L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Nicola Ulivieri

Don Chisciotte alla francese

 di Federica Fanizza

Nicola Ulivieri e l'Orchestra Haydn rendono omaggio a Cervantes nei quattrocento anni dalla morte e all'Utopia di Thomas Moore nel cinquecentesimo dalla pubblicazione con i canti del grande utopista Don Chisciotte musicati da Ravel e Ibert.

Prosegue la stagione concertistica 2016 - 2017 dell’orchestra Haydn nelle sue sedi di Bolzano e Trento: per questa occasione il concerto diretto da Arno Volmer con la presenza del basso Nicola Ulivieri è stato circuitato anche a Merano nell’ambito della politica di estendere la programmazione musicale anche in altri centri “minori” della regione.

A Trento il concerto si inseriva in un ulteriore circuito di iniziative culturali, denominate “Utopia500”: un progetto di laboratorio politico promosso dall’Università di Trento come omaggio ai cinquecento anni dell’Utopia di Thomas Moore e che dunque ha comportato l'inserimento dei due pezzi di Ravel e Ibert dedicati all’utopista Don Chisciotte (rispettivamente, Don Quichotte à Dulcinée e Chansons de Don Quichotte), in ogni caso coerenti con un programma che prevedeva il Prélude à l'après-midi d'un faune di Claude Debussy, la Suite Pelléas et Mélisande op. 80 di Gabriel Fauré, concludendo con il Trittico botticelliano di Ottorino Respighi. Un concerto, quindi, dedicato alle suggestioni impressioniste della scuola francese di fine Ottocento, con l’inserimento, non fuori luogo, dell’italiano Respighi, il più internazionale, come formazione musicale, tra i suoi contemporanei connazionali.

Certamente la parte affidata alla voce del basso trentino Nicola Ulivieri ha costituito il principale motivo di interesse di questo appuntamento musicale, anche per la particolare genesi delle composizioni liriche di Ravel e Ibert. Nel 1932 il regista austriaco G. W. Pabs progettò un film musicale sulla figura di Don Chisciotte. A interpretarlo sul set, fu chiamato il celebre basso russo Fëdor Šaljapin. Il regista invitò separatamente diversi compositori a realizzare le musiche: Ravel, Ibert, De Falla, Milhaud e Delannoy. Fu scelto  Jacques Ibert, proprio con le Chansons de Don Quichotte su testi di Pierre de Ronsard e Antoine Arnoux, in quanto Ravel, che aveva musicato versi di Paul Morand, non potè consegnare in tempo la partitura, eseguita poi per la prima volta ai Concerts Colonne a Parigi il primo dicembre 1934.

È solo di recente che queste composizioni di Ravel e di Ibert sono proposte nelle sale da concerto nella versione orchestrale, da cui traspare il gusto raffinatissimo del clima musicale francese impressionist e che rievoca una Spagna fantasiosa e immaginaria servendosi di motivi di danza appartenenti alla tradizione popolare iberica. L’interpretazione di Ulivieri ha fatto trasparire, con voce calda e profonda, i toni epici e avventurosi dell’eroe creato da Cervantes (quest’anno si ricordano anche i quattrocento anni della morte dello scrittore spagnolo) insieme alle agilità richieste per dare colore alle sonorità danzanti.

Senza emozioni particolari, la parte sinfonica: la direzione di Volmer risultava abbastanza anonima e senza fantasia, come se fosse avvolta nelle nebbie crepuscolari dell'impressionismo. Ha fatto eccezione la direzione del Trittico botticelliano di Respighi e, aiutato anche dalla ricchissima tavolozza timbrica del compositore italiano, Volmer è riuscito a dare colore e movimento all’orchestra, specie nel secondo movimento (Adorazione dei magi) con la rievocazione dei motivi di tradizione popolare e del lontano Oriente.

Alla fine, applausi per il solista vocale e per l’orchestra sempre attenta a ciò che succede sul podio: un po’ di vuoti nel salone dell’Auditorium e scarsità di pubblico under 30.


 

 

 
 
 

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