L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Il dinamismo e la spontaneità

di Daniele Valersi

Evelyne Brezkovsky impressiona il pubblico del festival Omaggio all’arte pianistica di Arturo Benedetti Michelangeli

Malè, 3 agosto. Il temperamento focoso di Evelyne Berezovsky non ha mancato di impressionare il pubblico che gremiva la chiesa di S. Maria Assunta a Malè (TN) in occasione del recital pianistico per la rassegna “Omaggio all’arte pianistica di Arturo Benedetti Michelangeli”, manifestazione sempre generosa di eventi del più alto valore artistico. È una personalità forte e impositiva, quella della giovane virtuosa, è palese la sua disposizione a un’espressività orientata al “forte” e “fortissimo” quanto a dinamica; sa tuttavia restituire con timbro brillante e fraseggio fluente i passaggi in “piano” e “mezzo piano”, che nel suo canone estetico paiono intesi per lo più come funzionali a un effetto contrastivo piuttosto che fine a sé stessi. L’esecuzione della Sonata n. 10 op. 14 n. 2 di Ludwig van Beethoven rivelava un timbro magnifico e si distingueva per una definizione ammirevole nello svolgere il canto ininterrotto del primo movimento, con uniformità senza cesure e senza asperità. Brano accattivante e piacevole, la sonata presenta tuttavia importanti alterazioni dal punto di vista formale: in tre tempi, vi è assente un movimento lento propriamente detto, manca il minuetto, lo Scherzo è in posizione finale. Nella conclusione dell’Andante centrale, da Berezovsky inteso come “Andante mosso”, uno squillante accordo sparato ai massimi livelli nella gamma del “forte” otteneva l’effetto sorpresa, dando la misura della verve dell’interprete e di cosa ci si dovesse aspettare per il seguito. Quello che piace di questa artista sorprendente è il fatto che suona con generosità estrema, senza risparmiarsi, puntando al massimo della saturazione timbrica e del portato emozionale. Maestosa, magniloquente e altisonante era la sua interpretazione della Fantasia op. 17 di Robert Schumann, pagina possente (pensata inizialmente come omaggio a Beethoven), caratterizzata dalla manifestazione della doppia anima dell’autore oltre che da un impetuoso fuoco creativo e da una notevole varietà inventiva, alla quale Berezovsky infondeva tutto l’entusiasmo necessario, della quale affrontava il secondo movimento Mässig. Durchaus energisch con ritmo decisamente sostenuto. Nella seconda parte del concerto, quattro Preludi (op. 23 n. 4, 5, 6, op. 32 n. 5) e due degli Étude-Tableau di Sergeij Rachmaninov (op. 33 n. 7, op. 39 n. 5) lasciavano ammirati per tecnica più che evoluta, passionalità e cantabilità piena; seguiva il brillante “Liebesleid” di Fritz Kreisler, nella trascrizione di Rachmaninov. L’artista esprimeva poi un’energia inesausta nella Suite in tre tempi realizzata da Guido Agosti su “L’uccello di fuoco” di Igor Stravinskij, che con l’incedere martellante della “Danza infernale – Allegro feroce” apriva la strada a un’esibizione ad alta intensità, di rara pienezza. La celebre Berceuse, che all’ascolto ben poco ricorda una ninnananna, conduceva rapidamente a un festoso Finale, squillante e pieno. Due incidenti di percorso appannavano un recital per il resto brillante e superlativo: un passaggio nel movimento centrale della Fantasia di Schumann (interrotto e ripreso con disinvoltura) e una evidente défaillance nell’esporre i passaggi ornamentati di Liebesleid, il brano più facile del programma, improvvidamente attaccato quasi senza soluzione di continuità dopo il secondo Étude-Tableau. L’artista, probabilmente provata da un viaggio di più di 4000 chilometri percorso tra ritardi e disguidi, si districava dall’intoppo con una risata autoironica, mantenendo allo stesso tempo il filo del brano. Grande l’ammirazione del pubblico, che solo dopo numerose chiamate in scena e l’esecuzione fuori programma di un brano da “Feuilles d’album” di Scriabin, un Valzer di Chopin e il “bis” del Preludio op. 23 n. 5 di Rachmaninov, a malincuore si decideva ad andarsene.


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