L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

L’ignoto dietro la quarta parete

di Michele Olivieri

Creato per il Nederlands Dans Theater, Diptychè stato riallestito per la compagnia di fama internazionale Peeping Tom. Composto da due parti – The Missing Door e The Lost Roomlo spettacolo ha chiuso la tournée italiana, entusiasmando il gremito Teatro Ponchielli con un adrenalinico allestimento in chiave thriller, tra l’iperrealismo delle scene e il surreale connubio di teatro e danza.

CREMONA, 9 maggio 2023 – Una lode, innanzitutto, è indirizzata alla bravura degli interpreti. Il loro incredibile talento non è passato di certo inosservato, anzi si può dire che sia stato il punto di forza, quello di partenza e quello d'arrivo (in scena Konan Dayot, Fons Dhossche, Lauren Langlois, Panos Malactos, Alejandro Moya, Fanny Sage, Eliana Stragapede, Wan-Lun Yu, unici nel simulare con il corpo l’effetto della combinazione di una forza con lo spostamento).Nel dittico The missing door e The lost room, la mentalizzazione è il fattore portante della performance. Lo spettatore è portato ad agire sulla propria capacità di leggere la mente dei personaggi per comprenderne le intenzioni tramite il comportamento, il movimento, la gestualità, e tutto ciò che è osservabile, così da poter entrare in sintonia. Ad apertura di sipario, differenti figure trovano la progressione teatrale in spazi dai quali non possono fuggire. Ognuno trascina con sé gli altri in un labirintico ideale, tra miraggi e aspettative, miscelando presente e immaginario, come fossero pedine guidate da forze soprannaturali che li spingono verso un destino incerto. I due coreografi, Gabriela Carrizo e Franck Chartier, danno vita con la loro laboriosa “danza in aria” ad un microcosmo inquietante, noir, a tratti claustrofobico, e del tutto ermetico, nel senso che i personaggi non hanno una apparente via di fuga. La performance, dal taglio cinematografico, gode di numerosi rimandi alla settima arte, rompendo così l’isolamento tra platea e palcoscenico, per entrare in collisione con un'esperienza totalizzante. Tutti gli ingredienti che da sempre connotano i visionari Peeping Tom sono presenti: equilibrismo, danza, acrobazie, illusionismo, avanguardismo, suspense. Il loro stile è fedele e ben riconoscibile, e questa cifra è la loro forza. Nei due quadri viene manifestato l’ignoto con figure ambigue. Il palcoscenico è in continua evoluzione, trasformato, dove tutto può succedere (perfette le scenografie di Gabriela Carrizo e Justine Bougerol). È un’esplorazione del lato più oscuro della vita e dell’idea di esistenza, come fosse uno stato di notte perpetua (da qui l’incontro dell’uomo con l’incubo). Una liaison romantica in una camera d’albergo, una tensione drammatica che si brucia tra le pareti di un salotto e in un secondo tempo su una nave da crociera, tra suicidi dal balconcino e gelate di neve. Narrazioni fantastiche, con atmosfere evanescenti da thriller psicologico, in cui si mescola ciò che nel teatro è finzione a ciò che è vero, animando inganni e passi misteriosi in un viaggio nella memoria, fuori controllo. Non ci si pone troppe domande, perché l’ideazione è cosparsa di deliri, frammenti di ricordi, forze surreali, e l’agire appare via via incapace di trovare sbocchi. L’aspetto più evidente è lo smarrimento, quasi a voler distrarre in continuazione lo spettatore sempre intento alla ricerca del filo conduttore. Al termine della prima parte, il salone con le sue numerose porte viene smantellato a vista, così da montare la scena successiva. Le trame sembrano ripetersi, personaggi e oggetti scompaiono e appaiono nuovamente, il tempo accelera nel futuro e tutto d’un tratto ritorna al passato. Una ossessione collettiva dove la fa da padrone l’inconscio, anche grazie alle musiche originali di Raphaëlle Latini, Ismaël Colombani, Annalena Fröhlich, Louis-Clément Da Costa, Eurudike De Beul. Con geniale fantasia e attenzione al tecnicismo, sia nella danza che nella scenografia, e soprattutto nell’uso e nel disegno delle luci a firma di Tom Visser, i coreografi Chartier e Carizzo indagano i meccanismi della reminiscenza. Leatmosfere sono avvolte da una impercettibilenebbia che sembra non volersene mai andare sgretolando ogni singola certezza. Con un linguaggio sottile, a tratti ironico, i coreografi suggeriscono quanto la paura possa essere semplicemente lo specchio dell’incapacità di accettare un cambiamento. Ricorrenti sono le porte (ma anche le finestre, le ante degli armadi) che si aprono, che si chiudono, con un senso di ostacolo persistente. Ma sono anche il simbolo di una barriera che divide due stati così come avviene nella realtà. Dalla platea osservare le porte conduce a pensare a quello che c’è dietro mentre, per i protagonisti chiudersela alle spalle permette loro di lasciar “fuori” ciò che li spaventa. La porta qui gioca una funzione di separazione, ma anche di protezione per ciò che è più vulnerabile. L’ottimo lavoro di squadra, l’energia e la potenza formulano la chiave imperitura per il successo dei Peeping Tom e dei loro straordinari danzatori che non si sono mai risparmiati in settanta minuti di performance. Da citare inoltre i costumi di Seoljin Kim, Yichun Liu, Louis-Clément Da Costa, oltre a Thomas Michaux (assistente alla creazione). Nel finale una pioggia di applausi, mentre lo spettacolo continua anche dopo la messa in scena con lo smontaggio, e il pubblico divertito e curioso lascia la sala alla chetichella con uno sguardo sorpreso rivolto all’indietro.

Michele Olivieri


 

 

 
 
 

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