L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Tutù sontuosi e jeans informali

di Irina Sorokina

John Neumeier rivisita la sua coreografia della Bella addormentata con i meravigliosi costumi di Jürgen Rose e le prove eccellenti dei membri dell'Hamburg Ballett.

AMBURGO, 29 gennaio 2023 - Tutti, o almeno molti, conoscono le fiabe di Charles Perrault, tra cui La bella addormentata nel bosco. Sono sempre presenti nella nostra cultura, ma forse sono in pochi ad averle lette davvero e aver appreso il loro contenuto dai film e dai cartoni animati. Alcuni sono andati in teatro per vedere il balletto omonimo di Čajkovskij, ma il fatto non è paragonabile alla popolarità degli altri due celebri balletti del compositore russo, ll lago dei cigni e Lo Schiaccianoci. Scommetto che solo una minima parte dei lettori abbia letto la seconda parte della Bella addormentata, piuttosto spaventosa, in cui la madre cannibale del principe perseguita la principessa con l’intenzione di mangiarla.

Per quanto riguarda le interpreti del ruolo principale, è quasi impossibile indicare una ballerina che si associ con il ruolo di Aurora come, per esempio, Carla Fracci con la sua indimenticabile Giselle; ci si confonde tra i nomi delle étoile russe, francesi, inglesi e americane che interpretarono o interpretano la parte di Aurora, ma di nessuna si può dire che la principessa di Perrault-Vsevolozskij-Čajkovskij-Petipa fosse o sia il simbolo della sua arte. L’unica che si era avvicinata ad essere l’Aurora ideale può essere stata Irina Kolpakova del Teatro Kirov di Leningrado, già il Mariinskij di San Pietroburgo.

John Neumeier, da decenni il padrone assoluto dell’Hamburg Ballett, ama le grandi forme coreografiche, ama creare balletti narrativi in più atti. Sostiene che “le grandi forme sono molto importanti perché il balletto possa esistere nel modo giusto. Se le grandi forme scomparioranno, il futuro del balletto sarà minacciato. Cosa faranno tutti questi ragazzi che studiano danza nelle accademie se rimarranno soltanto le forme piccole? E poi, le forme globali mi interessano come artista”. Di Neumeier, il maestro del balletto narrativo, si ricordano Romeo e Giulietta (1974), La bella addormentata (1978), La signora delle camelie (1978), Odisseo (1995), Il gabbiano (2002), La morte a Venezia (2003) e tanti altri. Lui stesso è un narratore eccellente e inventa soggetti sulla base delle storie reali, Illusione come Il lago dei cigni (1976) e Nizinskij (2000) ne sono gli esempi perfetti.

Circa due anni fa, nel 2021 l’amatissimo John è tornato alla Bella addormentata all’Hamburgische Staatsoper, per la gioia dei ballettomani e del pubblico più vasto. Non è una nuova versione, ma piuttosto un remake della produzione del 1978, lo conferma lo stesso coreografo. Come spesso succede, una cosa bella parte da un caso, e stavolta si tratta del ritrovamento di un costume della Bella creato dal celebre designer teatrale Jürgen Rose, disegnatore di abiti di una folgorante bellezza per balletti di John Cranko e di Neumeier stesso. Un costume o, meglio dire, i costumi elegantissimi e in buono stato portano il coreografo amburghese a ricreare la propria versione della Bella addormentata circa quarantatré anni dopo.

Tuttavia, la voglia di creare un remake del celebre balletto di Petipa non parte soltanto da un bel costume di Jurgen Rose, ma dal nome del balletto in tedesco e in altre lingue con esso imparentate, Dornröschen, che unisce due parole, “dorn” (prugnolo) e röschen (rosa, o, meglio, rosellina); secondo il pensiero di Neumeier, in questo nome il piacere si associa con il pericolo e la bellezza col dolore. Per questo non troviamo nella sua versione del balletto i nomi tradizionali delle fate, quella buona e quella cattiva: la Fata dei lillà e la Fata Carabosse cambiano i loro nomi in Dorn e Röschen, quest’ ultime ricorda anche la Rosa del Piccolo principe di Saint-Exupèry.

A uno spettatore attento e preparato non sfuggono alcune incongruenze della versione del coreografo amburghese: nell’originale di Vsevolozskij-Čajkovskij-Petipa la principessa Aurora si addormenta per cent’anni per l’incantesimo della fata Carabosse offesa perché non invitata alle celebrazioni del compleanno della principessa; nella versione di Neumeier quattro uomini aitanti penetrano nella camera da letto di Aurora passando attraverso lo specchio nella camera da letto della principessa che dorme già la rendono oggetto dell’incantesimo. Sedici anni dopo uno di questi uomini si presenta al ballo per donare alla principessa una rosa: Aurora si punge con le sue spine ed è costretta a dormire per cent’anni.

Molte, forse troppe cose si possono capire soltanto con l’aiuto del nuovo libretto; siamo sempre costretti a rivolgerci al pensiero del coreografo e questa necessità di consultare il testo scritto distrae parecchio dall’azione coreografica e a volte impedisce di godere l’arte dei formidabili ballerini della compagnia amburghese. Il concetto del remake della Bella addormentata (o, meglio dire, di Dornschörn) del 2021 rimane lo stesso del 1978: il principe in jeans, come il suo predecessore quarantatré anni prima, incontra la principessa, la ragazza dei propri sogni che dopo cent’anni del sonno profondo continua ad esprimersi con linguaggio coreografico di Petipa.

Neumeier sottolinea che nel libretto originale del comportamento di Aurora si parla come “civettuolo” e nell’Adagio della Rosa con quattro principi lei butta via i fiori che le sono stati regalati dagli ammiratori. Da qui nasce il suo pensiero che la fanciulla non sia molto educata, forse è stata viziata troppo dai genitori e non ha mai cercato il significato più profondo della propria vita. Così interpreta il sonno lungo cent’anni come il tempo necessario per crescere e diventare una giovane donna. Al risveglio prova i sentimenti quali la paura, la solitudine e forse diventa cosciente della morte: questi sentimenti aprono per lei la via dell’amore.

Nella nuova versione, viene approfondito anche il ruolo del principe. Désiré non è solo un bel ragazzo moderno in jeans, diventa una persona più sensibile e profonda, va ancora a caccia con gli amici muniti di pistole e carichi delle casse di birra, ma già si sente estraneo a questo stile di vita, percepisce desideri diversi e una sensibilità profonda. Come il suo ideale di donna che deve ancora incontrare, si prepara all’amore. Riguardo alla coreografia, la versione di Neumeier unisce le proprie creazioni con frammenti celeberrimi del balletto di Petipa, ovviamente non identici ad altre produzioni della Bella addormentata, perché, nonostante l’esistenza del testo coreografico di Petipa notato dal regista del Teatro Mariinskij Nikolaj Sergeev, ogni ricostruzione, come quelle di Sergej Vikharev e Aleksej Ratmanskij, risulta diversa.

Spiegato il concetto di Neumeier, non rimane che spendere una marea di parole per descrivere e lodare la sontuosa bellezza dell’allestimento che supera ogni immaginazione, ma, del resto, si tratta sempre del geniale Jürgen Rose. Le scene colpiscono per la raffinatissima bellezza che sta nelle linee e nei colori, tuttavia le parole umane potrebbero non essere espressive a sufficienza per descrivere la bellezza dei costumi. Nel prologo i genitori di Aurora e i loro ospiti indossano abiti elegantissimi dell’epoca di Petipa, dai colori sobri e dalle silouette allungate, ma è quando si arriva alla scena della visione, a ognuno manca il respiro. Nella creazione dei tutù delle ninfe – così vengono definite le ragazze del corpo di ballo – Rose opta per gonne appena sopra il ginocchio ispirate dalla moda dei tempi di Petipa, basta sbirciare tra gli schizzi di Vsevolozskij. Si ricordano i saggi pensieri della grande ballerina Tamara Karsavina, la musa di Michel Fokine che prese il posto del vecchio Petipa al Mariinskij, riguardo alla lunghezza delle gonne che cambia la linea della danza e quindi l’aspetto del personaggio. Se in molte produzioni contemporanee si preferiscono i tutù piatti che lasciano scoperte tutte le particolarità delle gambe, senza lasciare lo spazio minimo all’immaginazione, i tutù delicati fino al ginocchio di Jürgen Rose rendono la silouette decisamente più morbida e femminile e stimolano la fantasia dello spettatore. E cosa dire dei costumi creati per i personaggi delle fiabe che si presentano alle nozze di Aurora e Désiré, le pietre preziose (nella produzione amburghese sono sostituite da Ricchezza, Gaiezza e Coraggio), e la principessa Florina col il suo innamorato l’Uccellino Azzurro (purtroppo la maggior parte delle produzioni europee della Bella addormentata non prevede l’esecuzione degli altri duetti coreografici quali la Gattina Bianca e il Gatto con gli Stivali, la Cenerentola e il principe Fortuné come anche il pezzo dal carattere comico per il Barbablu, il Pollicino e i dodici ragazzini; possiamo solo immaginare quali miracoli di fantasia ed eleganza avrebbe prodotto la fantasia di Jürgen Rose)?

La rinnovata Dornschörn ad Amburgo è anche un omaggio alla compagnia di danza della magnifica città al Nord della Germania: impiega decine di artisti e raggiunge lo scopo di valorizzarli uno per uno. Prima di tutti, ovviamente la coppia degli innamorati, Ida Praetorius che proviene da Copenhagen e quindi vanta una tecnica non soltanto brillante, ma con una forte impronta danese, cioè rappresenta una magica miscela di forza, grazia ed eleganza. Dalle linee allungate, dal viso che non necessita il trucco, è naturale sia nei panni della principessa delle fiabe sia come ragazza dei nostri tempi che il principe incontra alla fine del balletto. Alexandr Trusch è un principe particolarmente affascinante nell’autentica modernità, sprizza energia colorata dalla dolcezza, virtuoso nei salti e perfetto negli adagi e nel delicato partnering. Accanto a loro, un passionale Karen Azatyan nel ruolo di Dorn (il Prugnolo) e una raffinata Anna Laudere nella parte di Schörn (la Rosa). La bravura tecnica e artistica della compagnia amburghese è tale che avremmo il desiderio di elencare tutti gli artisti, uno per uno, e visto, che, purtroppo, non è possibile, ci limitiamo ad esprimere ancora una volta la nostra più sincera ammirazione per questi ballerini.

Markus Lehtinen tratta la partitura di Čajkovskij come una vera sinfonia (lo stesso autore sostenne che un balletto e una sinfonia siano la stessa cosa), i suoi tempi sono sempre giusti e tutti i gruppi strumentali trattati con la massima cura. Un piacere particolare per lo spettatore – ell’ascoltatore – è dato dall’esecuzione del pezzo quasi sempre tagliato nelle produzioni della Bella addormentata, l’entr'acte con il violino concertante, nelle mani di Joanna Kamenarska. Lei e due altri strumentisti, Naomi Seiler (viola) e Thomas Tullack (violoncello) si presentano al sipario e giustamente ricevono generosi applausi.

Un successo sopra ogni immaginazione, pienamente meritato, e tutti gli artisti letteralmente osannati.


 

 

 
 
 

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