L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Suoni di gioia

di Roberta Pedrotti

L'Orchestra Filarmonica Marchigiana festeggia il nuovo anno con un bel programma dedicato alle atmosfere musicali sulle sponde del Danubio, fra csárdás e walzer.

FABRIANO, 5 gennaio 2024 - Cinque date nella prima settimana dell'anno, così la Filarmonica Marchigiana porta il suo augurio musicale attraverso la regione, a Fermo, Macerata, Jesi, Fabriano e Osimo. Il programma è quello tipico delle feste, che attira anche chi non è un assiduo frequentatore delle stagioni concertistiche, ma potrà ben diventarlo quando la qualità si presenta così, con un sorriso. In effetti, il primo piacere di queste serate è nelle espressioni gioiose del pubblico, nella promessa di felicità che per un attimo riesce a concretizzarsi sulle note della tradizione austroungarica. La sala si bea della melodia e si fa trascinare dal ritmo travolgente delle danze, applaude, canticchia, chiede il bis, né ci si può fermare al classico fuori programma della Marcia di Radetzky: anzi, a Fabriano ce ne saranno altri due, non solo la canzone di Silvia da Die Csárdásfürstin (La principessa della csárdás) di Kálmán, ma anche quella della Vilja dalla Lustige Witwe (La vedova allegra) di Lehár.

L'atteggiamento naturalmente cordiale e sorridente di Giuseppe Montesano sul podio contribuisce a creare un clima caloroso di festa, ma ciò non deve far pensare a una costruzione del programma che si fermasse in superficie ammiccando a facili successi. Viceversa, si mostra degno di chi detiene l'onore e l'onere di essere l'unica ICO (Istituzione Concertistico Orchestrale) della regione “dei cento teatri”. Questo percorso musicale sulle sponde del Danubio è anche la logica anteprima di una stagione costruita sul filo conduttore del viaggio, con una precisa caratterizzazione geografica per ogni concerto. Un'anteprima costruita assai bene, sia per l'alternanza fra brani cantati e solo strumentali, sia per il ricorrere della csárdás in varie forme, a richiamare suggestioni ungheresi intrecciate con i walzer e le polke viennesi (né fa eccezione alla coerenza complessiva l'esotico, immaginario Pontevedro di Lehár).

All'orchestra sola spettano l'ouverture dalla Fledermaus (Il pipistrello) e dallo Zingeunerbaron (Lo zingaro barone) di Strauss, la Rapsodia ungherese n. 2 in do diesis minore di Liszt, le polke veloci Ohne Sorgen (Senza pensieri) e Unter Donner und Blitz (Tra tuono e fulmine) e il walzer An der schönen blauen Donau (Sul bel Danubio blu) di Strauss, tutte ben rese con bel suono e slancio brillante. Qualche difficoltà si è invece avvertita nelle sezioni più agili e vivaci dei brani cantanti (oltre alla citata, e più lirica, Vilja, e alla canzone di Silvia, la csárdás di Rosalinde dalla Fledermaus e l'aria di Saffi dallo Zingeunerbaron), presi per lo più di forza e non senza qualche affanno da Ana Petricevic, voce robusta che non trova i suoi momenti migliori là dove si chiedano particolare duttilità, virtuosismo e brillantezza, ma sa conquistare il pubblico per l'efficacissima comunicativa con cui accompagna la pienezza del suono. Contribuisce, così, all'esito felice di un piacevolissimo programma che ci auguriamo sia di buon auspicio per la nuova stagione – la presentazione ufficiale si terrà il 12 gennaio, ma sono già pubblicate molte ghiotte anticipazioni – e l'attesa nomina del nuovo direttore artistico.


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