L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Vienna a sorpresa

di Roberta Pedrotti

Saltata per sciopero la data principale al Teatro dal Verme, la replica decentrata permette di recuperare il concerto di Natale dei Pomeriggi musicali di Milano, in cui Alessandro Bonato, con piena padronanza stilistica, impone una lettura idomatica, raffinata e trascinante delle musiche della famiglia Strauss.

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MILANO, 23 dicembre 2022 - “Scusate, oggi Siviglia è a casa mia!” sbotta Antonio nelle Nozze di Figaro. Invece noi, come regalo di Natale, abbiamo trovato Vienna a Sesto San Giovanni. Sembra incredibile, ma è stato possibile, inoltrandosi nell'interland milanese, con le luminarie festive a balenare nella foschia dicembrina, in metropolitana fino allo Spazio Mil, oltre tremila metri quadrati di area industriale riqualificata per attività culturali, mostre, incontri, teatro, concerti. Qui ritroviamo il concerto cui avremmo dovuto assistere la sera prima al Teatro Dal Verme, se uno sciopero non avesse fatto saltare il programma. Vien da interrogarsi su quanto possa giovare alle istanze dell'orchestra annullare un appuntamento pressoché esaurito, il miglior successo di botteghino da tre anni a questa parte in una città in cui la concorrenza non manca di certo; viene da chiedersi se non sarebbe stato più utile approfittare dell'affluenza per distribuire volantini e fare un comunicato corroborato poi dalla dimostrazione del proprio valore artistico... Non resta che augurarsi ogni bene per i lavoratori.

Per fortuna, frattanto, approfittiamo del fatto che il concerto delle feste, che si tiene sotto Natale ma ha un programma del tutto capodannizio, conti anche anteprime e repliche decentrate: non tutto è perduto, evviva! E, se invece della passeggiata nel centro di Milano si fa qualche minuto di metro in più (passando anche dalla fermata Precotto), ne vale la pena, perché al Mil troviamo Vienna.

Al suo quarto concerto dedicato alla famiglia Strauss con I pomeriggi musicali, Alessando Bonato si può ben guadagnare il soprannome di Boskovski del Lombardo Veneto, per l'assiduità, la passione e l'idiomaticità del suo approccio alle danze viennesi. Un repertorio troppo spesso sottovalutato, trattato con superficialità o appesantito inutilmente, ché, se non è sempre facile comprendere il legame di questa musica con il mondo in cui è nata, ancor più è difficile renderne la peculiarità con la giusta naturalezza, con quella nobile e disinvolta “sprezzatura” non a torto esaltata dai nostri avi dal Rinascimento.

Nell'ex capannone industriale, con le luci tutte accese, si compie il miracolo e sentiamo profumo di Sacher e Wiener Schitzel, effluvi di champagne, ci troviamo a passeggiare per le vie del Ring. Siamo a Vienna e la cartina di tornasole è la Maskernball Quadrille, in cui i temi verdiani si susseguono chiarissimi, ma invece di pensare a paggi e congiurati e a canticchiare mentalmente le parole di Antonio Somma ci vien voglia di ballare, sentiamo l'impulso del moto danzante. Perché quella è, prima di tutto, una quadriglia e non, sebbene renda omaggio a Verdi e si basi su temi di Un ballo in maschera, una fantasia o reminiscenza operistica. Questo Bonato lo capisce benissimo e lo rende perfettamente, con un gusto che sembra innato – come tutto quel che viene dallo studio profondo che rinsalda l'istinto – e che coglie sempre l'esatta cifra di ogni brano, senza che l'estrema raffinatezza offuschi una sensualità piena e leggiadra. Lo avvertiamo in Unter Donner und Blitz, pezzo di effetto fin troppo facile in mani meno sapienti e invece ricondotto a un'irresistibile gamma dinamica in cui s'inseguono borbottii lontani, tuoni, folgori ed echi tempestosi. La sottigliezza delle sfumature, peraltro, è possibile perché Bonato coglie un altro aspetto fondamentale del suono viennese, che non è solo inafferrabile perlage di champagne, ma anche piena sostanza, vigore e talora anche un pizzico di asprezza, indispensabile a dar sapore, come una spolverata di rafano e spezie nella cucina austroungarica. È senz'altro una musica speziata, questa, ma con arte ed estremo equilibrio, perché la forza non manca mai d'eleganza, lo spirito di malizia e di nostalgia insieme. È gioia, sì, ma è difficile non ricordare il monito ricorrente nella Cripta dei cappuccini di Roth “Sopra i calici dai quali noi bevevamo la morte invisibile incrociava già le sue mani ossute”. E, tuttavia, ci inebriamo di danza fin dalla Persischer-Marsch d'apertura, altro pezzo chiave per l'incisività degli accenti, la padronanza di ritmo e metrica che plasma la pienezza del suono orchestrale in un rapinoso moto interno. La presenza della Fledermaus-Quadrille e dell'ouverture dalla stessa Fledermaus permette di immergerci in diverse declinazioni dei temi della regina delle operette: da un lato vale il discorso fatto per la Maskernball-Quadrille, con l'astrazione di melodie in un gioioso tourbillon danzante, dall'altro si rimane senza fiato per la capacità di scontornare il dettaglio, di evitare ogni leziosaggine e lasciar fluire con la leggerezza inafferrabile del valzer una prefigurazione delle seducenti ambiguità e dell'ironia della commedia. Difficile sentire oggi un'ouverture della Fledermaus concertata con tanta finezza, chiarezza e intima comprensione.

Naturalmente il discorso si potrebbe ripetere simile per ogni pagina in programma, tenendo ben presente che ognuna ha una sua precisa identità e non bisogna incorrere nel luogo comune che vuole valzer e polke “tutti uguali” per il solo fatto di appartenere al medesimo genere (come se dicessimo che tutte le chiese sono uguali o tutti i dipinti a soggetto sacro, storico o mitologico, senza contare le suddivisioni interne, per esempio fra polke francesi e polka-schnell). La bacchetta di Bonato, forte della piena consapevolezza stilistica, delinea il carattere di ciascun pezzo affrontando con la medesima freschezza anche i più celebri, da Frülingsstimmen alle Annen Polka, Tritsch-Tratsch-Polka, Pizzicato-Polka, da Feuerfest! a, naturalmente, An der schönen blauen Donau, in cui non manca mai il nitido senso del valzer sottinteso al respiro della linea melodica. Vogliamo riservare però una nota particolare alla Künstler-Quadrille, che inanella citazioni diverse da Mozart a Beethoven, da Weber a Mendelssohn, temi celeberrimi ancor oggi (la Marcia nuziale dal Sogno di una notte di mezz'estate o l'aria di Papageno) e altri (la siciliana “O fortune, à ton caprice” da Robert le diable) ormai riservati agli appassionati. In questo caso, la danza, la fisicità della musica si combina al gioco mentale di incastri e indovinelli, ma sempre con la leggerezza di un discorso che non diventa catalogo erudito, bensì ironica prestidigitazione sonora che più che mai ha bisogno di una bacchetta in grado di combinare leggiadria e profondità.

L'orchestra dei Pomeriggi musicali offre una prova convincente, superiore a quella dello scorso anno, nel seguire le indicazioni del podio anche negli interventi cantati della Bauern-Polka, fino al bis d'obbligo con la Radetzky-Marsch, che trascina il pubblico (tranne un signore, forse reduce delle Cinque Giornate, che abbandona la sala prima del tempo) sempre con uno slancio che non trascura i dettagli rapporti dinamici e agogici, il valore di un ritenuto o di un rubato che non sia mai di troppo o in difetto.

Così, per una sera, Sesto San Giovanni diventa Vienna. E per il Boskovsky del Lombardo Veneto siamo pronti a scomodare presto altri paralleli storici.


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