L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

La gioia della libertà

di Roberta Pedrotti

Il ricco programma di Lucca Classica comprende due belle serate con i King's Singers in un repertorio eclettico e Maurizio Baglini nella celebrazione dei duecento anni della Nona di Beethoven con la versione pianistica di Liszt.

LUCCA 24 e 25 aprile 2024 - Boccherini e Puccini: bastano questi nomi dei secoli passati a far vivere di rendita la fama musicale di Lucca. Qualcosa, però, si muove ancora, come da ormai dieci anni il festival Lucca Classica, con il suo programma fittissimo di eventi in vari luoghi della città. Concerti e non solo, dato che nella prima giornata, il 24 aprile, la rassegna ha reso omaggio al centenario della scomparsa di uno dei genii loci con un convegno dell'Associazione Nazionale Critici Musicali su Puccini in scena, oggi, vale a dire sulla comprensione e la ricezione del compositore, della sua opera e dei suoi libretti, ancora contemporanei a un secolo dalla morte. La sera, poi, ci si sposta al Teatro del Giglio per immergersi in tutt'altro clima. Lontano, sì, ma forse non troppo, perché i sempre fenomenali King's Singers sciorinano in versione originale o in arrangiamenti sopraffini un repertorio che va dal Rinascimento e dal Folklore fino alla musica contemporanea, al pop e al cinema. Tutto può diventare madrigale, in fondo, e quindi la polifonia può diventare teatro, sia musica sacra (preziose le riscoperte dagli archivi ecclesiastici lucchesi) siano i nonsense di Ligeti da Lewis Carrol o le canzoni disneyane degli Aristogatti e Biancaneve. Naturalmente, ciò con comporta una spettacolarizzazione sopra le righe: gli inni liturgici o devozionali mantengono giustamente la loro ispirata severità, ma anche nei pezzi più surreali o scanzonati, dove si dà spazio all'ironia, si mantiene sempre un britannico aplomb, che rende ancor più spassoso lo scherzo. E quando è il basso a dar voce alla linea principale dell'adolescente principessina che sogna l'amore non c'è nulla di parodistico, solo una voce che intona una melodia e comunica un sentimento: da un lato si sorride per il contrasto rispetto all'abitudine, dall'altro si gusta il libero sovvertimento delle etichette di genere, per non parlare della qualità musicale con cui brani tanto diversi si ritrovano nella medesima formazione, uniti ma non omologati. Non si scrivevano forse sacre polifonie su profani temi popolari? Perché non passare dalla preghiera, al limerick allo scatenato jazz felino con lo stesso vocabolario di voci sole? Il risultato è irresistibile e anche profondo: una sorta di pura e libera comunità di voci umane senz'altri vincoli se non il reciproco rispetto e ascolto. Siamo, d'altra parte, alla vigilia del 25 aprile: si festeggia e si pensa insieme, come poi avverrà il giorno stesso della Liberazione quando nella Chiesa dei Servi si celebrano i duecento anni dalla prima della Nona sinfonia di Beethoven, quella corale che nel testo di Schiller celebra la Gioia (Freude) ma sottintende la Libertà (Freiheit), che dopotutto possono anche ben coincidere, nel segno della fratellanza universale. Al pianoforte, per la monumentale trascrizione che ne fece Liszt, siede Maurizio Baglini, che a questa partitura si è dedicato con ammirevole dedizione da anni. E nonostante l'acustica delle navate non sia di per sé la più propizia a un ascolto analitico di questo tipo di musica, emerge tutta la cura di una versione che non trasporta semplicemente l'orchestra sulla tastiera, ma la metabolizza, ne penetra le architetture interne, dialoga con essa e su di essa ragiona, mettendo in relazione forma e contenuto, dimensione artistica e sociale, voce dell'autore e dell'interprete, non solo, in questo caso, l'esecutore, ma anche lo stesso Liszt. La serata, introdotta con Sandro Cappelletto ponendo l'accento proprio sulla dimensione dell'irrinunciabile utopia, si è conclusa con un omaggio a Busoni (dopotutto il 2024 è il centenario anche della morte dell'autore dell'altra Turandot) e la sua trascrizione di un corale bachiano dedicata alla memoria di Marcello Parducci, figura amata e fondamentale per la musica a Lucca.


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