L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Simon Trpčeski

Cuore ed equilibrio con Simon Trpčeski

 di Alberto Spano

Il pianista macedone Simon Trpčeski è eloquente, raffinato e sicuro protagonista di un recital nella cornice elegante e cordiale del Varignana Music Festival.

VARIGNANA (BO), 9 luglio 2016 – Simon Trpčeski è un pianista di origine macedone che gode della più alta stima della critica, che ha inciso alcuni bellissimi dischi per EMI e Onyx e che a soli trentasei anni è entrato nel gran giro di concerti di rango internazionale: non è difficile leggere il suo nome per noi quasi impronunciabile (ma possiamo conquistarlo pensando a uno starnuto) nelle massime stagioni musicali inglesi ed europee, è di casa nei grandi teatri e ha già collaborato con grandi direttori come Vladimir Ashkenazy, Gustavo Dudamel, Charles Dutoit, Antonio Pappano, Lionel Bringuier e Andrew Davis, per citare i più famosi.

Occasione ghiottissima dunque quella di ascoltarlo in recital al secondo appuntamento del Varignana Music Festival curato da Musica Insieme al Palazzo di Varignana, cioè nell'elegante resort di recente costruzione che domina le dolci colline bolognesi, a pochi chilometri dalla città. È ormai vincente la singolare formula di questi concerti che richiamano un pubblico selezionatissimo: quella di un programma denso ma non lungo, dalle 20 alle 21 nella Sala Bentivoglio del palazzo, dall'acustica pungente, ma fresca e ben condizionata, poi un aperitivo nell'atrio davanti allo stupendo skyline al tramonto, indi una cena rilassante nella zona ristorante accanto al tavolo dell'artista (o degli artisti), con l'agevolata possibilità di interloquire con loro in assoluto relax. Bando al divismo e all'esibizionismo dunque, in un clima colloquiale e rilassato, in cui la componente musicale è uno degli ingredienti della serata, ma non l'unico. Qui ci si dovrebbe sentire quasi a casa, col musicista di turno che sembra essere uno dei tanti ospiti della serata che, a un certo punto, si avvicina allo strumento e suona qualcosa, per il puro piacere di far musica in mezzo a noi.

Data la premessa è difficile immaginare interprete più adeguato di Trpčeski a un salotto musicale di tal fatta: entra in sala con un fare amichevole, si siede al gran coda Steinway della collezione di Fabbrini e attacca con estrema semplicità la Mazurca in sol minore op. 24 di Chopin. Il tocco è subito limpido, chiaro, c'è il senso della danza e c'è un suono legatissimo e morbido. Con intelligenza e rigore continua a scandagliare l'op. 24, attacca sicuro la n. 2 in do maggiore, scegliendo un tactus molto calmo, poi la 3 in la bemolle maggiore infine la quarta in si bemolle minore, con la ragguardevole volontà di concludere l'intera opera 24, come è sempre bene fare con un autore come Chopin. Trpčeski possiede una tecnica eccellente, cesella i suoni con sapienza, è espressivo quanto basta, fraseggia, quasi “parla” con le note. Il suo pianismo è eloquente, raffinato, sicuro.

Attacca le formidabili Valses nobles et sentimentales di Maurice Ravel e subito ne coglie lo spirito languido, austero e – appunto – sentimentale, riecheggiando come vuole l'autore in senso parigino lo spirito del valzer schubertiano. Trpčeski analizza il testo con lucidità quasi ospedaliera, ma non risulta freddo o distaccato. Attraverso un uso virtuosistico del rubato stira fin quasi all'insostenibile il tempo, allunga, dilata, assapora ogni nota, ci si tuffa, sempre cosciente di stare in un ambiente raveliano, in cui eleganza e asciuttezza vanno a braccetto. Sfiora quasi sempre l'eccesso ma non lo raggiunge, e scodella sopraffina l'arte del calibrare tensione e distensione.

Dopo Ravel attacca una sua singolare antologia, quasi una “compilation” senza soluzione di continuità di nove brani di Francis Poulenc: tre Novellette, cinque Improvvisazioni e la spumeggiante Toccata op. 28 (dai Trois pieces) che chiude in gloria un godibilissimo programma di cinquanta minuti. Tutto si conferma anche in Poulenc, autore quasi paradigmatico per questo tipo di pianismo colto. L'ironia, la piacevolezza, lo stile sono perfettamente realizzati, senza però mai eccedere, con un senso della misura che è sempre più raro trovare.

Ecco il caso di un musicista completo, dotato di autocontrollo e di una tenuta esemplari, uno - come si dice in gergo - sempre “in palla”. Bravo Trpčeski, emblema del buon pianismo internazionale, del professionismo assoluto, del suono bello e naturale. Si capisce dunque il suo grande successo sia in sala di concerto come in disco, e si intuisce quale enorme margine di crescita potrà esserci in questo musicista charmant e rigoroso, che al momento dei bis li annuncia amabilmente, come si faceva una volta. Erano le Scozzesi e il Valzer in la minore postumo di Chopin, da lui imparato quando aveva sette anni e, a suo dire, “sempre nel mio cuore”.


 

 

 
 
 

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.