L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

L’emozione del futuro

di Michele Olivieri

Una pratica di stili coreografici, discipline, tecniche, qualità espressive: questo è l’appuntamento annuale per gli allievi della Scuola di Ballo dell’Accademia, diretti da Frédéric Olivieri. Un momento di pregio nel percorso formativo di una tra le istituzioni più antiche e celebrate di Milano. Ancora una volta i giovani ballerini hanno saputo entusiasmare la platea, misurandosi con un programma pensato per affrontare al meglio il professionismo.

MILANO, 5 maggio 2023 – È ritornato, con cinque repliche da tutto esaurito, l’atteso spettacolo istituzionale della Scuola di Ballo Accademia alla Scala, con una costruzione “sartoriale”. Il futuro della danza si è presentato sul palcoscenico del Piccolo Teatro Strehler di Milano. Il Maestro Frédéric Olivieri, direttore del Dipartimento Danza, ha proposto in apertura uno scenografico défilé sui vibranti Etudesdi Carl Czerny. La “Présentation” ideata dallo stesso Olivieri e caratterizzata da un insieme di attitudini distintive dei livelli raggiunti dagli allievi dal primo all’ottavo corso, si è resa irresistibile grazie alla sfilata di oltre centosessanta scaligeri. La coreografia, sontuosa e incalzante, dal cerimoniale d’introduzione è esplosa passo dopo passo per ritmo e raffinatezza. Chiaro l’intento di rappresentare lo sviluppo dei principi base della nobile arte della danza classica, nata per volere di re Luigi XIV quando fondò a Parigi l’Académie Royale de Danse. Il direttore Olivieri ha così permesso agli allievi di farsi ammirare nel loro fulgore, seguendo il livello di preparazione raggiunto, coadiuvato dai maestri dell’Accademia. Dai giovanissimi che affrontano coreografie più semplici, ai più grandi che eseguono variazioni di alta fascia.

A seguire, Balthus Variations, che a distanza di anni è una continua sorpresa. La sua creazione, non interrotta dal tempo, ha saputo donare sfumature e accenti coreutici di evocativa solidità, in cui la disciplina contemporanea funge in maniera tangibile da tramite fra balletto classico e moderno. Tra gli allievi (ventinove fra i 14 e i 18 anni dal quarto all’ottavo corso) sono emersi un gruppo di talenti degni di nota per tecnica e disciplina, a pochi giorni dal sudato diploma. Questo è un nuovo percorso sulla via della danza: colori, spennellati o spruzzati idealmente sulle tele, mirabili costumi dal sapore vintage firmati da Lou Antinori, sfumature dei fasci di luce, gestualità ben studiate, intenzioni, accenni e tessuti mossi dagli esecutori sono le giuste suggestioni che intersecandosi in un’unica idea vengono cucite insieme da Emanuela Tagliavia (docente di danza contemporanea della Scuola). L’interessante incontro-confronto tra pittura e danza, già sperimentato dalla Tagliavia con Hopper Variations, si muove alla ricerca di piccoli microcosmi dove l’artista, al cospetto dello spettatore, si può misurare con le differenze e i silenzi, dove ogni divergenza espressiva ed ogni incontro infonde un’opportunità in grado di lasciare visibili tracce di voluttà, amore e mestizia. La Tagliavia ha scelto la figurazione simbolico-coreografica per rappresentare l’opera di Balthus e l’estetica che lo ha ispirato. I movimenti sono reali ma in essi c’è qualcosa di metafisico che comunica allo spettatore un forte senso di attesa palesata mediante il chiaroscuro, l’astensione dalla parola, le gestualità geometrizzanti, i giochi di luci e i dettagli sfumati. La scena fa emergere intenzioni che spesso escono dal confine del quadro, nel senso che si rivolgono al contatto profondo e alla condivisione di pensiero, senza mai abbandonare il realismo. I danzatori appaiono come figure simboliche cariche di significati, assorti, nutriti da sguardi, guizzi, sussulti, ondulazioni, oscillazioni capaci di narrare la complessità dell’essere umano. Le coralità dei corpi vengono in superficie, come fossero intimità in lento movimento, spaziando in riflessiva sospensione. Una creazione che ha saputo restituire la tradizione, legandola alla modernità estetica dei giorni nostri, ciò a significare che l’arte, sempre e ovunque, parla un solo linguaggio. Quello della bellezza. E i corpi non sono altro che la “bocca della verità” del danzatore. La musica originale, composta dal maestro Giampaolo Testoni, fa da perfetto collante per l’avvolgente eleganza. Il frusciare della partitura è simile a un leggiadro soffio, a tratti impalpabile capace di armonizzare il suono con il silenzio, tanto da far respirare quella profondità che si nasconde nell’animo, ma anche nel mistero della nascita, e in questo caso nel battesimo verso il professionismo dei giovani studenti. Un tessuto musicale che, al pari della danza, si fa prezioso per colore e dinamismo.

A riapertura di sipario, dopo l’intervallo, in scena una sessantina di allievi fra il secondo e l’ottavo corso per il divertissement tratto dalla recente nuova coreografia di Olivieri La fille mal gardée vista sul palcoscenico della Scala ad aprile. Creazione nitida, così classicamente pura nella sua danza e nei suoi contorni. Così vera, così emotivamente toccante e spontanea di naturalezza.

Il direttore ha saputo cucire sugli allievi, non ancora diplomati, un programma in cui gli intrecci e i rimandi, non sono affatto un’opera facile, in quanto la complessità pratica ed espressiva è la vera sfida nel mantenere autentica la capacità di essere coscienza e rappresentazione.

Allievi felici nel ricevere i tanti applausi, e pubblico festante per ben affrescare l’iter formativo della Scuola di Ballo. Un attestato di merito al tanto lavoro svolto dalle maestranze e dalla dirigenza dell’Accademia, per aver saputo incoraggiare quella piacevole spontaneità che è alla base di un percorso formativo. E, inoltre, per aver seguito gli allievi con scrupolosa attenzione, dai loro primi esercizi alla sbarra fino alle tavole del palcoscenico, ponendo in essere le nuove stelle del domani.

Michele Olivieri


 

 

 
 
 

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