L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Il conforto della routine

di Sergio Albertini

L'anno a Cagliari si chiude con un'edizione di rassicurante routine della Bohème in cui si segnala il debutto pucciniano di Marigona Qerkezi.

CAGLIARI, 22 dicembre 2023 - In una Cagliari sferzata da un maestrale potente e inarrestabile che conviveva con il traffico congestionato dall'ansia delle regalie natalizie (oramai lontane) si è chiusa, con una Bohème di ordinaria routine, la stagione del Teatro Lirico, in attesa della prossima, interlocutoria. Quest'ultimo è stato un anno per certi versi felice per l'ente cagliaritano: una ritrovata pax sindacale (con l'assunzione di diversi precari); un nuovo spazio, il Teatro Carmen Melis (dove si spera prima o poi di ascoltare dei recital vocali); e, soprattutto, il pubblico ritornato quasi sempre affollato, fino ai sold out, grazie alla scelta di opere popolari e gradite. Scelta saggia, sebbene l'insistenza di Carmen, Traviate, Tosche e del Rossini buffo lasci a bocca asciutta chi, ogni tanto, si aspetterebbe un Handel e uno Strauss (Richard), ma anche un Massenet o un Wagner, uno Janáček o un Britten.

La bohème, quindi. Che a Cagliari non è proprio una rarità, ma le cui riprese sono sempre molto amate. Per quest'ultima produzione si è recuperato un allestimento del Teatro Massimo di Palermo, nato nel dicembre 2021 (in piena pandemia) e poi andato in tournée per dieci date, l'anno successivo, in Giappone. Questo ne spiega la semplicità scenica: promette 'modernità' per il solo fatto di aver posposto la vicenda ai tempi di Toulouse Lautrec e tutto si risolve con qualche riproduzione sparsa, i soliti (pochi) movimenti scenici, qualche salto sul tavolo, la porta della mansarda dimenticata spesso aperta, moine melense per Mimì al primo atto, la ricerca della chiave facendo un giro in piedi attorno al tavolo, niente luna piena. Purtroppo la regia di Mario Pontiggia, regista che ho sempre apprezzato, sembra essere stata montata con mano sinistra: il secondo quadro, ad esempio, con l'ingestibilità delle masse corali (che rimangono più o meno immobili ai due lati della scena) e dei bambini (posizionati seduti sul boccascena ad agitare bandierine tricolori francesi), l'inserimento di tre-cancaneuses-tre, la banda in scena appena visibile nel suo rapido passaggio dimostra che – forse – l'ingombro delle scene e dei (pochi) tavoli del Momus andava ripensato ad hoc.

A questo si aggiunge il debutto nell'opera di Jaume Santonja; un debutto che ha molti aspetti positivi. Un perfetto controllo di ogni sezione (penso al tema iniziale che inizia con il timbro grave di fagotti, violoncelli e contrabbassi e che si espande alla quinta ottava; il tema di Schaunard affidato ai corni; la fanfare delle tre trombe, e via proseguendo), un'orchestra che restituisce uno smalto ed una nitidezza di gran pregio. Il problema in Santoja, per il momento, è un fiero muro di suono, variegato, persino esaltante nel suo autocompiacimento, che diviene invalicabile, a tratti, per il canto, che resta come sopraffatto dall'onda sonora. Santoja proietta innanzi tempo questo Puccini nel mondo di Mahler e di Richard Strauss, e può starci; deve solo trovare un miglior respiro – direi: rispetto – coi cantanti. Anche perché Puccini dosa sovente i volumi affinché il dialogo intrecciato tra i protagonisti resti in primo piano o utilizza con straordinario effetto i sordini.

I protagonisti. Indubbiamente il ruolo più importante è quello di Mimì. Qui Marigona Qerkezi, al suo debutto in un personaggio pucciniano, sfoggia un timbro meraviglioso, dal sapore ambrato, liquido, con legature e fiati da antologia; non l'aiuta una regia che le appioppa al primo quadro moine eccessive e che mal s'accordano con la sua fisicità. Con un volume e una proiezione del suono così importante, non si coniuga bene il Rodolfo di Francesco Demuro: il tenore sardo, lanciato oramai in una bella carriera internazionale, ha un timbro 'gentile', che ben s'adatta a Rodolfo, ha un registro acuto sicurissimo, argenteo; e tuttavia, a tratti, sembra buttar via il fraseggio, che diventa generico, come nella romanza del primo quadro. Si riscatta con due magnifici momenti al terzo e quarto quadro, ma il confronto con la Querkezi lo vede sempre, in termini di volume, un passo indietro.

Di sufficiente resa il resto del cast: Daniela Cappiello è una Musetta di bella resa scenica, Daniele Terenzi è Schaunard, Bruno Taddia un legnoso, spigoloso Marcello, George Anguladze un misurato Colline (ben in evidenza nella 'Vecchia zimarra'); il cast si completava con il Parpignol di Moreno Patteri, il Benoit e l'Alcindoro di Matteo Peirone, Alessandro Frabotta come sergente dei doganieri, Marco Frigieri venditore di prugne, Guerino Pelaccia un doganiere.

Della regia di Mario Pontiggia s'è detto: routine senza un'idea portante. Le scene (classica soffitta, Momus e dintorni approssimativo con tendone e figure danzanti alla Lautrec, terzo quadro con immancabile neve) erano di Antonella Conte. Costumi di Francesco Zito (ma perché nel quarto quadro son tutti vestiti di bianco ?). Luci di un grande professionista come Bruno Ciulli (ma “al buio non si trova” non aveva né il buio, né l'alone del lume). Il can can curato da Luigia Frattaroli era di misurata eleganza; magnifici il coro del Lirico, preparato da Giovanni Andreoli, e quello delle Voci bianche del Conservatorio Palestrina di Cagliari diretto da Francesco Marceddu, entrambi scenicamente troppo sacrificati. Applausi e successo.

Adesso mettiamo per un po' La bohème in soffitta. E magari, la prossima volta, non sarebbe male far conoscere al pigro pubblico cagliaritano la produzione bolognese di Graham Vick.


Vuoi sostenere L'Ape musicale?

Basta il costo di un caffé!

con un bonifico sul nostro conto

o via PayPal

 



 

 

 
 
 

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.