L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

L'elevazione del talento

di Michele Olivieri

Una serata di indubbio fascino che ha saputo porre in evidenza gli elementi peculiari che rendono l’istituzione milanese un’eccellenza coreutica. Non solo nell’incoraggiare e supportare ogni futura stella del domani nel processo artistico ed umano, ma ponendoli di fronte ad una sicura strada da percorrere verso il professionismo, e il conseguente successo.

MILANO, 17 maggio 2022 – La qualità dei brani scelti per gli allievi scaligeri, per alcuni a pochi giorni dall’agognato diploma, ha racchiuso l’arte dell’insegnamento e dell’apprendimento con ispirazione. Il tradizionale spettacolo – quest’anno doverosamente in omaggio alla Maestra Loreta Alexandrescu, prematuramente scomparsa – costituisce uno dei momenti più alti nel percorso formativo dell’antica istituzione coreica milanese fondata nel 1813. L’apertura di serata ha offerto una scenografica Presentazione ideata dal Direttore della Scuola di Ballo Frédéric Olivieri, su musica di Johann Sebastian Bach (nello specifico il Concerto per due violini e orchestra in re minore BWV 1043) un insieme di attitudini che hanno reso il defilé sontuoso nel cerimoniale, porgendo alla platea il livello di preparazione tecnico ed interpretativo di ogni singolo allievo dei vari corsi (assistenti alla coreografia: Jean-Philippe Halnaut, Walter Madau, Leonid Nikonov, Tatiana Nikonova, Giulia Rossitto, Elisa Scala, Maurizio Vanadia, Paola Vismara). In palcoscenico prendono posto anche i violini solisti Paloma Martin e Dao Won Ghang (allieve della Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala diretta in sala da Pietro Mianiti). Per alcuni dei più piccoli danzatori si tratta, come da consuetudine, di un emozionante debutto sul prestigioso palcoscenico milanese. In particolare, si segnalano le sei bimbe ucraine – Aleksa, Daria, Mariia, Olha, Polina, Sofiia – che l’Accademia ha ospitato dallo scoppio della guerra offrendo loro la frequenza gratuita della Scuola di Ballo.

La serata è poi proseguita con due pezzi coreografici firmati da artisti italiani. Il primo di Matteo Levaggi, dal titolo Largo, già portato in scena al debutto nel 2007 per il Gala des Etoiles du XXI siècle al Théâtre des Champs-Elysées a Parigi su musiche di Šostakóvič (entrato poi in repertorio al Ballet du Grand Théâtre de Genève). Per questa occasione Levaggi ha rivisto la creazione, portando in luce un’altra figura maschile sulla Suite n. 1 in sol maggiore per violoncello solo di Johann Sebastian Bach, eseguita sul palcoscenico da Sofia Bellettini, ex allieva del Corso per professori d’Orchestra dell’Accademia. L’armonia delle proporzioni di Largo la si ritrova nel tessuto stilistico, grazie ai tre distinti momenti in cui l’eco della danza contemporanea ben si sposa ai codici accademici di quella classica (come del resto viene richiesto agli esami finali in cui gli allievi conseguono un diploma dalla doppia specializzazione, in danza classico-accademica e moderno-contemporanea, biglietto da visita necessario oggi per entrare a far parte dei più titolati corpi di ballo internazionali). Levaggi disegna linee geometriche sostenendo un disegno rigoroso ed ordinato, restituendo emozione all’anima e al corpo, con ampia efficacia teatrale (costumi di Federico Sangalli, luci di Andrea Giretti). Incantevoli i tre danzatori scelti, già pronti per un brillante futuro tersicoreo.

La terza creazione d’autore – appositamente pensata per l’occasione – è siglata da Valentino Zucchetti (che ha firmato anche i costumi), formatosi fra la Scuola della Scala e la Royal Ballet School, oggi Primo Solista del Royal Ballet. Canone Allegro impegna sul primo movimento del Concerto per violino e orchestra, op. 64 di Felix Mendelssohn-Bartholdy quattordici danzatori, undici ragazzi e tre ragazze di età compresa tra i sedici e i diciotto anni, dal 6° all’8° corso, in un saggio virtuoso di passi, intrecci e dinamiche sulla possente energia percepita dalla musica, con un ritmo sostenuto e un impianto luci di raffinata suggestione (a cura di Andrea Giretti). Al validissimo Giovanni Andrea Zanon è stato affidato il ruolo solistico del Concerto di Mendelssohn.

Dopo l’intervallo, lo spettacolo ha trovato la sua perfetta chiusura con Serenade di George Balanchine, su musiche di Pëtr Il’ič Čajkovskij (Serenata in do maggiore per orchestra d’archi, op. 48). Una coreografia effervescente e tecnicamente assai complessa, ripresa da Patricia Neary (assistenti alla coreografia: Paola Vismara, Jean-Philippe Halnaut, Maurizio Vanadia, Tatiana Nikonova). La scuola di Ballo aveva già proposto questo notissimo titolo nel 2008, quindi nel 2013 e nel 2014. La creazione è da annoverare come il primo balletto a serata intera di Balanchine negli Stati Uniti, con la curiosità della posposizione nell’ordine dei movimenti musicali. Ventotto ballerini in costume azzurro intenso hanno danzato davanti ad un fondale “tono su tono”, riproponendo con “classe” e con esatta cifra stilistica il sentire di tale felice matrimonio tra due imprescindibili arti. Parafrasando Emil Cioran “La musica e la danza sono le uniche due arti che conferiscono un senso alla parola assoluto. È l’assoluto vissuto, vissuto però tramite un’immensa illusione, visto che si dissolve subito al ristabilirsi del silenzio. È un assoluto effimero, un paradosso, insomma. Questa esperienza, per poter durare, deve essere rinnovata all’infinito, simile all’esperienza mistica, della quale, una volta ritornati alla quotidianità, non resta traccia”. Anche Luciano Berio ebbe modo di affermare che “Musica e danza interagiscono e si incontrano e il movimento, in rapporto al suono, inizia dal semplice battere/levare della musica. Per alcuni si tratta di un rapporto di tipo dialettico, in quanto la danza presuppone la musica e ne è condizionata, ma al tempo stesso agisce sulla musica prendendone possesso”. Serenade è sicuramente tutto ciò, e dev’essere riproposto all’infinito perché il suo meccanismo di ripetizione è una delle complicazioni più nobili di alta qualità estetica ed esecutiva.

La serata di indubbio fascino – impreziosita dalla presenza in platea di grandi nomi della danza e della storia accademica della scuola di ballo scaligera, due su tutti le étoile Oriella Dorella ed Alessandra Ferri – ha saputo porre in evidenza gli elementi peculiari che rendono l’istituzione milanese un’eccellenza del Made in Italy nel mondo. Ciò avviene non solo nell’incoraggiare e supportare ogni futura stella del domani nel processo artistico ed umano, ma ponendoli di fronte a una sicura strada da percorrere verso il professionismo e il conseguente successo. Il talento così riesce a staccarsi da tutto per elevarsi, concentrando l’attenzione sullo strumento (quello del corpo) per suonarlo a meraviglia, poiché il movimento vuole interamente per sé il ballerino/allievo, che si concede con l’anima, abdicando da ogni commozione e rifugiandosi nella sapienza dei Maestri. Ricche di angolazioni sottili e profonde le quattro coreografie hanno posto in essere una riflessione sul talento (che è senza dubbio un tramite) a beneficio della bellezza universale. Numerose le chiamate alla ribalta, gli applausi hanno risuonato al Piermarini con generosità, e gli allievi hanno restituito al pubblico la loro gioiosa freschezza.

Un grazie, inoltre, è da indirizzare al contributo di allievi e diplomati dei corsi di Sartoria teatrale, per Hair and Make-up Artist e di Foto, video e new media che hanno completato al meglio l’allestimento.

Ancora una volta in occasioni come questa, in cui i giovani sono gli autentici protagonisti, è sostanziale sottolineare quanto l’arte ci dica che la pace è percorribile nella semplicità e nella linearità dei rapporti umani non condizionati, la conoscenza dell’altro è auspicabile sempre, per non farne un nemico e per accrescere il proprio bagaglio culturale di vita.


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