittura storicizzata, una partitura altrettanto e forse più impegnativa, non fosse altro che per la durata, è la Sinfonia n. 4 in mi bemolle maggiore Romantica di Anton Bruckner (1824-1896). Qui si ha piuttosto la sensazione di assistere a un processo in divenire. Luisi, che sceglie la versione del 1878 con il nuovo finale del 1880, ha una visione in bilico tra il respiro monumentale del lavoro e la confessione intima messa a nudo da una delle sinfonie bruckneriane più inclini alla dimensione fantastica e sognante. Si riconosce fin dalle prime battute il suo desiderio di scavare a fondo nella musica, di non accettare soluzioni di comodo, di compiere un vero sforzo di penetrazione nel dettato bruckneriano. Il primo movimento, pur travagliato da un’ansia di dire, ci è parso quello meno riuscito nell’interpretazione: il suono era ottimo in ogni comparto, ottoni in testa, ma a mancare pareva la naturalezza del passaggio tra le voci, quasi l’orchestra fosse formata da blocchi contrapposti destinati ad affiancarsi, talvolta a cozzare tra loro, ma senza mai incrociarsi e amalgamarsi in un unico blocco. Eccellente invece, di livello assoluto, è stata la lettura dei tempi successivi, a cominciare dall’Andante quasi allegretto dove Luisi trova la chiave per aprire lo scrigno delle meraviglie: un fraseggio di raro nitore e pulizia traspare dai passi più delicati allo stesso modo che nelle esplosioni di sconvolgente potenza disseminate con sublime intuizione teatrale in un discorso rapinoso e avvincente che fugge dalla prima all’ultima nota senza la minima stanchezza. Nello Scherzo e nel Finale la scrittura maggiormente ardua e sovente addirittura virtuosistica delle prime parti premia il lavoro del direttore, che riesce a mettere insieme elementi sulla carta disparati (e almeno in questo Bruckner è diretto antesignano di Mahler) in una rappresentazione di magnifica coesione umana ed artistica, attualizzando la poesia dell’autore austriaco in un’ottica di sensibilità pressoché contemporanea. L’impronta di Luisi c’è e si vede e credo che la futura esplorazione di nuovi territori con questa orchestra porterà alla luce gemme preziose.

Applausi per tutti, compreso Riccardo Panfili in sala, in una serata lunga e impegnativa per i musicisti ma con l’esigente pubblico torinese, nei commenti all’uscita dell’auditorium Toscanini, concorde nel riconoscere la qualità dell’esito interpretativo.


 

 

 
 
 

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.