L’Ape musicale

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Fidelio a Buenos Aires

Vuoto abbagliante

 di Gustavo Gabriel Otero

L'opera di Beethoven è presentata al Teatro Colon in un allestimento confusionario e inutilmente fastoso. Non convince nemmeno la concertazione di Francisco Retting, mentre note più liete vengono dalla compagnia di canto.

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Buenos Aires, 17 maggio 2016 - Come terzo titolo della stagione lirica 2016 il Teatro Colón di Buenos Aires ha presentato Fidelio di Ludwig van Beethoven e ancora una volta è risultata evidente la carenza della direzione artistica nella selezione degli interpreti. Ancora una volta un allestimento decorativo e e vacuo è stato proposto agli abbonati insieme con un una compagnia di canto dignitosa ma non al livello che richiederebbero la storia, la tradizione  e il prezz dei biglietti del Teatro. A ciò si è aggiunta, in questo caso, una direzione mediocre.

Eugenio Zanetti nel suo ruolo molteplice di costumista, scenografo, creatore multimediale e regista ha optato per un fasto tanto alieno dall'opera quanto fine a se stesso e kitsch.

Scene e costumi hanno portato alla ribalta una confusione di epoche e stili, senza riferimenti storici e, viceversa, con una collocazione in ogni tempo insieme, fra la Grecia e l'attualità. Nulla di nuovo, nella recitazione, al di là di definizioni di routine: la soluzione di Zanetti pareva consistere nell'impatto visivo di una moltiplicità di elementi prima che nelle idee teatrali.

La direzione incostante di Francisco Rettig, con tempi lenti e noiosi, si è concretizzata in una visione piatta e scolorita dell'opera. Il festival delle stecche degli ottoni non ha molto contribuito a plasmare una lettura musicale di qualità.

Senza meravigliare, il meglio è venuto dalle voci, unico motivo d'interesse dello spettacolo.

Leonore con linea di canto immacolata, acuti brillanti, bel timbro, intenzioni e stile perfetto. Senz'ombra di dubbio la sua interpretazione è stata la migliore della serata.

Zoran Todorovich è stato un Florestan capace di emergere con vigore dalle immense difficoltà della sua aria di sortita e molto efficace nel prosieguo del secondo atto.

Il Pizarro di Homero Pérez Miranda non ha esibito l'emissione vocale che il personaggio richiede, mostrandosi impari alle esigenze delle parte e, a tratti, poco udibile. 

Il Rocco di Manfred Hemm è stato corretto, rifinito, di dizione perfetta, mentre Hernán Iturralde ha saputo trarre il miglior partito dal piccolo ruolo di Don Fernando.

Ancora una volta Jaquelina Livieri ha messo in luce il suo alto livello vocale con una Marcelina dagli accenti perfetti. Hanno altresì soddisfatto tanto lo Jaquino di Santiago Bürgi quanto i prigionieri di Sebastián Angulegui e Juan González Cueto.

Infine, il Coro Estable del Teatro Colón, preparato da Miguel Martínez, ha assolto al suo compito senza cedimenti, mantenendo sempre un'alta qualità.

Foto Máximo Parpagnoli (piani ravvicinati)/ Arnaldo Colombaroli (campi lunghi). Per gentile concessione del Teatro Colón

Buenos Aires, 17/05/2016. Teatro Colón. Ludwig van Beethoven: Fidelio. opera in due atti. libretto di Josef Sonnleithner, Stefan von Breuning e George Friedrich Treitschke, dal dramma Léonore, ou l’amour conjugal di Jean-Nicolas Bouilly. Eugenio Zanetti, regia, scene, costumi e multimedia. Rubén Conde, luci. Zoran Todorovich (Florestan), Carla Filipcic Holm (Leonore), Hernán Iturralde (Don Fernando), Homero Pérez Miranda (Don Pizarro), Manfred Hemm (Rocco), Jaquelina Livieri (Marzeline), Santiago Bürgi (Jaquino), Sebastián Angulegui e Juan González Cueto (Prisioneros). Orchestra e Coro Estable del Teatro Colón. Maestro del coro: Miguel Martínez. Concertatore e direttore: Francisco Rettig.


 

 

 
 
 

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