L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Tre atti in tre giorni

Ramón Jacques

La Los Angeles Philharmonic ripropone The Tristan project, l'opera di Wagner suddivisa in tre serate per un atto ciascuna, quest'anno con la concertazione di Gustavo Dudamel.

LOS ANGELES Walt Disney Concert Hall 9 10 e 11 dicembre 2022. The Tristan Project, presentato in anteprima nel dicembre 2004 sotto la direzione dell'allora titolare Esa Pekka-Salonen e proposto durante la stagione in corso, è uno dei programmi di maggior successo e ambiziosi concepiti dall'orchestra Los Angeles Philharmonic (LA Phil). Si tratta dell'esecuzione dell'opera di Richard Wagner in versione semiscenica sul palco della Walt Disney Concert Hall, sede dell'orchestra, con trasmissioni multimediali proiettate su un enorme schermo sospeso sopra i musicisti. Questa è la terza volta che l'orchestra fa rivivere Tristan und Isolde a Los Angeles, poiché oltre all'anno della sua prima è stato visto anche nel 2007 e in precedenza l'opera completa era stata ascoltata in versione concerto nel dicembre 1987 con Zubin Mehta (un altro ex direttore principale dell'orchestra). A differenza delle precedenti occasioni, in cui era stata eseguita in una sola sera, si è deciso di separarne i tre atti per proporli in tre diversi concerti, in sere consecutive, idea a mio avviso poco saggia, poiché spogliavano l'opera di unità e della continuità e fluidità che richiede, oltre alle ovvie complicazioni logistiche e monetarie per il pubblico che ha deciso e potuto assistere alla tre giorni.

Parlando della parte visiva e scenografica dello spettacolo, l'ideatore delle suddette proiezioni multimediali è stato l'artista visivo Bill Viola, il quale, parallelamente a quanto ascoltato in sala, ha proiettato una serie di scene di vita attuale, una coppia che rappresenta i personaggi principali oltre a elementi come l'acqua, la terra e un fuoco rosso intenso, che hanno cercato di andare oltre la trama per far entrare lo spettatore in un presunto subconscio di idee e filosofie che hanno portato Wagner a comporre questo capolavoro. Indubbiamente una sequenza di immagini interessanti e brillanti da osservare, ma che hanno contribuito poco e a volte hanno distolto l'attenzione dalla parte musicale e dall'opera stessa. Inoltre, il famoso regista Peter Sellars, era responsabile dei movimenti dei cantanti, qualcosa che era ben lungi dall'essere una vera concezione della recitazione, dal momento che i cantanti si muovono lentamente sul palco, con poche interazioni o dialogando tra sé. Se qualcosa può essere messo in evidenza da Sellars, è stato sfruttare gli spazi che la sala da concerto gli concedeva, collocando il coro e alcuni strumentisti nella parte più alta e i solisti, a seconda dell'atto, a cantare dalle balconate laterali, tra il pubblico, riempiendo l'immensità della sala e la sua buona acustica, con un certo mistero, forse un cenno a come ci si possono aspettare spettacoli in futuro. La realtà è che alla fine, con o senza messa in scena elaborata, Tristan und Isolde brilla da solo per la sontuosità della sua orchestrazione, che costruisce gradualmente la sua intensità fino a raggiungere il culmine, e per l'abilità mostrata dai cantanti. Va notato che questa nuova edizione, originariamente annunciata per ottobre 2020 e rinviata a causa della pandemia, doveva essere diretta nuovamente da Esa Pekka-Salonen, ma a causa di cambiamenti nell'agenda dell'attuale direttore della San Francisco Symphony, Gustavo Dudamel, direttore della LA Phil, ha raccolto la sfida di dirigere il suo primo Tristan und Isolde, titolo che affronterà anche all'Opera di Parigi.

Dudamel si è mostrato un direttore misurato, meticoloso e attento a ogni dettaglio, a differenza dell'esplosività e dell'eccessivo entusiasmo che mostrava all'inizio del suo incarico con questa orchestra. Ha svolto un lavoro preciso, in cui ha cesellato lentamente, aumentando l'intensità e i decibel. I suoi cambi di ritmo e dinamica, così come la forza strumentale, a volte sembravano andare fuori controllo, coprendo le voci, ma in termini di un'opera così grandiosa, non cambiano il risultato e l'esplosione di giubilo che ha provocato tra il pubblico. L'orchestra ha mostrato coesione contribuendo con il suo valore allo spettacolo.

Nel cast il soprano finlandese Miina-Liisa Värelä, Isolde dalla voce ampia e potente, è apparsa un po' rigida nel registro acuto, ma si è mostrata come cantante affidabile e sicura. Il tenore svedese Michael Weinius è stato un Tristan espressivo, dal timbro e dal colore gradevoli, e ha saputo gestire bene la voce e ha approfittato delle lunghe pause tra un atto e l'altro, quasi un giorno, per dare maggiore intensità e slancio. Il mezzosoprano Okka von der Damerau ha dato vita a un Brangäne commovente e passionale, una raffinata artista con voce scura dalla naturale dolcezza e brillante musicalità, qualità che raramente ho sentito in questo repertorio. Il basso-baritono Ryan Speedo Greene era apprezzato come Kurwenal per la qualità della sua voce ampia e profonda. Lo stesso non si può dire per il basso baritono Eric Owens, nei panni di Re Marke, che ha sofferto un po' per le esigenze del ruolo e dell'orchestrazione. Hanno mostrato una buona interpretazione i tenori Robert Stahley (Melot), Arnold Livingston Geis (Pastore) e il baritono Ryan Wolfe (Helmsman).

Una menzione va al coro Los Angeles Master Chorale, per i suoi sicuri interventi. Altro importante appuntamento operistico programmato dall'orchestra nel gennaio 2023, riprogrammato da febbraio 2021, sarà la prima locale dell'opera Girls of the Golden West del compositore John Adams, che, festeggiando il suo 75° compleanno, assumerà la direzione orchestrale. Adams, che ha una posizione onoraria all'interno dell'orchestra, è spesso visto ai concerti solo come un altro spettatore.

 


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