Il prodigioso Mikhail
Dopo i due memorabili appuntamenti nella precedente stagione, il prodigioso Mikhail Pletnëv riappare doppiamente impegnato nel cartellone dell’Orchestra Sinfonica Siciliana in una nuova serata sempre all’insegna di Rachmaninov e sempre sotto la guida complice e affidabile di Ryan McAdams sul podio.
Palermo, 24 gennaio 2025 - Prese le distanze da Putin e abbandonata tanto la Russia quanto la “sua” Russian National Orchestra (RNO), il grande pianista Mikhail Pletnëv non si è ripiegato nell’autoreferenzialità dei recital, fondando nel 2023 una nuova compagine orchestrale, la Rachmaninov International Orchestra (RIO) in occasione del centocinquantesimo anniversario dalla nascita del celebre compositore e pianista russo e siglando al pianoforte una nuova integrale del suoi concerti sotto la guida di Kent Nagano. A questo ritorno al Rachmaninov per pianoforte e orchestra hanno fatto eco, oltre ad un bel doppio cd, anche numerose occasioni di riascoltare dal vivo Pletnëv in giro per il mondo in queste pagine assieme alle più varie orchestre, da quella del blasonato Verbier Festival alla Philharmonique de Radio France. Nel corso della precedente stagione Pletnëv aveva già fatto capolino nella stagione dell’Orchestra Sinfonica Siciliana regalando due letture assai personali del Secondo e del Terzo Concerto, e torna adesso nella sala dell’Almeyda per un nuovo appuntamento che propone in una stessa serata sia il Quarto Concerto che la Rapsodia su un tema di Paganini.
L’improba impresa, da far tremare i polsi a pianisti anagraficamente più rampanti, in realtà è sostenuta dal celebrato pianista russo con apparente e quasi ostentata nonchalance. Dopo un’entrée rachmaninoviana – il poema sinfonico op. 29 L’isola dei morti – infatti, guadagna il suo sgabello sgranchendosi sullo schienale, prima di una scalata che si rivelerà foriera di non poche sorprese, a partire dall’inversione delle pagine rispetto all’annunciato impaginato. Si parte quindi con le mirabolanti ventiquattro variazioni sul capriccio n. 24 dall’op. 1 di Paganini, in cui non si sa se rimanere più stupefatti dalla poderosa energia di cui talvolta il tocco è capace o dal prodigioso controllo del fondo dei tasti anche nei più impalpabili pianissimi.
Meno infallibile si rivela il Quarto Concerto proposto nella seconda parte della serata, specie nell’intesa con l’Orchestra che meglio aveva funzionato nella Rapsodia, nonostante l’ottima forma della compagine e la sensibilità di Ryan McAdams, sempre affidabile sul podio. Ciò nonostante la lettura, con quel tocco in più di umanità, è preziosa per la cura del fraseggio delle frasi più liriche e in ciò accomunata all’altrettanto personale interpretazione del Secondo Concerto dello scorso anno.
Nonostante la contemporaneità con la prima di Otello al Teatro Massimo abbia determinato qualche vuoto in sala il numeroso pubblico presente saluta l’impresa con consensi giustamente trionfali, ricambiati con il terzo e ultimo pannello dalle Scene di vita popolare op. 19 di Edvard Grieg. Dopodiché il prodigioso Mikhail simpaticamente sospinge lo sgabello al di sotto del suo Kawai, congedandosi con una classe non impari a quella che da anni dispensa sulla tastiera.
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