L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Musica in cucina

di Roberta Pedrotti

La maratona d'apertura del Festival Toscanini, con due ponderosi concerti e un intermezzo fra musica e gastronomia, anticipa come una sorta di prova aperta la tournée dell'orchestra al Musikfestspiele di Dresda.

PARMA 5 giugno 2023 - Il secondo festival Toscanini si apre con una vera e propria maratona musicale: doppio concerto, programma ghiottissimo con ben due solisti d'alto, altissimo profilo (Jan Vogler per il primo concerto per violoncello di Šostakovič, Michael Pletnëv per il primo per pianoforte di Čajkovskij), nel mezzo un rinfresco a base di tortellini e bustrengo, malvasia e gutturnio, con LaToscanini Next a suonare all'aperto miscele di temi soprattutto verdiani in salsa rock. Ed è questo il momento più gradito, non solo perché la buona tavola mette allegria, ma anche perché i ragazzi – si tratta di una formazione di giovani che unisce gli strumenti sinfonici tradizionali a tastiere, batterie, chitarra e basso elettrico, sax... – sono davvero bravi. Vogliamo aprire un dibattito sulle note della Forza del destino o di Aida riarrangiate e suonate en plein air mentre si mangia e si beve? Prego, ma non dimentichiamoci degli organetti ambulanti e degli organi ecclesiastici, delle bande e di tutti coloro che nel passato hanno fatto più o meno lo stesso. Si ride, si scherza, si canta, si balla. E i musicisti della Next sanno suonare eccome.

È di gran qualità, lo sappiamo, anche l'organico della Filarmonica Toscanini, che però forse sconta un po' il peso del doppio programma che poi, diluito di due serate ma rimpolpato con altri pezzi, verrà offerto l'8 e il 9 giugno al pubblico di Dresda. Forse qualche prova in più non avrebbe fatto male per questa anteprima che suona un po' di prova aperta, soprattutto quando si inciampa e ci si ferma nel primo movimento di Šostakovič, con Omer Meir Wellber a indicare ad alta voce il numero di battuta da cui ripartire. Pezzi nuovi o comunque poco consueti per l'orchestra, la necessità di entrare in sintonia con i solisti: c'è la sensazione che sia mancato del tempo e di essere ancora in fase di rodaggio nella concertazione. Vogler, difatti, appare piuttosto guardingo, mentre Pletnëv procede più deciso per la sua strada di personalissime – e affascinanti – dilatazioni temporali, sospensioni timbriche, pianissimi quasi impalpabili, contrasti ipnotici.

Per quanto riguarda la sola orchestra, i pezzi più convincenti stanno esattamente agli antipodi: da un lato la sinfonia dei Vespri siciliani è repertorio consolidato, e si sente, dall'altro Metamorphoseon di Respighi è una primizia in cui si avverte anche la cura maggiore nella preparazione, così da far emergere fin da subito un suono più pieno, coeso e timbrato, nonché l'interesse per questo tema e variazioni d'impianto modale, ultimo cimento sinfonico del compositore bolognese.

Più cauto l'approccio a Wagner, con un preludio al primo atto di Lohengrin che procede con qualche circospezione, mentre l'ouverture di Tannhäuser punta sull'energia e l'opposizione fra l'incedere del tema dei pellegrini e impeti perfino spigolosi. D'altra parte è chiaro come la propulsione sia un elemento chiave nella musicalità di Wellber, che ama spesso articolazioni asciutte, colori sobri, sonorità non troppo levigate attraverso un filtro filosofico e letterario. Lo si intende anche, se non soprattutto, in questa serata decisamente di "work in progress" in cui passa in secondo piano la compiutezza del risultato. Coltissimo, arguto, intelligente e ironico, con quell'aria da intellettuale stralunato (ma in realtà impegnato e concreto) che ispira simpatia, già con poche parole durante il trasporto del pianoforte Wellber conquista la sala. Presenta l'imminente tournée sassone fra entusiasmo, serietà e facezie e ci riporta, travolgente, al clima festoso della kermesse. Si brinda al nuovo festival e all'avventura tedesca: alcune portate sono ben cucinate e cotte a puntino, altre un po' più indietro di cottura o bisognose ancora di qualche aggiustamento negli ingredienti. C'è tempo e modo per concentrarsi: buon viaggio, in bocca al lupo, arrivederci al ritorno.


 

 

 
 
 

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