L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Perla di lago

di Roberta Pedrotti

Grande successo per l'apertura dell'undicesimo Garda lake music festival con la Filarmonica della Scala impegnata in Mendelssohn, Beethoven e Mozart con Robert Trevino sul podio.

DESENZANO 2 luglio 2023 - “Paene insularum, Sirmio, insularumque ocelle”, Sirmione, gemma delle penisole e delle isole. Così Catullo celebrava questo tratto della costa del Benaco, sul confine fra le provincie di Brescia e Verona (“Brixia Veronae mater amata meae”, Brescia, madre amata della mia Verona, scrisse sempre il poeta). Nonostante l'assedio del turismo di massa, questo fascino resiste e si percepisce passeggiando per Sirmione e Desenzano, magari allontanandosi di qualche passo dal lungolago per ammirare gli scavi romani, i mosaici e le stratificazioni della villa tardoantica che, un tempo, doveva affacciarsi proprio sull'amena riva.

A Desenzano c'è anche una rocca e nel suo cortile si è aperta l'undicesima edizione del Garda Lake Music Festival, rassegna che, con la direzione artistica della prima viola della Rai Luca Ranieri, prevede ben dodici concerti (a ingresso gratuito, tranne l'inaugurazione), diciannove masterclass, tre seminari e un laboratorio. Un gran bel programma, prevalentemente cameristico, con non pochi nomi di spicco oltre alle esibizioni degli allievi. Il 4 luglio, per esempio, nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Sirmione, abbiamo applaudito con entusiasmo gli archi della Rai con la spalla Alessandro Milani in un programma che affiancava come solisti Carlotta Dalia (impegnata alla chitarra in Albéniz, Fasch e Vivaldi) e Giuseppe Gibboni (le Stagioni di Vivaldi), senza dimenticare una prima esecuzione assoluta di Raffaele Cacciola commissionata dal Festival stesso.

All'aperto, fra le mura del castello, il concerto inaugurale del 2 luglio richiede, però, il palco più imponente e calamita l'attenzione nei manifesti affissi in città: è di scena la Filarmonica della Scala.

Il programma è di quelli di presa infallibile, con la sinfonia Italiana di Mendelssohn e la Settima di Beethoven. La bacchetta di Robert Trevino è energica, teatrale, di sicuro effetto, fors'anche un pizzico di enfasi, ma male non fa nello spazio aperto e contando su un complesso di tale livello. Assoli precisissimi, sezioni compatte, un primo corno impeccabile, timpani presenti e non invadenti, archetti coordinati senza la minima sbavatura, ogni passaggio sgranato a dovere: l'orchestra si presenta all'altezza del suo nome e della sua storia. Il pubblico è entusiasta, e si può ben capire.

Arriva, pronto, il bis: l'ouverture da Le nozze di Figaro attaccata da Trevino con piglio vigoroso, senza che lo slancio pregiudichi il nitore d'articolazione, la ricerca di sfumature e il mordente dei professori scaligeri. Qualche timida gocciolina di pioggia non smorza l'entusiasmo negli applausi finali e la soddisfazione che accompagna la discesa per le vie di Desenzano, con una luna piena che pare un'altra, rosea, perla affacciata sulla gemma "paene insularum insularumque".


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