L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Degli autentici falsi

di Luca Fialdini

Il Duo Taio – Adinolfi è protagonista del nuovo appuntamento di Musica al Tempio, un excursus nella cameristica romantica con una curiosa particolarità

MILANO 24 febbraio 2024 – Un concerto con e per Amnesty International Italia è la proposta del cartellone di Musica al Tempio, la stagione concertistica del Tempio Valdese di Milano, che alle sue attività legate all’arricchimento della comunità – dalla diffusione del repertorio, anche contemporaneo, fino ai corsi di alfabetizzazione musicale – aggiunge questa meritoria e concreta azione. In particolare, come esposto dalla presidente Alba Bonetti, nell’occasione ci si riferisce alla questione della pena di morte a Singapore, un nodo che Amnesty International Italia ha affrontato diverse volte negli ultimi anni.

Così come è particolare il contesto attorno ai natali di questo concerto, il programma stesso lo è altrettanto. I protagonisti della serata, il violista Leonardo Taio e la pianista Sofia Adinolfi, propongono infatti tre titoli celeberrimi della cameristica ottocentesca, ma nessuno di questi è scritto per la viola; tre trascrizioni, tre splendidi, autentici “falsi”. A onor del vero, il primo di questi titoli sopravvive in repertorio quasi esclusivamente come trascrizione perché si tratta dell’amata Sonata in la minore “Arpeggione” di Franz Schubert: un vero hapax nella produzione schubertiana e scritto appunto per l’arpeggione, un ibrido tra violoncello e chitarra che dopo un primo interesse all’epoca dell’invenzione (attorno al 1823) non ha conosciuto quasi nessuna diffusione. L’unica composizione di rilievo pensata per lo strumento è appunto la Sonata di Schubert, che solitamente vede la sostituzione dell’arpeggione con il violoncello o – come in questo caso – con la viola.

La ricercata linearità della scrittura di Schubert è ben messa in risalto dal bel lirismo di Taio, una morbida cantabilità a cui fa da perfetto contrappunto il tocco cristallino di Adinolfi, da cui sembra quasi di poter vedere il gesto triangolare da cui germina il tema principale del primo movimento e che in qualche modo attraversa l’intera composizione (ad esempio, non è difficile ritrovarlo anche nel tema del rondò conclusivo). Si apprezza in modo particolare anche la gestione delle intensità, specialmente dal pianoforte, e in uno spazio vasto come quello del Tempio Valdese il duo riesce a ricreare la stessa intimità della camera.

Di grandissima chiarezza Adinolfi nell’Adagio e Allegro in la bemolle maggiore op. 70 che Schumann concepisce originariamente per corno e pianoforte: affronta con gusto i gesti caratteristici della pagina ma soprattutto propone una sensibile distanza prospettica fra le voci, un primo cenno di quanto avverrà in modo assai più esteso nella Sonata di Brahms. Dal canto suo, Taio si muove sulla linea del fuoco (che nelle categorie estetiche schumanniane occupa un posto importante), coniugando gli accenti lirici uditi in Schubert con la sua pulizia nell’intonazione e un’accattivante intensità interpretativa. In due parole, ardore e controllo.

La Sonata n. 2 in mi bemolle maggiore di Brahms, prima per clarinetto e ora viola, sposta la partita su livelli decisamente più alti. La densa scrittura che il compositore affida al pianoforte è letta con raffinatezza da Sofia Adinolfi che si muove con disinvoltura tra le poderose ottave e gli echi tematici, le aggraziate impennate di sedicesimi e le concitate macchie accordali; in particolare si segnala la pregevolissima riuscita dell’Allegro appassionato con Trio. Ottimo anche il bilanciamento fra i due strumenti: ora dialoganti, ora antagonisti, ora sovrapposti, il pianoforte e la viola sono esattamente allo stesso livello e si muovono su una realtà in trasparenza che permette di apprezzare le differenti combinazioni tra i due. Molto bene anche l’interpretazione di Taio, a partire da quell’Allegro amabile che impreziosisce sotto il profilo coloristico e senza mai ricorrere al manierismo; la cura del fraseggio risulta in misura ancora maggiore nello straordinario lavorio motivico cui Brahms sottopone il nucleo liederistico del Tema con variazioni, in cui una volta di più si assiste al mirabile equilibrio fra i due solisti.

La Romanza dal Tafano di Šhostakovič conclude il riuscito concerto. Nonostante l’ottimo risultato, si percepisce che il Duo Taio – Adinolfi abbia ancora la possibilità di un’ulteriore crescita, a cui non vediamo l’ora di assistere.


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