L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Musica civile

di Giuseppe Guggino

Nonostante un inconveniente dell’ultima ora abbia reso più ordinario l’impaginato dell’Orchestra Sinfonica Siciliana, Marcin Nałęcz-Niesiołowski dal podio tiene bene insieme l’ultima fatica compositiva di Filippo Dal Corno con due grandi pagine beethoveniane.

Palermo, 21 febbraio 2025 - Assai ben congeniato – come sovente accade nelle ultime stagioni dell’Orchestra Sinfonica Siciliana – l’impaginato di questo concerto intendeva affiancare tre compositori accomunati fra loro dalla passione civile, tradottasi talvolta in vero e proprio impegno politico: Filippo Dal Corno, contemporaneo, già Assessore del Comune di Milano per otto anni; Beethoven, autore fra le altre cose di una commossa Cantata per la morte di Giuseppe II, il più illuminato e progressista despota di fine settecento; Ignacy Paderewski, pianista e compositore polacco, poi primo Capo di governo della Polonia – seppur per breve tempo – all’indomani della Grande Guerra. Tuttavia l’arrivo in estremo ritardo delle parti d’orchestra della Fantaisie polonaise Op. 19 di quest’ultimo (che sarebbe una vera curiosità d’ascolto) ha comportato la modifica della seconda parte del concerto, con il ricorso ad una più accessibile Settima di Beethoven.

Nonostante l’inconveniente logistico, gli elementi di interesse non sono mancati a partire dall’apertura con Maggese di Dal Corno, breve pezzo di una quindicina di minuti che, con la prima esecuzione assoluta con l’Orchestra Sinfonica di Milano e la Toscanini lo scorso anno, ha segnato il ritorno alla composizione del musicista milanese, dopo la sua lunga parentesi politica. Il pezzo, eseguito con apprezzabile nitidezza dalla compagine palermitana, suggerisce un’analogia con le fasi della pratica agricola, attraverso un’idea melodica semplice e ben riconoscibile inizialmente affidata a viole e clarinetti che si sviluppa come una pianta nella sua fase vegetativa, fino al lento spegnersi conclusivo degli archi, fra qualche sparuto borbottìo di ottoni e percussioni.

Dopo un avvio di programma tanto evocativo, l’attenzione si sposta sull’apprezzabile Alessandro Taverna al pianoforte, impegnato nell’ultimo Concerto per pianoforte e orchestra di Beethoven. Il taglio della lettura è nettamente romantico, si direbbe non molto sintonizzato sulla lettura di Nałęcz-Niesiołowski che invece sembra puntare ad un orizzonte illuministicamente razionale, tuttavia non può che riconoscersi una riuscita teatralità di impostazione che s’appaia ad una buona amministrazione tecnica nel controllo delle dinamiche della tastiera, sebbene qualche quartina in velocità risulti talvolta diseguale nelle durate. Il secondo tempo dall’accurato fraseggio e gli agguerriti trilli nel Rondò finale valgono all’ormai affermato pianista veneto il sicuro successo del pubblico, gratificato con un Clair de lune dalla Suite Bergamasque di Debussy che suona un poco troppo ruffiano.

Nella seconda parte del concerto Nałęcz-Niesiołowski torna riproporre con maggior sistematicità il suo Beethoven illuminista, fatto di sonorità ben calibrate, di tempi pacati, di architetture ben illuminate; il gesto per nulla enfatico o nevrotico, ben assecondato da un’Orchestra in ottima forma, trasparente in tutte le sue sezioni, fa respirare ben altra civiltà musicale rispetto a quella percepita negli ultimi scomposti ascolti beethoveniani in quel di Palermo.

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