L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Arena bagnata e fortunata

di Irina Sorokina

Nonostante il cielo minaccioso e qualche goccia di pioggia, si conclude con successo l'annuale omaggio dell'Arena di Verona a Ezio Bosso. I Carmina Burana di Carl Orff sono affidati alle voci di Lisette Oropesa, Filippo Mineccia e Mario Cassi, con la direzione di Andrea Battistoni e i consueti effetti visivi.

Verona, 12 agosto 2022 - Carmina Burana, è l’opera più eseguita di Carl Orff. Non c’è da meravigliarsi, la cantata del compositore tedesco è capace di conquistare dalla prime note anche le persone che prima non avevano mostrato alcun interesse per la musica cosiddetta “seria” e non avevano mai sentito il nome di Orff, che nel 1935-36 musicò alcuni testi di Carmina Burana (il nome introdotto dallo studioso Johann Andreas Schmeller nel 1847, l’anno della prima pubblicazione del manoscritto). I testi poetici medievali in latino volgare, alto tedesco medievale e provenzale trovati nel 1803 nell’antico convento di Benediktbeuern fondato da San Bonifacio nelle vicinanze della cittadina Bad Tölz, in Baviera, trattano aspetti dell’esistenza umana quali amore, morte, potere, ricchezza. Nonostante nel manoscritto ci fossero tracce musicali, ma solo per quaranta sette brani, Orff scelse di comporre musica originale. Dopo la prima esecuzione della cantata l’8 giugno nel 1937 a Francoforte sul Meno, la sua fama andò aumentando e oggi è una delle opere musicali tra le più popolari del mondo.

Negli immensi spazi dell’Arena di Verona i Carmina Burana furono eseguiti nel 2014 e 2015, ma soltantodopo il 2019 la sua presenza nel cartellone ha assunto il significato speciale: l’11 agosto 2019 era diretta da Ezio Bosso che alla fine della serata aveva promesso al pubblico di tornare nella città veneta con la Nona di Betthoven. Ma fu colto dalla morte e oggi i Carmina Burana entrano a far parte del cartellone in sua memoria. Tutto esaurito, l’Arena davvero gremita e anche la pioggia, sembra, ha ceduto e in questo modo espresso il sentimento profondo nutrito da veronesi e ospiti per la memoria di Bosso. Atmosfera emozionante e soltanto un’interruzione a causa dell’acqual'omaggio si è compiuto.

Imponenti i complessi impegnati nell’esecuzione del capolavoro di Orff, l’orchestra e il coro della Fondazione, due cori di voci bianche e tre solisti, il soprano Lisette Oropesa, il controtenore Filippo Mineccia, al debutto nell’anfiteatro veronese, e il baritono Mario Cassi.

Da sempre è grande la tentazione di non limitarsi dell’esecuzione musicale, ma offrire al pubblico uno show contenente proiezioni di immagini e video e effetti luci. Delle cose simili si sono viste molte volte a Mosca dove la vita musicale è da sempre caratterizzata da un’intensità quasi esagerata: nel cartellone della Casa Internazionale di Musica della capitale russa la cantata di Orff è stata annunciata come uno show multimediale dal carattere grandioso, ma in pratica si era trattato della proiezione dei quadri dei pittori europei del Cinquecento (ricordiamo che i testi poetici della cantata scenica risalgono al Trecento), senza effetti laser o fuochi d’artificio. Anche Verona presenta il proprio show, decisamente più modesto di quelli che si vedono nella capitale russa, e sulle antiche gradinate si vedono proiezioni dell’immagine di una luna azzurra per passare nel finale al fuoco arancione: sono sempre quelle (luci di Paolo Mazzon).

Show o non show, l'evento areniano è da sempre nelle grazie del pubblico internazionale e ieri l’Arena era gremita di gente, cosa che fa un gran piacere.

All’altezza è stato il trio dei solisti ingaggiati per questa serata speciale. Lisette Oropesa è apparsa in un abito svolazzante azzurro pastello, perfetto per mettere in risalto la sua bellezza e la femminilità e soprattutto il suo atteggiamento sempre elegante, e ha sfoggiato la voce che conosciamo già e non ci stancheremo mai di ascoltare: un soprano cristallino e pulitissimo, ma pur sempre morbido. Fresca del grande successo nella Traviata, si è dimostrata una musicista raffinata e versatile capace di passare in modo naturale da uno stile all’altro, dalla musica lirica italiana della metà dell’Ottocento a quella tedesca di novant’anni dopo, dalla scrittura completamente diversa e a tratti impervia. Davvero peccato per la brevità della parte del soprano nel capolavoro di Orff. Molto apprezzabile è stata la partecipazione del controtenore Filippo Mineccia, in possesso di un timbro gradevole e di una grande capacità d’interprete, in evidenza nell'aria del cigno arrostiti. Il baritono Mario Cassi, già presente all'esecuzione del capolavoro di Orff diretto da Ezio Bosso esattamente tre anni fa, anche ieri sera ha accarezzato l’orecchio dal suo timbro seducente e dall’emissione morbida, ma ha brillato soprattutto per la qualità dell’interpretazione musicale nel segno dell’intelligenza e della correttezza stilistica, raggiungendo un trionfo nel suo assolo.

Andrea Battistoni che nel passato aveva già diretto il capolavoro di Orff con esito contraddittorio è apparso molto più sicuro di una volta e soprattutto più capace di tenere in mano le redini dei complessi presenti sul palcoscenico, un’orchestra e ben tre cori. Ha adottato una lettura molto energica, consona alla sua personalità, con un risultato dignitoso, anche se non ha evitato momenti di sintonia imperfetta. Eccellenti i tre cori, dell’Arena di Verona sotto la guida di Ulisse Trabacchin e due cori di Voci bianche: A.LI.VE. e A. d’A.Mus. diretti rispettivamente da Paolo Facincani e da Marco Tonini.

Il tempo incerto ,con le precipitazioni annunciate per tutta la serata, è stato clemente e i canti goliardici dei clerici vagantes sono stati interrotti solo una volta. L’esecuzione è andata in crescendo, a partire dal celebre “O fortuna” per arrivare alla sua ripresa, intonata dal coro con un autentico ardore.

Una serata sotto cieli scuri e minacciosi e con delle precipitazioni, segnata dall’entusiasmo generale e da applausi generosi.


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