L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Maps to the stars

 di José Noé Mercado

Coincidente con la rimozione di Ramon Vargas dal suo incarico di direttore artistico, Viva la mamma (Le convenienze e inconvenienze teatrali) di Donizetti si conferma un ritratto sempre vivo del mondo del teatro, in questo caso più reale della stessa realtà, anche nelle carenze di un'edizione non entusiasmante.

CITTA' del MESSICO, 4 ottobre 2015 - Pochi scritti potrebbero adattarsi a raccontare in maniera tanto esatta questa produzione di Viva la mamma — Le convenienze e inconvenienze teatrali —, opera in due atti di Gaetano Donizetti con libretto di Domenico Gilardoni, presentata al Teatro del Palacio de Bellas Artes gli scorsi 24 e 27 di settembre, il primo e il 4 ottobre, come quello firmato da Antonio Castro nel programma di sala.

Come Wolfgang Amadeus Mozart compose su commissione un Requiem che, inconsapevolmente, poi avrebbe finito per essere il suo, così il regista di questo titolo donizettiano — durante il quale la Ópera de Bellas Artes ha perso il suo direttore, essendo stato rimosso Ramón Vargas prima della quarta recita— ha scritto un testo che descrive non solo la trama che dimostra una “profonda conoscenza delle persone che popolano l'universo operistico: debordanti vanità, capricci, egocentrismi, talenti mediocri, artisti nevrotici e frustrati, impresari pieni d'ambiozione”, ma va anche molto al di là con l'affermazione “noi essere umani siamo sempre in balia degli imprevisti, e, talora, burattini nella mani de caos”.

E Castro conclude la riflessione su un allestimento che non è stato teatro nel teatro come avrebbe dovuto essere, ma realtà nella realtà “l'opera rappresentata da questa modesta compagnia, finisce per essere un monumentale sproposito. Nonostante le buone intenzioni, chi la realizza perpetra una barbarie”.

Ma il lavoro di Antonio Castro, debuttante nel genere operistico, non si è limitato a queste note, bensì (con scene e costumi di Ingrid Sac, luci di Víctor Zapatero, movimenti di Ruby Tagle, trucco di Amanda Schmelz e produzione esecutiva di Bertha Coutiño) ha portato tutte queste premesse sulla scena — nella quale la quarta parete era costantemente infranta al punto da ostruire la visuale a parte del pubblico —, con il contributo di un cast formato da Armando Mora (Mamma Agata), Lorena Flores (Daria Garbinati), Adriana Valdés (Luigia Castragatti), Orlando Pineda (Guglielmo Hollemand), Carlos López (Procolo), Jorge Eleazar Álvarez (Biscroma Strappaviscere), Rosa Muñoz (Pippetto), Alejadro López (Cesare Salsapariglia), Jorge Ruvalcaba (Impresario) e Rodrigo Urrutia (ispettore). E dal coro e dall'orchestra del Teatro de Bellas Artes, collocati sul fondo della scena per sottolineare il carattere trattatistico insito nell'opera, diretta da Iván López Reynoso, spalle rivolte ai cantanti, con l'ausilio di sei monitor collegati posizionati su alcuni palchi di proscenio.

Il livello musicale ottenuto, in generale, lasciava molto a desiderare per la concezione e la resa tecnica. Così come l'orchestra ha presentato alcuni errori e sbilanciamenti rispetto al canto, di breve respiro e tempi imprecisi per problemi di respirazione che impedivano l'articolazione delle frasi e comportavano costanti sbandamenti d'intonazione, che il direttore non poteva controllare nella sua posizione. La cura per la qualità del canto e della musica non è mai parsa una priorità.

Questa impostazione ha disperso il fuoco scenico senza comprendere le esigenze specifiche di base del genere e la drammaturgia ha privilegiato una comicità ordinaria, il più elementare ballonzolio ritmico, o l'onnipresente e volgare scuotimento di natiche, trasformando l'offerta del principale spazio artistico del Paese nella routine di un pagliaccio di strada, in uno sketch di India María* o nella comicità slapstick del doctor Chapatín* o della señorita Laura*, che il pubblico premia con fragorose risate.

Ricorrere alla giustificazione che il cast era per la maggior parte composto da giovani, inclusi studenti del Estudio de la Ópera de Bellas Artes, vorrebbe dire non credere nella capacità e nel talento che i giovani possono dimostrare. O che li possono recare cantanti di solida carriera quando si mescolano a loro.

È per questo motivo che, come nel film Maps to the Stars di David Cronenberg (2014) si solleva un'aspra critica alle condizioni sociali e allo stile di vita delle figure che popolano Hollywood, questa produzione di Viva la mamma ha rappresentato in dettaglio una mappa delle nostre stelle operistiche e del contenuto di quel che oggi si presenta alle Bellas Artes.

Senza dubbio l'aspetto più prezioso, quello per cui sarà ricordato questo allestimento, è l'aver chiuso un'epoca e poter lasciar spazio a tempi migliori. Questo, d'altra parte, è insito nelle inevitabili convenienze e inconvenienze teatrali.

foto Ana Lourdes Herrera / Ópera de Bellas Artes

* Popolari personaggi televisivi messicani.


 

 

 
 
 

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