L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Viva Nabucco!

di Roberta Pedrotti

Ottimo risultato, fin dall'anteprima, per Nabucco proposto dal Festival Verdi in forma oratoriale nel piccolo teatro di Fidenza, con la concertazione di Giampaolo Bisanti e un cast perfettamente a proprio agio.

FIDENZA, 26 settembre 2023 - Con buona pace di chi coltiva un'ossessione per i registi che non ha nulla da invidiare a quella di un certo cavaliere per i comunisti, il teatro è parte integrante dell'opera, che altrimenti non sarebbe tale e non avrebbe assunto dall'origine il nome di melodramma, fusione, appunto, di musica e azione. Quindi, in linea di principio, un'esecuzione in forma di concerto è sempre una forzatura, un compromesso. Ciò non vuol dire che non possa, tuttavia, funzionare. Specie se si tratta di un teatro di proporzioni minuscole (al Magnani di Fidenza non siamo al Verdi di Busseto, ma poco ci manca) e se trattiamo di un titolo con una sua vocazione oratoriale, sia per il soggetto biblico sia per la drammaturgia strutturata per quadri. D'altra parte, la forma storica dell'oratorio ha talvolta conteso il primato della teatralità spettacolarità e teatralità di testo e musica, giacché l'assenza di vincoli scenotecnici o di bienséance permetteva arditezze impensabili sulle scene operistiche.

Insomma, questo a Nabucco che il Festival Verdi porta in trasferta fuori Parma non sembra mancar nulla, e anzi, pare più vivo e dinamico di certe elefantiache produzioni in cui il ritmo drammatico della musica deve sottostare al tempo per il disporsi plastico delle masse. Qui invece il tempo verdiano è ben scandito da Giampaolo Bisanti, che non fa percepire la riduzione dell'organico per esigenze di spazio (con conseguente adattamento del passo dei violoncelli nella preghiera di Zaccaria), non ci sentiamo defraudati, ma nemmeno storditi da sonorità ridondanti. Anzi, viepiù si apprezza l'effetto della dislocazione di percussioni e banda interna. La bacchetta esperta e sapiente dosa gli equilibri su misura per teatro e interpreti, ci permette di godere di un Verdi vibrante, ben rifinito, consapevole. Già alla prova generale aperta, vera e propria anteprima, è chiara la qualità del lavoro anche di orchestra (la Filarmonica Toscanini) e coro (del Regio preparato da Martino Faggiani), con il cast tutto in bella evidenza.

Quel che il teatro piccolo – ma bellissimo – toglie in termini di capienza e azione, lo rende in servizio alle voci e all'articolazione della parola, permettendoci pure di ascoltare ottimi artisti che difficilmente vedremmo altrove in Nabucco. Si parla di Marta Torbidoni Abigaille e Marco Ciaponi Ismaele. Quest'ultimo smette per una volta i suoi panni mozartiani o belliniani, ma non fa qui l'effetto del “Nemorino a Tebe” (o, meglio “Paolino a Babilonia”) e fa sentire, semmai, un bel cantare chiaro e presente. Torbidoni, poi, è sempre l'artista che abbiamo tanto ammirato in Luisa Miller o Lucrezia Borgia e che aspettiamo di ritrovare fra pochi mesi come Leonora nel Trovatore: un ottimo soprano capace di infondere forza e ampiezza alla coloratura e rendere ottimo servizio a Verdi e Donizetti. Qui ci prendiamo gusto di sentire cabalette ben sgranate, cantabili morbidi, recitativi e ariosi declamati a dovere con piglio e temperamento. Poi, chiaro, dopo l'esperimento da festival l'aspettiamo ancora nel suo alveo d'elezione in sale di maggiori dimensioni.

Anche chi questo Verdi lo mastica più abitualmente si trova coccolato dall'acustica. Vladimir Stoyanov ha tutto l'agio per far valere la classe del suo canto, un fraseggio ben ponderato, che fa vivere il personaggio di Nabucco senza sottolineature tonitruanti. Marko Mimica, parimenti, quale Zaccaria dipana con dizione chiarissima un timbro di raro pregio ed eloquenza. Una bellissima sorpresa è la giovane Caterina Piva, voce morbida e femminile, emissione limpida, timbro ambrato: una Fenena di qualità rara. Ottimo per squillo anche l'Abdallo di Marco Miglietta e bene nei loro interventi Lorenzo Mazzucchelli (Gran sacerdote di Belo) e Lei Wu (Anna).

Alla fine, dopo i giusti applausi si esce senza pensare che ci sia mancato qualcosa, con l'opera in forma di concerto in un piccolo teatro bomboniera, ma di aver partecipato a una delle migliori serate di questo Festival Verdi.


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