L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Forza estrema

di Luigi Raso

Valentina Lisitsa in recital al Teatro delle Palme per la stagione dell'Associazione Scarlatti propone un programma dedicato a Chopin e Rachmaninov

NAPOLI, 2 dicembre 2021 - Sembra condurci all’interno di uno dei video musicali caricati sul proprio canale YouTube Valentina Lisitsa mentre guadagna con passo deciso il palco del Teatro Delle Palme di Napoli, prima di iniziare questo atteso recital perla stagione dell’Associazione Alessandro Scarlatti che, dopo l’unica apparizione all’edizione napoletana di Piano City del 2019, segna un imperdibile ritorno a Napoli della pianista ucraina, star di YouTube: i suoi video, caricati sulla piattaforma di streaming musicale sin dal 2007, registrano milioni di visualizzazioni; il suo canale musicale vanta poco meno di 700 mila iscrizioni. Numeri da record per una pianista classica, la quale prima dell’esplosione incontrollata del successo dei vari social network ha avuto lungimiranza di intuire le enormi potenzialità di YouTube nella diffusione ad una platea potenzialmente illimitata di ascoltatori della musica classica pianistica.

E per il recital napoletano la Lisitsa propone un programma, equamente suddiviso tra Sergej Rachmaninov e Fryderyk Chopin, suggestivo e impegnativo come pochi dal punto di vista tecnico e interpretativo.

Si parte con le Variazioni sopra un tema di Corelli op. 42 di Sergej Rachmaninov, composte nel 1931: una mirabile costruzione musicale adornata di virtuosismo pianistico imperniata intorno al celeberrimo tema cinquecentesco della Follia, ripreso e immortalato, tra gli altri, da Arcangelo Corelli. L’esposizione del tema ci presenta con suono corposo, nitido, pulito, rotondo, pulizia nel tratto. Un suono che colpisce come una freccia: si impone e riscalda la sala sin dalle prime note. Le successive venti variazioni sono compendio di tecnica pianistica: il talento e il dominio della tecnica sono tali che permettono alla Lisitsa di affrontare con estrema naturalezza anche i passaggi più impervi. La pianista opta - e sarà una costante dell’intero recital - per dinamiche e agogiche esasperate, a tratti sfrenate: e, pur nell’ampiezza della gamma dinamica, la preferenza è accordata a sonorità intense, orientate e oscillanti tra il forte e il fortissimo. I tempi staccati sono improntati a un’incessante incisività.

È un pianismo dal tratto virile, muscolare, che si fa ancor più impetuoso nella successiva Sonata n.2 in si bemolle minore op. 36 di Rachmaninov: Valentina Lisitsa opta per la versione originaria del 1913, nel 1931, in epoca coeva alle precedenti Variazioni sul tema di Corelli, sottoposta dal compositore a revisione. Nel corso del fluire dei tre tempi della Sonata, l’approccio alla scrittura diviene sempre più frastagliato, tormentato e perentorio; le sonorità si fanno sempre più corrusche, i tempi sempre più stringenti. È una lettura dominata da potente intensità, imperniata su una muscolosità pianistica evidente e, per molti aspetti, strabiliate: la sensazione è quella di trovarsi davanti a una visione estremamente originale, probabilmente – ma ci addentriamo nel campo dei gusti personali - a tratti eccessiva per impeto che promana dall’esecuzione. Al magnifico Steinway & Sons, in un crescendo di tensione e di intensità sonora, vengono richieste sonorità turgide, ben definite e sferzanti.

L’esposizione dei temi, pur nella loro riconoscibilità, è ammantata dal virtuosismo della scrittura di Rachmaninov. La sensazione all’ascolto è che la pianista ucraina presti più attenzione allo sviluppo armonico e ritmico della Sonata piuttosto che quello dei temi: l’attenzione è incentrata sulla verticalità della composizione più che sull’ orizzontalità. I temi appaiono come nascosti tra le armonie che suonano, sotto le mani tendenzialmente precise della Lisitsa, poderose, incastonati sotto una pioggia incessante di robuste sonorità.

La seconda parte del recital, interamente dedicata a Fryderyk Chopin, appare quale una prosecuzione, ancor più amplificata, del pianismo esibito nell’affrontare le due composizioni di Rachmaninov. Uno Chopin eccessivamente estremizzato nelle scelte agogiche, sempre (troppo) sostenute, e in sonorità diametralmente opposte a quelle raffinate ed evanescenti che certa prassi ececutiva ha attribuito al compositore polacco. I quattro Scherzi sono innervati da un’urgenza narrativa stringente, che ne assorbe quasi del tutto l’empito poetico. Nessuno pretenderebbe più – e per fortuna! – di ascoltare eccessivi dislinguimenti sentimentalistici a buon mercato, ma l’esecuzione della Lisitsa pecca per eccesso opposto: il procedere così rapidamente è tale da togliere troppo il respiro. La sensazione è quella di ascoltare, soprattutto nello Scherzo n. 3 in do diesis minore op. 39, Chopin riletto sub lucem di Rachmaninov: eccessivamente virile e compiaciuto nel procedere, energico e sontuoso, proteso a incantare con virtuosismo e tempi prossimi al parossismo piuttosto che condurre all’incanto poetico.

In definitiva, uno Chopin sicuramente originale e interessante per approccio, ma spiazzante, e alla lunga, temiamo, defatigante per l’ascolto.

Il clima si fa più disteso e l’atmosfera più rarefatto con la successiva e magnifica Polonaise-Fantasie in la bemolle maggiore op. 61 che chiude il programma: la Lisitsa, rispetto ai precedenti Scherzi, si abbandona maggiormente al lirismo della scrittura, ricamando melodie con sonorità dal color pastello e concedendo respiro più ampio al fluire del discorso musicale.

Acclamatissima, dà prova di grande generosità regalando, malgrado il programma impegnativo, ben quattro bis: si parte con un’esecuzione vibrante dell’Andante Spianato, Grande Polanaise Brillante op.22 di Chopin, per proseguire con il Valzer brillante op. 34, n. 1, sempre del compositore polacco; segue Il desiderio della fanciulla di Chopin/Liszt, trascrizione di Franz Liszt del canto polacco Zyczenie di Chopin. La carrellata dei bis si chiude con una travolge esecuzione della Fantasia-Improvviso in Do diesis minore op. 66, la quale, per tempo serratissimo e tensione, appare la più compiuta sintesi del pianismo di Valentina Lisitsa ascoltato nel corso di questo recital napoletano.


 

 

 
 
 

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