L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

La perla del violino

di Roberta Pedrotti

Il programma di Natale della Filarmonica marchigiana per l'Ente Concerti di Pesaro, fra uno Schubert ricostruito, Mozart e Beethoven, vede brillare la classe e la musicalità della violinista Francesca Dego.

PESARO 19 docembre 2023 - Per il concerto di Natale, l'Ente Concerti di Pesaro torna a ospitare la ICO (Istituzione Concertistico Orchestrale) regionale. La Form si presenta con il suo repertorio d'elezione – in particolare la Settima di Beethoven, più volte eseguita e applaudita negli ultimi anni, si potrebbe considerare un vero e proprio cavallo di battaglia [leggi le recensioni: Streaming da Pesaro 27/03/2021; Macerata/Fabriano 24-26/11/2021Como 09/04/2022] – una ricercatezza quasi inedita e un'ospite d'eccezione. Quest'ultima è Francesca Dego, solista nel Concerto per violino e orchestra n. 3 in sol maggiore K. 216 di Mozart, che dipana con un una consapevolezza galante che si fa gusto finissimo per un fraseggio fiorito ma non lezioso, per un gioco sorvegliatissimo di sfumature. L'Adagio è il momento in cui Dego giostra il vibrato nel piano e nel pianissimo, con ineffabile legato e articolazione tanto fluida quanto minuziosa. Il calore limpido setoso del suo bel violino Ruggeri è valorizzato appieno, giocando di fioretto più che di sciabola nella scrittura mozartiana, in un virtuosismo di lieve ironia e nobile effusione sentimentale, fra gusto rococò e nuove sensibilità.

Il bis offre, poi, l'occasione di ascoltare il Capriccio Polacco di Grażyna Bacewicz (1909-1969), compositrice polacca allieva di Nadia Boulanger che porta Dego a passi più spericolati, salti e contrasti. Un altro mondo, per certi versi, con la costante dell'intelligenza di un'artista che non esibisce la sua tecnica, ma la vive come naturale, necessario strumento di una visione musicale.

La ricercatezza quasi inedita era, invece, costituita dal brano d'apertura, l'Ouverture in sol minore D. 668 di Schubert nota nella stesura per pianoforte a quattro mani e qui presentata nell'orchestrazione di Giulio Castronovo, che adduce ragionevolissime argomentazioni a sostegno di un'originaria concezione sinfonica andata perduta di cui la partitura pianistica non sarebbe che una successiva trascrizione. Non è un inedito, giacché il lavoro di Castronovo è già stato eseguito dai Pomeriggi Musicali di Milano, per quanto il concerto pesarese presenti qualche variante rispetto alle precedenti. È un ottimo lavoro che restituisce un'idea assai plausibile dell'opera di uno Schubert all'incirca ventenne o poco più (la versione a quattro mani è del 1819), ben padrone del linguaggio e dello stile del suo tempo, pronto a spiccare il volo verso le sue opere maggiori.

Un terzo elemento d'interesse sarebbe stato la presenza di Michele Spotti per la prima volta sul podio della Form, ma purtroppo i mali di stagione ci hanno messo lo zampino e il direttore lombardo, ormai di casa a Pesaro, è stato costretto a rinunciare. Lo sostituisce Gaetano D'Espinosa e la sfortuna dell'indisposizione si trasforma nella curiosità di riascolta un musicista che negli ultimi anni ha sviluppato la sua carriera soprattutto all'estero, e a Dresda in particolare. D'Espinosa non delude e, pur subentrato all'ultimo momento, si mostra subito sicuro, autorevole, accurato nel dar forma a una propria visione musicale. L'ouverture di Schubert/Castronovo è scontornata con chiarezza e il concerto di Mozart asseconda bene la linea di Francesca Dego in un bell'equilibrio sonoro. Il suo Beethoven, poi, è perfino minuzioso nel definire le cellule ritmiche, nell'affermare la scansione metrica anche con piccoli scarti dinamici. Tuttavia, questa acribia rischia di sfociare in qualche durezza, gli estremi agogici più che dar slancio possono finire per appesantire, come succede nel passo subito frenetico del quarto movimento, che non lascia spazio al respiro dinamico e risulta, pertanto, un po' appiattito. Parimenti, il secondo movimento fatica ad affermare il pathos che dovrebbe pervaderlo oltre la superficie. L'esecuzione è in generale buona, come ci si attende da un'orchestra validissima che conosce a menadito la partitura e da un direttore dalla solida carriera internazionale; l'interpretazione lascia adito a qualche perplessità.

Alla fine un Teatro Rossini ben popolato in ogni ordine di posti tributa vivaci applausi per un concerto che ha avuto come perla il concerto di Mozart con Francesca Dego.


Vuoi sostenere L'Ape musicale?

Basta il costo di un caffé!

con un bonifico sul nostro conto

o via PayPal

 



 

 

 
 
 

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.