L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Tra solide conferme e nuovi progetti

di Michele Olivieri

L’emergenza sanitaria ancora in atto ci ha imposto un nuovo comportamento. Non si può andare a teatro ma questo non significa sospendere ogni attività e non coltivare più gli interessi, al momento bisogna solo fruirne in maniera differente. Grazie al web e alla televisione importanti proposte arrivano direttamente a casa dando una mano alla cultura Sul canale Youtube della Deutsche Oper Berlin è stata trasmessa in diretta la serata di Gala di Capodanno.

BERLINO – Giovani coreografi, opere entrate nella leggenda e classici delle fiabe si sono uniti per creare un variegato programma con i primi ballerini, solisti, e il corpo di ballo dello Staatsballett Berlin. Il Gala trasmesso in streaming per la fine dell’anno, sul palcoscenico della Deutsche Oper Berlin, è stato annullato per le ben note ragioni, ma l’ensemble tedesco non si è fermato e ha danzato alcuni pezzi tratti dal suo repertorio, tra classico e contemporaneo, offrendo una visione con elementi differenti per qualità ed estetica. Christiane Theobald, direttrice reggente del corpo di ballo, ha dato la possibilità a due danzatori-coreografi dal progetto contemporaneo Lab_Works Covid_19, Arshak Ghalumyan e Ross Martinson, di contribuire con lavori creati per sé stessi e per i loro colleghi, unendo all’accoppiata l’immancabile accademismo della danza classica con un passo a due dal Lago dei Cigni, e nel finale il balletto natalizio per eccellenza, Lo Schiaccianoci. Lo Staatsballett Berlin è stato fondato nel 2004 come risultato della riunificazione degli ex gruppi di balletto dei tre teatri d’opera di Berlino: la Deutsche Oper Berlin, la Komische Oper Berlin e la Staatsoper Unter den Linden. Questo felice connubio ha reso lo Staatsballett la maggiore compagnia in Germania – con all’attivo ben novantuno danzatori – e l’unica di formazione classica sotto l’egida della Stiftung Oper. Dal 2004 al 2014, Vladimir Malakhov è stato il primo direttore artistico del corpo di ballo, seguito da Nacho Duato, dal 2014 al 2018. Per la stagione 2018/19 Johannes Öhman ha assunto la prestigiosa carica; nella stagione 2019/20 è stato affiancato da Sasha Waltz in co-direzione. Attualmente Christiane Theobald ha accolto la direzione artistica provvisoria dall’agosto 2020.

Il Gala è il risultato di una combinazione tra opposti che purtroppo in taluni momenti hanno lasciato il posto a evidenti perplessità. Si parte dal pezzo intitolato Mare Crisium su coreografia di Arshak Ghalumyan con la musica di Karl Jenkins. In scena Filipa Cavaco, Weronika Frodyma, Sarah Hees-Hochster, Eloïse Sacilotto, Pauline Voisard. Dalle note del libretto di sala si evince che il coreografo ha desiderato sottolineare la forza delle donne: tuttavia ciò avviene in maniera astratta, lo stile contemporaneo si interseca con la personalità dei cinque abili interpreti dando risalto a una passione per più corpi; la parte maggiormente interessante è quella musicale, accattivante, suadente, un canto ritornante in ogni verso sulla stessa formula melodica, fornendo suggestione al movimento insieme ad una gestualità per lo più incentrata sulle contrazioni/flessioni di mani e braccia. Come un impeto travolgente che, mettendosi rapidamente in mutazione, assume una configurazione fluida, sennonché a discapito della drammaturgia. Il secondo brano in programma porta il titolo The Zero con coreografia, interpretazione, testo e collage di suoni a cura di Ross Martinson. Nelle sue intenzioni il rimbalzo tra domande e risposte lo porta fuori strada sull’aspetto più importante, e cioè la danza. Sintetizzando questo spiazzante pezzo si potrebbe affermare che era volutamente e pretenziosamente tanto concettuale da risultare privo di concetti. Martinson pone al centro la postura di un paziente in sanatorio a suo dire non malato, cercando (forse) un’intima unione alla posizione del corpo umano nello spazio e nella relativa relazione tra i suoi segmenti applicati alla sala danza, e nelle inevitabili correzioni ricevute dal maître all’allievo. Il risultato è incomprensibile se non per chi gode di scoppiettante immaginazione, o per chi desidera a tutti costi trovare una interpretazione che sfortunatamente non mostra emozionalità pur nell’estrema sperimentazione e ricerca coreografica, ben lontana dall’arte o dall’essere artisti. Volendo scorgere un lato positivo lo si rinviene nella figura affascinante di Ross Martinson, esteticamente considerevole nell’abilità tecnica/esecutiva, purtroppo qui andata sprecata nel non riuscito esperimento. Nella centralità del Gala troviamo il Pas de deux del quarto atto dal Lago dei Cigni su coreografia di Patrice Bart da Marius Petipa con interpreti Yolanda Correa e Dinu Tamazlacaru, che restituisce allo spettatore la padronanza rincuorante dei mezzi tecnici connessi all’esercizio di musicalità ed espressività, nonché di luminoso portamento supportato da doti di finezza e consumata abilità: lei nella perfetta esecuzione consecutiva dei trentadue fouettés en tournant, sottolineando così la sua forza, l’equilibrio e la resistenza; per lui dallo sbalzo all’intreccio dei passi, dall’accompagnamento delle braccia alle piroette, fino al coordinamento braccia-busto-gambe ai giri in aria per finire in sintonia con la partner. Accuratamente ed appassionatamente ballano all’unisono la magnifica creazione, rivelano compiutezza accademica, mettono a fuoco la memoria storica della tradizione, con tutti i crismi che richiede. Il quarto pezzo è intitolato Für Elise su musica di Ludwig van Beethoven e coreografia di Arshak Ghalumyan (lo stesso di Mare Crisium) con interprete la solista Elisa Carrillo Cabrera accompagnata al pianoforte in scena da Alina Pronina. Uno dei brani più famosi nella storia del nobile strumento qui fa da sfondo ad un assolo, assunto quale punto di partenza per un lavoro che rinuncia a tutto ciò che il compositore aveva posto in primo piano. La coreografia a livello tecnico è danzata con sicurezza e giusta proporzione, ma il linguaggio usato tra il classico e il moderno restituisce un qualcosa sicuramente di garbato – che denota educazione nell’approccio coreutico – ma privo di un contenuto concreto nell’azione rappresentativa e nella scrittura: un insieme di movimenti ben eseguiti ma pur sempre solo movimenti fini a sé stessi. A chiusura della serata Lo Schiaccianoci con il pas de deux del secondo atto su coreografia di Vasily Medvedev e Yuri Burlaka dopo Ivanov, con i ballerini Aya Okumura e Alejandro Virelles. Ultimo dei tre noti balletti composti da Čajkovskij, fu eseguito per la prima volta in concerto nel 1892 sotto forma di suite sintesi dell’eminente partitura. Il passo a due è segnato da una danza sublime capace di traslitterare i turbamenti, le gioie, e la sognante narrazione di Hoffmann. È un titolo imprescindibile per ogni grande compagnia internazionale di balletto e mostra con eleganza il principesco procedimento coreografico che si nutre di armoniosa sobrietà. Gli interpreti dello Staatsballett hanno dato sfoggio di ottima professionalità, con valente adesione e tenuta. Leggerezza e grazia, abilità e virtuosismo si sono palesati in un’esecuzione dal ritmo espressivo al pari di un fiore nel pieno del suo sbocciare, donando quella rugiada scintillante nel sole.


 

 

 
 
 

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