L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Monaco di baviera Cuvilles Theater

Nello scrigno di Ludwig

 di Andrea R. G. Pedrotti

Da Bach a Šostakovič i solisti della Bayerisches Staatsorchester ribadiscono la loro statura artistica con un concerto nella cornice del settecentesco Cuvilliés-Theater, manifestazione dello sfarzoso gusto barocco tanto amato anche da Ludwig di Baviera, che lo elesse a suo teatro privato.

MONACO di BAVIERA, 26 luglio 2016 - Nel mese di luglio a Monaco di Baviera, sotto la sempre attenta e precisa organizzazione della Bayerische Staatsoper, oltre a un festival estivo che vede riproporre le Premieren della stagione appena conclusa e alcuni titoli di repertorio, vengono presentate altre attività fra cui un cartellone cameristico, genere, purtroppo, non molto popolare in Italia.

Per questa serata siamo stati ospitati nella bella sala del Cuvilliés-Theater. Non è facile trovare questo teatrino all’italiana, collocato all’interno della residenza dei regnanti di Baviera nei pressi di Odeonplatz, non distante dal teatro nazionale bavarese. È suggestivo attraversare i complessi museali e le piccole corti del palazzo fino al Cuvilliés-Theater, che appare dopo essere passati da un piccolo porticato, preceduto da un sobrio corridoio. È all’interno che si manifesta il baroccheggiante gusto tanto amato ed emulato anche da Ludwig II: decorazioni sfarzose in ogni angolo, stucchi e ornamenti di ogni tipo, ma anche un’imperfettibile acustica che consente un’ottima diffusione del più minuto suono degli strumenti.

Sempre nell’ottica dell’innovare, pur mantenendosi fedeli al testo, il primo brano, ossia Kunst der Fuge BWV 1080 di Johann Sebastian Bach. Questa partitura non ha indicata la strumentazione, perciò si adatta molto bene all’inserimento di strumenti che l’autore non avrebbe potuto utilizzare senza che si cada nel “tradimento” di quanto era stato pensato in origine.

La strumentazione curata dal giovane compositore Oriel Cruixent è interessante e prevede un violino (nell’occasione David Schultheiβ), un violoncello (Jakob Spahn), una marimba e un vibrafono. Qui siamo costretti a segnalare una piccola omissione poiché erano impegnati (per questo primo brano) solo due percussionisti, mentre sul piccolo programma che ci è stato consegnato sono stati indicati tutti e tre i professori che si sarebbero esibiti nella serata, cioè Claudio Estay, Thomas März e Peter Roijen.

Della raccolta di Bach sono state eseguite il Contrappunto I, III, VI in Stylo francese, IX, XIII a 3; il Canone alla ottava e la Fuga a tre soggetti. Prima del concerto è lo stesso violinista a presentare la ricerca di un’atmosfera più sentita, specialmente attraverso l’uso della marimba. L’effetto è sicuramente riuscito e l’impressione era quella di una strana misticità, sovrapposta ai temi musicali. Sono i virtuosismi del violino a risaltare con vigore, sia nei passaggi maggiormente votati alla coloratura, sia in un fraseggio che insista su una maggior ricerca di colori.

L’abilità del violoncellista si palesa nel brano successivo, ossia le Sonate per violoncello e percussioni di Anatolijus Šenderovas. Brano contemporaneo che punta molto sull’impeto, specialmente nel primo e nell’ultimo dei tre movimenti previsti: Concitato, Misterioso e Allegro. I colpi delle percussioni sono secchi e sonori, pur mantenendo (cosa positiva, visto lo stacco cronologico della vita dei due compositori) un particolare substrato di mistero, conferito da un piccolo gong e dalla rotondità del suono delle altre percussioni. Veramente bravissimo il violoncellista Jakob Spahn per il vigore e la perizia tecnica dimostrati.

Dopo una breve pausa, trascorsa nelle piacevoli sale della residenza, è stato dato spazio a un breve intermezzo fuori programma in ricordo delle vittime dell’attentato di pochi giorni prima, al quale non era seguito nessun altro evento cameristico nella città di Monaco.

Poi è stata la volta Sinfonia n. 15 in la maggiore Op. 141 di Dmitrij Šostakovič. In questo caso si trattava di un’autentica riduzione per tredici strumenti a percussione (suonati da tre professori), violino, violoncello e pianoforte (Oliver Triendl). Questo arrangiamento, a cura di Viktor Derevianko, era ampiamente conforme al testo originale. L’effetto complessivo mutava relativamente, poiché i volumi si adattavano alla piccola sala che faceva da cornice a questo concerto. Curioso notare una certa eccitazione positiva del pubblico nel momento della citazione del tema principale dell’ouverture dal Guillame Tell di Gioachino Rossini e una maggior freddezza in presenza del tema del Fato da Der Ring des Nibelungen di Richard Wagner. Indipendentemente dal gusto personale questo era dovuto, molto probabilmente, all’assenza degli ottoni, mentre una scrittura ben più melodica di quella wagneriana poteva risultare maggiormente orecchiabile con questo organico per il pubblico, italiano o tedesco che sia.

Ottima, comunque, l’esecuzione complessiva, con belle scelte dinamiche e gran varietà di colori per tutta la durata di un brano che, nel contesto di un concerto da camera, non era affatto breve, ma è riuscito senza problemi a mantener ben desto e attento il pubblico.

Al termine grandi applausi per tutti e numerose chiamate per i solisti della Bayerisches Staatsorchester.


 

 

 
 
 

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