L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Anna Kravtchenko

Spettro Notturno

 di Roberta Pedrotti

Anna Kravtchenko affronta a Bologna l'integrale dei Notturni di Chopin secondo l'ordine escogitato da Alexis Weissenberg. Un'impresa audace che seduce grazie ai sottili richiami risvegliati da questi accostamenti fra i singoli Notturni e grazie al tocco e alla personalità ammaliante della pianista ucraina.

BOLOGNA, 30  giugno 2016 - È vero che pianofortissimo è un festival notturno per elezione, è vero che si avvolge nelle brezze del crepuscolo e vede brillare la Luna e le stelle fra le traiettorie di volatili vespertini, ma l'esecuzione integrale di tutti i Notturni di Chopin in un'unica serata poteva apparire una sfida davvero intemerata. Anche per un festival coraggioso avvezzo ai debutti, anche per un festival specialistico rivolto ad un pubblico particolarmente sensibile e attento.

Per risolvere la sfida che a memoria d'uomo e di ricerca on line – ma sempre passibile di smentite – pare non essere mai stata tentata a Bologna, giunge in primo luogo Alexis Weissenberg: il compianto pianista, scomparso nel 2012, ha lasciato per la EMI un'incisione dei Notturni secondo un ordine personalissimo e a prima vista indecifrabile (5, 16, 12, 13, 8, 18, 9, 1, 2, 7, 17, 14, 3, 6, 19, 10, 15, 4, 11), ma che all'ascolto appare perfino lampante nel suo fluire consequenziale. I sottili rispecchiamenti formali, armonici, tematici, individuati e pazientemente ordinati da Weissenberg potrebbero essere un esercizio retorico, un sofisma analitico, se i fatti non dimostrassero quanto l'esecuzione tutta d'un fiato (con un intervallo, in concerto, fra il Notturno n. 2 e il n. 7) funzioni veramente come un discorso unico, e non come la concatenazione di pagine staccate, destinate per lo più a respirare nello spazio di qualche minuto a mo' di riempitivo – o fuori programma – in un recital più composito.

Il puzzle originalmente composto da Weissenberg per la sua incisione ha affascinato il direttore artistico Alberto Spano, con la consulenza del compositore Luigi Sammarchi per decifrarne gli incastri, che l'ha affidato a una stella del pianoforte come Anna Kravtchenko.

L'artista ucraina ha, fortunatamente, raccolto il guanto della sfida, di una sfida che non vuole trasformare, naturalmente, i Notturni in quel che non sono – una sorta di unica Sonata-Fantasia consapevolmente suddivisa in frammenti disordinati – ma ne pone in tutta evidenza l'altissima qualità compositiva, ne fa risaltare intelligenza, preziosismi, acume visionario.

Così come i singoli Notturni s'incuneano l'uno nell'altro senza soluzione di continuità, così Kravtchenko sembra scoccare una nota nell'altra, gocce in uno specchio d'acqua, con il peso d'una traiettoria verticale perfettamente definita per sciogliersi poi, morbidamente, nelle liquide increspature concentriche. È un'impressione estremamente fisica quella che ci fa percepire la consistenza stessa del suono, il suo sciogliersi e compenetrarsi; tuttavia la materia che scaturisce dalle dita di Anna Kravtchenko è dalle stesse dita resa inafferrabile sostanza di un fraseggio assolutamente, ipnoticamente borderline.

Subito si avverte l'inquietudine di un incedere spezzato, imprevedibile, i cui frammenti, tuttavia, si raccolgono in un ordine, in un'unitarietà che non perde di vista il legato e le strutture della partitura. Non ci disorienta veramente, non tradisce la musica, anzi, la vive con profondo rispetto, ma anche con una sorta d'identificazione che ne rivela un aspetto perturbante, irrisolto. Il paradosso di una follia controllata, di una pulizia di tocco, timbro, legato in cui si muove uno spirito febbrile: la quiete della notte avvolge anche i suoi spettri e i suoi incubi e il confine fra la pace e il tormento è così labile che ne siamo, insieme, sedotti e turbati, come di fronte a un mondo che appare perfettamente familiare se non per sottili quanto percepibili differenze.

Questa sera anche l'aria è un po' diversa dal solito, i riflettori non attirano le solite falene e gli amici pipistrelli musicofili non fendono il cortile dell'Archiginnasio. I diciannove frammenti compongono uno spettro Notturno che pensavamo avremmo riconosciuto, e che fra le dita di Anna Kravchenko prende forme e sfumature insospettabili.

Al termine, qualche istante di silenzio, e poi gli applausi scroscianti di un cortile che raramente s'era visto così affollato; anzi, i posti a disposizione, esauriti, non sono bastati a soddisfare tutte le richieste e un gruppetto piuttosto nutrito è rimasto deluso alle porte dell'Archiginnasio.


 

 

 
 
 

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