L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Il Settecento conquista gli allievi scaligeri

di Michele Olivieri

Festoso successo ha riscosso il tradizionale spettacolo della Scuola di Ballo della Scala sul palcoscenico del Piermarini che ha registrato il tutto esaurito: La fille mal gardée in una inedita versione coreografica firmata dal direttore Frédéric Olivieri. In scena una sessantina di allievi accademici fra il secondo e l’ottavo corso che hanno reso onore alla celebre istituzione milanese, nel ricordo di Pierre Lacotte e Bruno Vescovo.

MILANO, 14 aprile 2023 – Felice scelta, quella del direttore della Scuola di Ballo Accademia Teatro alla Scala di aver riportato sul palcoscenico milanese un capolavoro storico del grande repertorio, in cui i passi, l’umorismo, le gioie dell’amore giovanile, una partitura accattivante e una ambientazione edulcorata (di Luisa Spinatelli rielaborata da Angelo Sala e Maria Chiara Donato con le luci di Andrea Giretti) si combinano all’unisono. Lise (Rebecca Luca) conquista i cuori degli spettatori come conquista nella narrazione quello di Colas (Filippo Ferdinando Pagani), il quale ci delizia raccontandoci con la collega l’emozione per un allievo non ancora diplomato nel calcare le tavole della ribalta più famosa al mondo. Ciò suscita sempre tenerezza. La coreografia di Olivieri è nitida, così classicamente pura nella sua danza, e nei suoi contorni. Così vera, così emotivamente toccante è la sua caratterizzazione pur nella semplificazione e nella riduzione dei passi, che ben si confà ad una scuola e non a un corpo di ballo professionale. Il balletto sembra appena nato, tanto è fresco e frizzante. La fille mal gardée, oltre ad essere il più antico titolo ancora in repertorio, è anche una delle gemme sempreverdi. Il revival firmato dal maestro francese è del tutto rispettoso e appropriato. Si potrebbe dire che questo balletto invecchia bene ed è un piacere vedere come gli allievi si siano divertiti (pur con i timori di un debutto così importante) ad illuminare ogni passo e azione. Il direttore David Coleman rivela una guida affidabile per l’Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala nella amabile partitura di Peter Ludwig Hertel.

Ci sono innumerevoli momenti divertenti, ambientati sullo sfondo delle atmosfere agresti della campagna, che tanto assomigliano ad un dipinto di Vincent Van Gogh (con la simpatica partecipazione di alcune galline che spuntano fuori dal loro recinto).Il balletto, appartiene al fervido genere comique e pantomimico e la sua giostra con i nastri e, soprattutto, la danza degli zoccoli restituiscono un clima brioso e ci ricordano la straordinaria interpretazione “en travesti” di Bruno Vescovo di fine anni ottanta al fianco di Carla Fracci e di Gheorghe Iancu, e quella di Francesco Aldrovandi al fianco di Annamaria Grossi e dello stesso Bruno nei panni di Colas (in alternanza alla Lise di Oriella Dorella e al Colas di Biagio Tambone). Si ricorda inoltre, nella stagione 1997/1998, in occasione del gala per i 185 anni della Scuola di Ballo, la messa in scena della variazione di Lise con la coreografia originale di Alexander Gorsky, dove figurava come maître de ballet un’altra figura importante nella formazione scaligera, la compianta maestra Loreta Alexandrescu.

Con i suoi allegri colori pastello e i fondali attualizzati di antica memoria la Fille ha incantato il pubblico di tutto il mondo nei 234 anni dalla sua creazione e fino ad oggi regna sovrana nei ranghi della coreutica per la miscela di brillante e affascinante, con giochi, romanticismo e ilarità. È facile innamorarsene, come quando Lise tira fuori gli échappés mentre fa il burro e Colas le ruba un bacio attraverso la finestra. Il cast, formato da una sessantina di allievi tra il secondo e l’ottavo corso è andato bene a livello sia tecnico sia interpretativo: ammirevole la M.me Simone di Gisèlle Odile Ghidoli per energia e verve emotiva, e per la bravura tecnica un occhio di riguardo va all’innocente Alain alias Antonino Modica. Anche il Thomas di Andrea Denei convince per temperamento. La danza nel pas de deux finale è fluttuante di spontanea bellezza, gli amici della coppia che festeggiano il matrimonio sono sparpagliati sul palco con naturalezza pittorica, volti rapiti e sognanti (curiosamente ciò accade sia nella storia, sia in platea con gli amici e i parenti dei ragazzi). Da sottolineare, inoltre, il coinvolgimento degli allievi di altri corsi dell’Accademia (sartoria, costumistica, trucco, parrucco, foto, video, new media) che dietro le quinte hanno reso possibile, al meglio, la rappresentazione. Presenti in sala, oltre al corpo docente dell’Accademia e al direttore Olivieri, anche Manuel Legris, Patrick De Bana, Giuseppe Carbone, Anna Maria Prina, Matteo Levaggi, Luisa Vinci, Maurizio Vanadia e numerose altre personalità legate alla danza e alla massima istituzione coreutica milanese, da sempre eccellenza italiana nel mondo.


 

 

 
 
 

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