L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Spettacolare e impegnativo

di Daniele Valersi

Grandissimo successo per Chloe Jiyeong Mun al festival Omaggio all’arte pianistica di Arturo Benedetti Michelangeli con Mozart, Chopin, Schumann e Reger.

STORO, 9 agosto. Ha riscosso un gradimento altissimo il recital pianistico di Chloe Jiyeong Mun, tenutosi a Storo (TN) per il festival “Omaggio all’arte pianistica di Arturo Benedetti Michelangeli”, rassegna che vanta la presenza di artisti ai massimi livelli, dove il pianoforte è ascoltato al sommo delle potenzialità in una serie di appuntamenti che stimola i virtuosi dello strumento a presentare programmi di assortimento ottimale, oltre che selettivi quanto all’impegno richiesto. È nella norma che una serata si protragga per oltre due ore effettive di musica, escluso l’intervallo; non faceva eccezione il concerto della giovane e quotatissima pianista sudcoreana, della cui personalità artistica è tratto fondante un tocco leggerissimo, che conferisce alle sue interpretazioni un’aura straniante, come se la musica si concretizzasse per sortilegio. Aspetto ancora da ragazza, modi cortesi ed espressione serena, Chloe Mun davanti alla tastiera si trasfigura e rivela energia e profondità insospettabili, in esecuzioni perfette. La Fantasia K475 e la Sonata K457 di Wolfgang Amadeus Mozart occupavano la prima parte del programma insieme con le Variazioni su “Là ci darem la mano” op. 2 di Fryderyk Chopin; conformemente alla loro genesi (furono pubblicate insieme, in un unico volume) la Fantasia (in cinque movimenti) e la Sonata venivano svolte senza alcuna cesura tra l’una e l’altra, con il primo tempo della Sonata che seguiva da presso l’ultimo della Fantasia. Il celebre e amato tema dal “Don Giovanni” è trattato da uno Chopin agli esordi in modo incomparabile, queste Variazioni, nella versione originale per pianoforte e orchestra rivelarono il genio del giovane Chopin, suscitando l’ammirazione entusiastica di Schumann. Chloe Mun valorizzava l’impianto virtuosistico della pagina affrontando le variazioni veloci a ritmo proibitivo, mentre introduceva pause espressive tra episodi di temperamento differente e ritardi sapientemente calibrati a seconda del carattere del frammento. Fortemente carichi di poeticità sono i “Canti del mattino” (Gesänge der Frühe op. 133) di Robert Schumann, composti nell’ultimo periodo di serenità vissuto dal compositore prima del tragico declino, dedicati a Bettina Brentano von Arnim. Il carattere contemplativo dei cinque episodi era posto in antitesi a quello speculativo delle “Variazioni e Fuga su un tema di Bach” op. 81 di Max Reger, partitura impervia, impegnativa al massimo grado tanto per l’interprete quanto per l’uditorio, incatenati per più di mezz’ora da una scrittura severa a quattordici episodi coronati da una grandiosa Fuga. Una vera e propria sfida, collocata per soprammercato alla conclusione del recital, che l’artista affrontava con piglio deciso, dimostrando di avere tutti gli strumenti e i requisiti atti ad affrontare un tale labirinto uscendone con onore. A rasserenare l’atmosfera in una temperie luminosa il Preludio in Do maggiore dal Wohltemperierte Klavier, eseguito fuori programma a fronte di lunghi e intensi applausi. Ha disturbato lo svolgersi del programma, anche se in modo non determinante, un leggero riverbero dovuto alle caratteristiche acustiche della chiesa di San Floriano che ha ospitato il recital, dal quale la limpidezza del fraseggiare veniva intaccata, un inconveniente al quale si sarebbe potuto probabilmente ovviare collocando il pianoforte nell’aula invece che nell’abside.


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