L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Variazioni dello spirito, variazioni della tecnica

di Roberta Pedrotti

Per la lodevole rassegna L'arte della variazione, dedicata a giovani musicisti in Valpolicella, il pianista ventiduenne Luca Faldelli desta un'ottima impressione in un programma assai impegnativo.

ARBIZZANO (VR), 11 novembre 2021 - Deliri no-brain (vax, pass, mask, quel che volete...) permettendo, la consuetudine della musica dal vivo è tornata, e speriamo che si sia imparato a tenercela stretta e conferirle il valore che le spetta. Non solo nelle grandi sale, con i grandi nomi, ma anche nella diffusione capillare in provincia, in luoghi inaspettati, dove i giovani musicisti possono fare la gavetta rodando programmi per concorsi e ribalte maggiori, dove chi non ha una grande istituzione a portata di mano può comunque ascoltare un bel concerto dal vivo.

Arbizzano si trova in piena Valpolicella e quindi ci si immaginano subito distese di vigneti, aziende vitivinicole, viavai di botti e bottiglie, in autunno un'umidità pungente. Magari non ci si aspetta, fra capannoni e stabilimenti, un negozio di strumenti musicali e spartiti con un angolo ben attrezzato anche sotto il profilo acustico, con i posti disponibili a norma di legge (distanziati a dovere siamo poche decine, in tempi normali forse qualcosa di più) disposti in modo da dare davvero l'impressione di un salotto musicale, musica da camera nel vero senso della parola. Entrare nella sede di Ferrarin pianoforti è davvero una bella sorpresa, perché fra un'esposizione di tastiere e una di liuteria, fra una schiera di sassofoni e scaffali pieni di partiture ci si trova a condividere finalmente la gioia di dar spazio alla musica ovunque sia possibile, ma senza perdere di vista un obiettivo di qualità. Insomma, c'è chi si riempie la bocca ogni giorni di buoni propositi per i giovani e chi lo fa davvero, con una risonanza magari solo locale – d'altra parte, anche la capienza è quella che è – ma non per questo meno preziosa, anzi, tutt'altro ad ascoltare i commenti del pubblico.

In queste settimane è in corso la rassegna L'arte della variazione, la seconda realizzata con la direzione artistica di Alessandro Bonato, nella quale si inserisce anche questo recital del pianista Luca Faldelli. Veronese, ventidue anni, diploma con lode al Conservatorio Dall'Abaco, apre la serata con il Preludio in Si minore di Bach nella versione di Siloti, pezzo frequentato come antipasto o bis da tanti illustrissimi ma che in questo caso fa anche da introduzione ai due veri pezzi forti del programma: Bach, vale a dire la grande tradizione tedesca, porta a Schumann, e segnatamente ai Kleisleriana; Siloti ricorda la stagione tardoromantica del pianismo russo e non nell'inflazionato Rachmaninov, bensì nel sesto grado tecnico delle Variazioni op. 49 di Sergey Lyapunov. Li presenta, bene, lo stesso Faldelli, ponendo l'accento e sulle sfaccettature della personalità e della psiche di Schumann (una continua variazione anch'essa, in fondo) e sulla grandezza ancora non abbastanza riconosciuta di alcuni autori russi, come anche Medtner. Più delle parole, però, deve valere la musica e non si rimane delusi, anzi. La buona acustica e la distanza ravvicinata fanno apprezzare la sicurezza tecnica, l'approccio consapevole, il controllo e il buon gusto per cui le anime che si dibattono nei Kleisleriana non devono gridare per affermare le loro opposte inclinazioni. Non sceglie la via facile dell'effetto, del contrasto esasperato, dimostra un'interessante sensibilità per i colori e gli accenti, un suono che è sì morbido, ma non per questo privo di mordente. Lyapunov ribadisce la preparazione tecnica, un virtuosismo che non è solo pirotecnia fine a sé stessa, bensì chiara visione musicale e quindi anche capacità di animare la frase, il prisma delle variazioni senza perderne di vista la struttura, che nella sua complessità (specie nella fuga finale) è la vera ragion d'essere del pezzo.

La favorevole impressione destata dalla sensibilità musicale, dalla preparazione tecnica e dalla qualità del suono è confermata dal bis, uno Chopin in cui, ancora una volta, calore e incisività vanno di pari passo restituendo con gusto intelligente il lirismo, lo spirito e la dialettica ritmica degli Studi. Speriamo, fra qualche anno, di vedere Faldelli in giro per teatri e auditorium e poter ricordare di essere stati, in una sera d'autunno, fra i primi ad ascoltarlo, ringraziando chi, per di più a ingresso libero e con brindisi finale, offre ancora queste occasioni.


 

 

 
 
 

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