ALL’OPERA
Il teatro degli affetti
13 ottobre 2018 - 20:45
Circolo Surf, Torbole (TN)
Interpreti:
Ruta Vosyliute, soprano
Orchestra da camera Ensemble Arco Antiqua
Guido Trebo, direttore
Introducono la serata: M.a Annely Zeni e Aldo Miorelli
Credits: Arco Antiqua a.p.s.c.
Programma:
Antonio Vivaldi (1678-1741)
Matrona inimica
dall’oratorio “Juditha Triumphans” RV644
Nicola Porpora (1686-1768)
Bella Diva all'ombre amica - dall’opera “L’Angelica”
Leonardo Vinci (1690-1730)
In braccio a mille furie - dall’opera “Semiramide Riconosciuta”
Niccolò Jommelli (1714-1774)
Superbo di me stesso - dall’opera “L’Olimpiade”
Nicola Porpora (1686-1768)
Indroduzzione [sic] - dall’opera “Imeneo in Atene”
Alessandro Scarlatti (1660-1725)
Più non credo - dall’opera “Penelope la casta”
Leonardo Vinci (1690-1730)
Vuol tornare - dall’opera “La Rosmira fedele”
Leonardo Leo (1694-1744)
Se tutti i mali miei - aria dall’opera “Demofoonte”
Alessandro Scarlatti (1660-1725)
Figlio tiranno - aria dall’opera “Griselda”
Giuseppe Maria Orlandini (1676-1760)
Muore il cigno - aria dall’opera “Nerone”
Percorso culturale gastronomico:
Baccalà con polentina ai ferri. Curato dalla Signora Annamaria e dallo Chef Bruno Pederzolli e dallo staff del Rooms and Breakfast “da Gianni” di Chiarano di Arco (TN), Paolo e Ivano Negri.
Biografie
Ruta Vosyliute - soprano
Ruta ha iniziato la sua formazione musicale a 7 anni nella scuola nazionale lituana di musica M.K.Ciurlionis studiando direzione e pianoforte. Nel 2009 ha concluso gli studi di baccalaureato presso l’accademia di musica e teatro di Vilnius, specialità in canto lirico con la docente Sigute Stonyte, famosa cantante d’opera lituana. La passione per la musica barocca l’ha portata alla decisione di specializzarsi in canto barocco in Italia, dove nel 2011 ha ottenuto la laurea con lode in Canto Rinascimentale Barocco presso il Conservatorio A.Pedrollo di Vicenza, con i docenti Patrizia Vaccari e Gloria Banditelli. Attualmente sta proseguendo gli studi con un dottorato sulla musica barocca vocale italiana all’accademia di musica e teatro di Vilnius con la cantante Sigute Stonyte e la musicologa Grazina Daunoraviciene. Ha partecipato a diversi corsi e master class con i cantanti Sara Mingardo, Paul Agnew, Pamela Lucciarini e i direttori Paolo Faldi e Wolfgang Katschner. Nel 2010 ha vinto il primo premio al Concorso di Musica Antica Premio Fatima Terzo, con la conseguente partcipazione come solista al Miserere di Bach-Pergolesi al teatro olimpico di Vicenza diretto da Sigiswald Kuijken. Nel 2009 ha conseguito il secondo premio al Concorso Internazionale Francesco Provenzale di Napoli. Nel 2014 ha fondato l’ensemble Chiaroscuro Lituania e ha cantato con gruppi come “Baroko operos teatras”, „La Venexiana”, „Sonatori de la Gioiosa Marca”, „Cantar Lontano”, „De Labyrintho” e „RossoPorpora”.
Orchestra da camera Arco Antiqua
L’ensemble vocale e strumentale “Arco Antiqua”, nato nel 2014, si occupa di esecuzioni musicali storicamente informate. Il gruppo è composto da brillanti giovani musicisti, provenienti da tutta Europa, che si sono specializzati in musica antica presso le più importanti accademie europee come la Schola Cantorum Basiliensis, la Musikhochschule di Trossingen, i dipartimenti di musica antica del Conservatorio di Vicenza e del Conservatorio di Venezia. I componenti dell’ensemble hanno alle spalle diverse incisioni discografiche (per etichette importanti come Bongiovanni, Bottega Discantica e Tactus), registrazioni radiofoniche e televisive.
Guido Trebo - direttore
Diplomato in canto presso il Conservatorio F.A. Bonporti di Riva del Garda si è poi laureato col massimo dei voti in Canto Rinascimentale e Barocco presso il Conservatorio di Vicenza. Finalista e premiato in vari concorsi lirici come l'"Anselmo Colzani" di Budrio, il "Lauri Volpi" di Latina e l'"Adolfo Tirindelli" di Conegliano decide di dedicarsi all'interpretazione del repertorio barocco. Trebo ha cantato e recitato, interpretando ruoli principali, nei più prestigiosi teatri italiani come l'Ariston di San Remo, il Bagaglino e il Teatro Olimpico di Roma, il Teatro di Verdura di Palermo, il Teatro Nuovo e il Teatro San Babila di Milano, il Donizetti di Bergamo, il Coccia di Novara, il Teatro Sociale di Trento ecc.. Diretto da importanti direttori d'orchestra come P. Borgonovo e C. Hogwood. Ha inciso per Bongiovanni, Anima, Velut Luna e Rainbow Classic. Ha partecipato a trasmissioni radiofoniche per la Radio Vaticana e per la WNYC di New York. Nel 2014 fonda e dirige l'Ensemble Arco Antiqua, gruppo di strumentisti specializzati in esecuzioni storicamente informate, affrontando il repertorio dal Cinquecento alla seconda metà del Settecento.
Note di sala
L’opera italiana del Settecento
“Di guerra”, “in catene”, “di sorbetto”, “di caccia”, “di bravura”, “di portamento”, “di pazzia”, “di mezzo carattere” sono i nomi con cui il sistema produttivo teatrale settecentesco indicava le varie tipologie di aria d’opera. Veri e propri tópoi della struttura narrativa dei libretti operistici, codificati a partire dall’esperienza dei teatri di marca impresariale veneziani, le arie rappresentavano il momento di maggior interesse per il pubblico, in cui il personaggio scenico si concedeva un dialogo interiore o esprimeva i propri sentimenti. Il recitativo secco al clavicembalo, che solitamente accompagnava i dialoghi e le azioni, lasciava ad un certo punto spazio agli strumenti dell’orchestra, creando delle piccole oasi di straordinaria bellezza musicale dove il cantante poteva esprimersi in tutta la sua bravura.
Fin dalla loro nascita, nella prima metà del Seicento, i teatri veneziani erano privati, non rappresentavano la gloria di un sovrano ma dovevano compiacere il pubblico che, grazie all’affitto dei palchi e all’acquisto dei biglietti, sovvenzionava direttamente lo spettacolo. La concorrenza in laguna era spietata, oltre venti sale offrivano spettacoli di altissimo livello, con cantanti famosi, librettisti e musicisti apprezzati, macchine sceniche avanguardistiche, il tutto inserito in un sistema produttivo di tipo commerciale, all’epoca praticamente unico al mondo, che per certi versi ricorda la Broadway newyorkese odierna.
Artisti aristocratici come Benedetto Marcello (1686-1739), autore del celebre pamphlet contro il sistema operistico a lui contemporaneo intitolato “Il teatro alla moda” (1720), disprezzavano profondamente i condizionamenti commerciali e la
ricerca del successo popolare da parte dei cantanti, dei librettisti e dei compositori, evidenziandoli come elementi corruttori dell’opera, che doveva essere riportata allo stato di creazione di alto livello culturale.
Certo è che quest’universo, descritto da Marcello (ma anche da Goldoni nei suoi Memoires) popolato da avidi librettisti, impresari senza scrupoli, prime donne dai facili costumi, attori ignoranti, trame stereotipate ecc… esercita tutt’oggi un fascino indiscutibile e il concerto di questa sera vuole celebrarne i musicisti più importanti, artisti che all’epoca seppero accende le platee di tutt’Europa.
Bisogna premettere tuttavia che il ruolo del compositore all’epoca era assai diverso da quello che venne assunto col finire del XVIII secolo. Nel Settecento la parte principale dell’opera era costituita dal libretto, la musica era intesa come un mero rivestimento della poesia. L’idea unitaria dell’opera in cui testo e musica si fondono inscindibilmente si farà strada molto più tardi nella storia della musica occidentale. Era il solo testo, privo della musica, a circolare nei vari teatri di tutt’Europa, di volta in volta, di allestimento in allestimento, le parole venivano musicate dal compositore che era a disposizione della produzione.
Se Apostolo Zeno (1668-1750) e Carlo Goldoni (1707-1793) furono ottimi librettisti, il poeta che maggiormente seppe incarnare l’ideale di autore di testi per la musica, i cui versi erano dotati di una musicalità intrinseca che rendeva davvero facile il lavoro al compositore, fu Pietro Metastasio (1698-1782), autore delle parole di molti dei brani che ascolteremo questa sera. Suoi infatti i libretti de L’Angelica, della Semiramide riconosciuta, de L’Olimpiade e del Demofoonte che conobbero centinaia di messe in musica diverse. Gli autori degli altri testi sono Matteo Noris (1640-1714) per Penelope la casta, il membro fondatore dell’Accademia dell’Arcadia Silvio Stampiglia (1664-1725) per la Rosmira fedele, Agostino Piovene (1671-1733) per il Nerone e Apostolo Zeno per la Griselda. Un caso particolare è l’aria d’apertura del concerto, tratta da dall’oratorio sacro d’ispirazione biblica Juditha Triumphans, con il suo testo in lingua latina opera di Giacomo Cassetti.
I compositori che abbiamo scelto questa sera, ad eccezione di Vivaldi che era veneziano e del fiorentino Orlandini, sono tutti napoletani, a testimoniare quel prestigio e quell’importanza che la scuola partenopea aveva guadagnato nel Settecento di abbiamo potuto parlare nello scorso appuntamento.