L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

La Passione della Sinfonica Siciliana

di Giuseppe Guggino

In occasione della settimana di Pasqua la stagione dell’Orchestra Sinfonica Siciliana propone una plausibile esecuzione della Johannes-Passion di Bach con l’apporto di un drappello di solisti specialisti del genere nonché del Chor der KlangVewaltung, sotto la scrupolosa guida di Lothar Koenigs.

Palermo, 18 aprile 2025 - L’eclettismo dell’Orchestra Sinfonica Siciliana consente alla programmazione di stagione un’incursione nel grande repertorio oratoriale bachiano in occasione del venerdì santo, con una più che plausibile esecuzione della Johannes-Passion BWV 245 sotto le cure di Lothar Koenigs e l’apporto del Chor der KlangVewaltung. La compagine orchestrale residente adotta per la sezione degli archi su strumenti moderni un assetto 6+6+4+3+1 con l’aggiunta di viola da gamba e liuto che, assieme ai legni essenzialmente limitati alle prime parti, costituisce una buona scelta d’organico in relazione alle dimensioni e alle peculiarità acustiche non del tutto favorevoli della sala. Il suono è complessivamente trasparente, sebbene talvolta l’articolazione denunci qualche prudenza di troppo riconducibile verosimilmente alla distanza dal repertorio usualmente frequentato. Lothar Koenig è però ottimo musicista e dimostra di saper tendere l’arco narrativo in maniera coerente adottando un approccio compatibile con ciò che ha a disposizione. Inizialmente pare avvertirsi l’assenza di mordente nella lettura, in effetti esente sin dall’Herr del coro iniziale da ogni esteriore drammaticità; navigando in lungo e in largo nel capolavoro bachiano per quasi due ore, però, il taglio interpretativo si rivela vincente per tenuta e logicità.

Ottima prova dà l’ospite Chor del KlangVerwaltung, fondato venticinque anni fa nell’ambito del bachfestival di Herrenchiemsee, aduso quindi a questo tipo di scrittura corale con cui intrattiene una quotidiana familiarità, che si coglie tangibilmente in un fraseggio assai equilibrato e nella trasparenza dell’ordito contrappuntistico. Così come parimenti specializzato è il drappello di solisti a partire dal solidissimo Evangelista di Jörg Dürmüller. Se il Cristo di Dietrich Henschel punta sulla drammatizzazione (unico dei solisti che recita la parte disancorato dallo spartito) con una linea vocale sì espressiva ma talvolta non indenne da qualche incrinatura, il Pilato di Jóhann Kristinsson si segnala per una maggiore sorvegliatezza vocale, al pari del tenore Jan Petryka. La scrittura sopranile delle due arie trova in Mojca Erdmann una realizzatrice espressiva forte di un timbro pregevole, anche se talvolta non inappuntabile nell’intonazione, mentre le altre due arie per contralto sono pienamente compatibili con la vocalità di Christina Daletska. Buona anche la realizzazione dei recitativi con James Southall all’organo.

L’ottimo il successo di pubblico incoraggia l’ampliamento degli orizzonti di repertorio delle stagioni dell’OSS, che potrebbe portare ad un Giulio Cesare di Händel in forma di concerto per il prossimo anno.

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