L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

La gioia del canto

 di Ramón Jacques

 

Un autoritratto in intervista del mezzosoprano svizzero, noto per il raffinato repertorio che l'ha visto protagonista alla Staatsoper de Berlin, Festival de Salzbourg, Grand Théâtre de Genève, Festival d’Aix-en-Provence, Opéra de Zurich o al Theater an der Wien sotto la direzione, fra gli altri, di Giovanni Antonini, Riccardo Chailly, Charles Dutoit, Sir Colin Davis, Sir John Eliot Gardiner, Nikolaus Harnoncourt, René Jacobs, Riccardo Muti, Sir Roger Norrington, Michel Corboz et Christophe Rousset.

Come si è avvicinata alla musica, e in particolare all'opera? 

Il canto ha sempre fatto parte della mia vita. I miei genitori si sono conosciuti in un coro e in famiglia abbiamo cantato fin dalla mia più tenera infanzia. Ho anche una grande passione per il teatro e la letteratura. L'opera, che riunisce tutti questi aspetti, è sempre stata uno dei grandi sogni della mia vita.

Qual è stato il suo percorso artistico?

Ho studiato pianoforte dall'età di cinque anni, poi, nell'adolescenza, teatro e a diciassette anni ho cominciato a prendere lezioni di canto nella mia città natale di Friburgo. Ho proseguito la mia formazione al Mozarteum di Salisburgo. Dopo il diploma, ho avuto la fortuna di debuttare sulle scene del Landestheater di Innsbruck diretto da Brigitte Fassbaender. Lì Sesto, Carmen, Charlotte ma anche operetta e musical. Il mio percorso è proseguito sulle scene internazionali a partire dall'incontro con René Jacobs. Con lui ho cantato in numerosi concerti e in ruoli importanti come Ottavia nell'Incoronazione di Poppea o l'Anima nella Rappresentatione di Anima et di Corpo.

Ci può parlare della sua voce? Ha dei modelli vocali? Cosa ama del canto?

La mia voce è di mezzosoprano piuttosto chiaro, con un'estensione che mi permette di affrontare le Passioni di Bach come contralto e ruoli acuti come quello di Idamante. Ho una grande ammirazione per Teresa Berganza. Cantare è per me la più grande gioia al mondo. Un atto d'amore contiviso con i colleghi e il pubblico.

Qual è, per lei, l'importanza del libretto, del testo, in rapporto alla musica, alle note?

Il testo è fondamentale nell'opera come nell'oratorio o nel Lied. È la base della nostra espressione, il contenuto di un testo deve essere compreso profondamente. È l'incontro fra testo e musica a permettere l'arte del canto nella sua piena espressione, nelle sue sfaccettature ed emozioni. Fra tutti gli strumentisti siamo i soli ad avere il privilegio di dire un testo. Un atout straordinario.

È sensibile alle ricerche musicologiche e alle esecuzioni "storicamente informate"?

Ho avuto la fortuna di cantare con Nikolaus Harnoncourt. Il suo lavoro è un dono infinito di cui tutti noi beneficiamo. Sono assai sensibile a tutto ciò che permette a un'opera di esser compresa in profondità sia nel senso testuale sia nella realizzazione réalisation musicale.

Cosa risponderebbe a chi afferma che, in materia di canto, «era tutto meglio una volta»?

Quel che era meglio una volta: senza dubbio che si aveva più rispetto, più pazienza e più amore verso i cantanti. Oggi si ha la tendenza ad adottare nel mondo dell'arte le stesse strategie del mondo violento e stressato degli afffari. L'opposto di quello di cui i cantanti hanno bisogno. Il nostro strumento è il medesimo di quello dei nostri colleghi di cinquecento anni fa. La voce è uno strumento che necessita di tempo, riposo, dolcezza, maturazione, rigenerazione.

Lei ha affrontato gli stili più diversi, ha cantato Rossini e Strauss, Monteverdi, Bach, Bizet e Berlioz: cosa le manca ancora? Fra tante possibilità qual è il ruolo dei suoi sogni?

Tutti questi stili musicali mi appassionano e sono sempre inanmorata del ruolo che sto preparando. Sognerei di cantare nuovamente Charlotte (Werther) ma anche Sesto (La clemenza di Tito): questi sono ruoli che mi toccano paricolarmente e tornare ad affrontarli mi permetterebbe di approfondirli ulteriormente.

Le musiche che ama cantare sono le stesse che preferisce ascoltare?

Non necessariamente. ci sono opere o stili musicali che ascolto molto volentieri e che non fanno parte del mio repertorio.

Ci può parlare della sua passione per il Lied e la Mélodie francese e del suo Festival du Lied fondato a Friburgo? E del suo interesse per la musica e il canto barocco?

La mia passione per il Lied risale all'infanzia, quando accompagnavo mia madre che cantava Lieder di Schumann,  Brahms e Schubert. Già all'epoca ero profondamente colpita da tale bellezza. Il mio amore per questo genere musicale ha continuato sempre a crescere. È il miracolo nel matrimonio fra musica e poesia nella più grande semplicità. E si interpreta, si può dire, "cuore a cuore" con il pubblico. Così, in questa essenzialità, è possibile la massima ricchezza emotiva. Per amore di questa bellezza, questa sottigliezza e per la passione per il Lied in tutte le sue forme che ho fondato il Festival. 

La musica barocca occupa una posizione predominante nel mio repertorio ed è a sua volta un mondo di rara bellezza e ricchezza infinita. Ho la fortuna di lavorare con orchestre eccezionali come  Il Giardino Armonico o la Freiburger Barockorchester. C'è qualcosa di più bello che cantare una Passione di Bach? E Monteverdi è assolutamente sconvolgente,vicino all'arte del Lied per la centralità del testo.

Ha avuto problemi a mantenere l'armonia fra carriera e vita?

La mia vita privata e il mio canto vanno d'accordo.

Come si sente, psicologicamente e fisicamente, dopo aver cantato?

Dopo un bel cocnerto o una bella recita sono piena di gioia e profonda riconoscenza. Poter cantare, interpetare opere sublimi live è un tale privilegio! Che emozione vedere il pubblico che vibra con noi! Non ci sono parole per descrivere la felicità che si può vivere quando si realizza questo stato di grazia.

Qual è il più bel ricordo musicale della sua carriera?

Interpretare Carmen. Penso sia il ruolo della mia vita.


 

 

 
 
 

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