L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Come in famiglia

di Isabella Ferrara

Al Teatro Bellini è in scena Agosto a Osage County di Tracy Letts nella traduzione Monica Capuani, con la regia Filippo Dini e la bravura di attori quali Anna Bonaiuto, Manuela Mandracchia, Filippo Dini, Fabrizio Contri, Orietta Notari, Andrea Di Casa, Fulvio Pepe, Stefania Medri, Valeria Angelozzi, Edoardo Sorgente, Caterina Tieghi, Valentina Spaletta Tavella.

NAPOLI, 25 gennaio 2024 - Un palcoscenico in movimento, che svela nuovi ambienti e nuove luci, come il tempo e come le persone sempre sanno fare. In scena l’opera di successo di Tracy Letts, il racconto della storia unica che accomuna persone diverse accidentalmente legate geneticamente, una famiglia. La famiglia, punto di partenza e di arrivo per chiunque. Quella che ci condiziona tutti, sempre, con i suoi ruoli e giochi di ruolo; con l’amore, il risentimento; le incomprensibili cattiverie che solo qui sanno davvero lasciare il segno. Quella da cui scappare per salvarsi, per crescere, per diventare se stessi; e quella a cui ritornare per il richiamo del sangue, o del desiderio di ritrovare il filo di una ricerca. Illusioni, delusioni, frustrazioni, sensi di colpa e colpe, errori, ferite si accumulano, e, lungi dallo sfaldarsi, prendono invece sempre più consistenza, peso, e si colmano di rancore, fino ad esplodere riversandosi su coloro che hanno riempito, e ancora riempiono, nel bene e nel male, la nostra vita. La causa prima di ogni cosa, figli, fratelli, genitori. Fonte di amore e primo impatto con il mondo e il dolore. Tutto questo contenitore di emozioni e sentimenti, di realtà e di sogno, e di più ancora, va in scena attraverso stratificazioni soggettive, sfumature personali, condivisioni corali. Un lavoro attoriale che travolge. Senza fiato lo spettatore deve scegliere se ridere o amareggiarsi. E si sorprende a ridere amaramente. Trascinato da un’onda che si placa solo per rialzarsi più alta di prima. Individualità a confronto, vite in cerca di una direzione perduta, che tornando al punto di partenza vogliono capirne i ritardi, gli sbagli, i fardelli, i condizionamenti, le fughe. Si incontrano e si scontrano contemporaneamente. Hanno un senso da sole, ma anche insieme, si fondono per separarsi subito dopo, più di prima. Dovrebbero amarsi, e forse si amano; condividono ricordi, esperienze. Ma anche si evitano, si allontanano, concentrati su di sè, si feriscono, si incolpano. Quanta bravura nell’essere protagonisti assoluti di se stessi in scena, ed essere anche parte di quell’onda che travolge, senza lasciare nessuno fuori. Quell’onda che quando poi si ritira, lascia solo detriti sulla spiaggia. E dopo il fragore, solo un lamento.

A volte imbarazzano quasi gli insulti urlati, quei litigi di quando ci si parla addosso intenti a imporsi senza ascoltare, come se dalle nostre poltrone stessimo assistendo a questioni private, che private devono restare. È tale l’effetto recitativo che ci invade in sala, come un sottile disagio che vuole sbarazzarsi di quella situazione e non vuole riviverla o paragonarla, o immaginarla. Uno spettacolo lungo con tutte personalità ben tratteggiate, ben definite e ben interpretate, che lasciano un proprio segno personalissimo, che però non esisterebbe senza tutti gli altri. Proprio come in una famiglia.

Nel testo, sul palco, nella regia, nei protagonisti tutti, ci sono toni forti e accenni di un’altra vita. Ci sono dettagli, tematiche intersecate che man mano vengono a galla nella coscienza dello spettatore. Si cerca l’amore, la compassione, si prova a schivare la cattiveria e l’impietosa verità di certi segreti. Si resta interdetti di fronte a quella madre matriarca che esprime il contrario di quello che ci si aspetta dall’amore materno. Si vuole perdonarla, capirla. E poi di nuovo fuggirla.

Si respira la realtà del mondo femminile, ad età diverse, con problemi diversi, a doversi confrontare con uomini per lo più meschini, egoisti, e per questo assenti soprattutto. Con il miraggio di trovare qualcuno per non restare sole, che sia un punto di riferimento, con la fragilità che questo desiderio comporta, e con la forza di scegliere, decidere, agire.

Non tutto si può indagare di uno spettacolo come questo, se non personalmente. Bisogna lasciarsi coinvolgere, da questa regia, da questi attori, e da questo testo. Amarlo o allontanarsene, o entrambe le scelte. Come in una vera famiglia.


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