L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Sangue e rose

di Roberta Pedrotti

Erwartung di Schönberg fa la sua comparsa nella stagione di prosa del Teatro Due di Parma nella riduzione pianistica di Eduard Steuermann con la regia di Calixto Bieito e Ausrine Stundyte come protagonista.

PARMA 22 novembre 2023 - Il Teatro Due di Parma è un teatro di prosa, lo stabile cittadino, e si ha un sussulto nello scoprire in cartellone, a sorpresa, Erwartung di Schönberg. Eppure, perché no? Anzi, bene, benissimo abbattere i confini e pensare anche al teatro in quanto tale, sia che si parli o che si canti. Certo, la struttura stessa della sala, più ancora della sua vocazione al teatro di parola, impone di rinunciare all'ampio ventaglio timbrico dell'orchestrazione originaria in favore della trascrizione di Eduard Steuermann, pianista molto vicino a Schönberg. Il pianoforte suonato assai bene da Andrej Hovrin diventa, allora, vero e proprio oggetto scenico, insieme con rose rosse a lungo stelo e barre luminose sparse nella platea del Teatro Due, con il pubblico schierato sul palco. Lo spettacolo - proveniente da Bilbao, itinerante in diverse città europee e qui proposto in prima italiana – è fatto di poco, pochissimo e dà la misura della statura di regista di Calixto Bieito, ben al di là del clamore che tante sue scelte estreme hanno suscitato. Qui, nella semplicità di una platea/foresta appena rischiarata dai bagliori dei neon si tocca con mano, quasi, la tensione che Bieito è in grado di creare concentrandola nella sola figura di Ausrine Stundyte, che ha come interlocutrice sé stessa, lo spazio, i pochi oggetti, il corpo esanime dell'amante, un Marek Brafa solo apparentemente inerte, anzi ancor più vivo e presente nel suo totale abbandono, come oggetto nelle mani della donna, fulcro di passione, frustrazione, rabbia. Stundyte non è solo un'interprete carismatica, immedesimata fin nella più intima fibra nell'allucinata dilatazione di angosce e sentimenti contrastanti. Se siamo in un teatro di prosa, se non abbiamo l'orchestra ma lo spettro della partitura in un pianoforte che domina innanzitutto come un nido, una capanna, una radura, pur tuttavia l'attrice non prende il sopravvento sulla cantante, ma coesiste nella medesima sostanza. La vocalità sana, piena, ben sostenuta sul fiato, ha uno smalto che non cade nella trappola di un edonismo uniforme e, infine, monotono, anzi, esalta l'incisività dello sprechgesang, a dimostrazione che in ogni repertorio, in ogni stile bisogna saper cantare. E il soprano lituano sa cantare assai bene, sa recitare, è musicista ed è artista; sotto la guida intelligente, acuta e discreta di un Bieito che non cerca l'effetto eclatante, ma racconta un monodramma tutto psicologico senza disprezzare narrazione e didascalia, mantiene incollati alla sedia per tutta la mazz'ora abbondante dello spettacolo, poco, forse - e sogneremmo collaborazioni con istituzioni liriche e concertistiche, sogneremmo dittici per far serata - ma forse va bene anche così, Erwartung e nient'altro che Erwartung. Possono far comodo, ma alla fine non servono nemmeno i soprattitoli, basta lei, con il pianoforte, le rose, le luci, il corpo docile dell'uomo. Basta anche per non dover pensare, per forza, che il teatro parlato e quello cantato siano cose diverse, distinte, mondi separati. 


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