L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

L'opera sia patrimonio culturale, non intrattenimento

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera appello da ASSOLIRICA

Signor Presidente della Repubblica,
Signor Presidente del Consiglio dei Ministri,
Signor Ministro della Cultura,

l' Associazione Professionale ASSOLIRICA (Riconoscimento MISE ex L.4/2013) rivolge alle massime cariche dello Stato questo appello-proposta per dare il nostro contributo al progetto di ripartenza del sistema Paese, da approntare grazie al piano di spesa del Next Generation EU nella sua quota destinata all'Italia. Parliamo del nostro settore, quello dell'Opera Lirica, che rappresenta uno dei marchi di eccellenza che l'Italia porta nel mondo da sempre. Parliamo di noi artisti e team creativi (cantanti solisti, direttori d'orchestra, registi, scenografi, costumisti) che rappresentiamo la spina dorsale dell'Opera, coloro senza i quali non si può andare in scena. L'Opera Lirica Italiana non è puro spettacolo di intrattenimento, come purtroppo in questi decenni è stata considerata, ma rappresenta un patrimonio culturale storico artistico italiano. Proprio questi due patrimoni, quello storico e quello artistico, sono quelli citati espressamente all'Articolo 9 della nostra Costituzione come beni da promuovere e tutelare da parte dello Stato. E da qui, a nostro avviso, dovremmo ripartire: dalla nostra Carta che è patto fondativo della nostra Nazione. L'Opera Lirica Italiana è riconosciuta ovunque nel mondo come testimone e ambasciatrice della nostra Cultura e della nostra Identità Nazionale. Dalla lingua italiana alla sapienza tecnica interpretativa, dalla tradizione registica a quella scenografica, dalla sapienza artigianale manifatturiera a quella vocale, l'Opera Lirica è potente veicolo di conoscenza e promozione del nostro Paese. Basti citare (fonte OperaBase) che nel periodo dal 2004 al 2020, tra le dieci opere più rappresentate al mondo, otto sono italiane (la Traviata di Verdi la più rappresentata in assoluto) e ben sedici tra le prime venti. E ancora: dei primi cinque compositori operistici più rappresentati in assoluto nel mondo, quattro sono italiani: Verdi il più rappresentato, indi nell'ordine Mozart, Puccini, Rossini e Donizetti. Citiamo ancora la recente importante lettera del Presidente della Corte Costituzionale Giancarlo Coraggio, inviata a "La Stampa" lo scorso 9 febbraio dal titolo L'Italia riparta dalla cultura, nella quale si ricorda come la Cultura nella nostra Repubblica sia al contempo un "diritto della persona" e un "dovere dello Stato", nella sua diffusione e tutela. È sempre l'Art.9 della Costituzione che ce lo indica con chiarezza ma il Presidente Coraggio cita al proposito anche l'Art.3, perché l'uguaglianza dei cittadini passa attraverso l'eguale opportunità di accesso ai processi di creazione e fruizione della Cultura. Non citiamo qui elementi a voi ampiamente noti come gli studi sulla alta redditività (sia diretta che di indotto) di ogni euro investito in Cultura ad ogni livello.

Eccoci quindi alla nostra proposta. L'Opera Lirica potrebbe a pieno titolo essere uno di quei centri di investimento per il futuro, nel quadro del programma di "Ripartenza" del sistema Paese. Investimento che deve essere sempre coerente e conseguente a quanto prescritto dalla nostra Costituzione: "Tutelare il patrimonio storico e artistico della Nazione". L'investimento del quale noi, artisti professionisti della lirica sentiamo l'urgenza, deve essere preceduto però irrinunciabilmente dal riconoscimento formale e soprattutto sostanziale dell'importanza che il nostro settore riveste. Occorre ribadire e definire il fatto che l'Opera Lirica non sia semplice spettacolo da intrattenimento, ma, ripetiamo, bene storico artistico e culturale. Questo riconoscimento non si deve fermare alla semplice tutela dei nostri teatri e dei loro dipendenti, ma deve essere una tutela attiva e fattiva anche delle professioni artistiche e creative di noi liberi professionisti dell'Arte Lirica, attualmente privi finanche di un chiaro inquadramento giuslavoristico e previdenziale. Se i teatri italiani, coi loro dipendenti, sono l'hardware del patrimonio Opera Lirica, noi artisti e creativi siamo il software senza il quale l'Opera Lirica non esisterebbe. Quello che ci pare urgente è che anche gli artisti e i creativi della lirica, che sono liberi professionisti e non dipendenti, vengano ritenuti a pieno titolo parte del Patrimonio Culturale del Paese e pertanto che vengano fatti oggetto delle tutele di cui all'Art.9 della Costituzione. L'investimento che a nostro avviso sarebbe auspicabile per rendere l'Opera uno dei settori generatori di grande indotto per tutta la Nazione, dovrebbe però necessariamente passare per il ripensamento del sistema delle Fondazioni Lirico Sinfoniche, le più importanti fabbriche culturali nazionali dell'Opera Lirica nel nostro Paese e nel mondo e che da anni non riescono a pagare con regolarità le prestazioni degli artisti, dei creativi e dei fornitori. Noi artisti e creativi dell'Opera, che viviamo dei proventi delle produzioni per le quali siamo scritturati, siamo coloro che soffrono di più di questa inadeguatezza normativa. L'impianto normativo vigente, infatti, demanda alle stesse Fondazioni, oggi "enti di diritto privato", il compito di reperire soci e contributori sul mercato per integrare le sempre più scarse risorse erogate dallo Stato tramite il Fondo Unico dello Spettacolo. Un sistema che da un lato è un venir meno da parte dello Stato al ruolo assegnatogli dalla Costituzione, dall'altro è un sistema che ha ampiamente dimostrato di non funzionare.

Signor Presidente della Repubblica,

signor Presidente del Consiglio dei Ministri,
Signor Ministro della Cultura,

crediamo sia giunta l’ora di rafforzare come mai prima anche in Italia il patrimonio dell'Opera Lirica, che altrove è invece promossa e tutelata con enorme successo. Ci sembra davvero paradossale che proprio nel nostro Paese la Lirica sia ancora vissuta come semplice spettacolo o peggio come mero evento di intrattenimento, anziché essere tutelata appieno come uno dei presìdi culturali (e quindi di democrazia) dell'intera Nazione, come è. Sappiamo che la nostra non è una proposta né semplice né forse immediatamente attuabile, ma siamo fermamente convinti che sia importante innanzitutto porre il problema alle massime cariche dello Stato che hanno il così gravoso compito di "rimettere in moto" la nostra Casa Comune. Buon lavoro.

Il Presidente nazionale di Assolirica
Giovanni "Gianluca" Floris

 


 

 

 
 
 

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