L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Il “rubato” di Pletnëv

di Giuseppe Guggino

Preceduto da uno spiacevole furto (e successivo ritrovamento) del suo strumento, Mikail Pletnëv si conferma maestro del rubato in uno storico concerto per Palermo con il Terzo concerto di Rachmaninov e Žavoronok di Glinka-Balakirev. Ottima la prova dell’Orchestra Sinfonica Siciliana guidata da Ryan McAdams.

Palermo, 15 dicembre 2023 - Si tinge di giallo il ritorno alla Sinfonica Siciliana di Michail Pletnëv per un concerto messo a repentaglio dal furto del furgone contenente il gran coda Kawai del celebre pianista russo nel corso della prima notte del suo soggiorno palermitano. Fortunatamente la preziosa refurtiva era stata occultata in un garage a poche centinaia di metri dall’hotel teatro del reato sicché, nel giro di poche ore, ricostruendo il tragitto grazie all’acquisizione dei filmati delle telecamere disseminate nell’area, le forze dell’ordine risolvevano brillantemente il caso, consentendo lo svolgimento delle prove nonché del concerto programmato.

Della brutta esperienza la prova di Pletnëv non sembra risentire minimamente se, serafico come al suo solito, punta dritto al suo consueto sgabello con schienale e, con lo sguardo smarrito in un imprecisato punto della sala, attacca con semplicità quell’ipnotico e familiare primo tema del Terzo concerto di Rachmaninov con un impressionante controllo del peso sui tasti del pregevolissimo strumento ritrovato. E lo sguardo ritorna allo stesso punto indefinito della sala per tutte le riproposizioni del tema, mentre il secondo, con le sue mielose evoluzioni, seduce l’uditorio per l’incredibile poesia del fraseggio, riducendolo al silenzio più assoluto. In questi preziosismi timbrici è tutta racchiusa l’essenza dell’inedita lettura di Pletnëv, piuttosto che nella per nulla perentoria successione di accordi marcati che per accumulazione conduce all’Allegro molto Alla breve, risultatacertamente deludente agli studentelli di pianoforte accorsi (giustamente) numerosi. Eppure se non strepitosa in senso lato – che è poi il senso della pagina – una lettura tanto personale, che indugia spesso su dettagli mai uditi prima, non manca di mirabolante virtuosismo nelle liquide noticine della seconda parte della lunga cadenza del primo tempo o in quei ribattuti sul finire del secondo tempo, tradotti in una caleidoscopica cascata di suoni tutti differenti l’uno dall’altro per colore e consistenza o ancora nell’articolazione delle terzine in apertura del terzo tempo. E, sempre nel terzo tempo, quando il pianoforte si riaffaccia nello Scherzando o poco dopo, quando nel Meno mosso dialoga con i legni e col corno, con quell’impalpabile leggerezza, l’unico rubato di cui permane memoria è quello del fu derubato Pletnëv.

L’immancabile tripudio è coronato da un bis che da solo varrebbe il biglietto del concerto: la trascrizione di Balakirev della romanza Žavoronok di Glinka, anticipato dalla destra da un Pletnëv ancora nell’atto di sedersi, poi esposto sul sostegno armonico della sinistra con impareggiabile maestria nel rubato, prima dell’esornativa sommersione fra volatine e trilli. Apoteosi.

Non c’è da invidiare l’ottimo Ryan McAdams a cui il virtuosismo direttoriale non difetta nell’assecondare dal podio l’estrema libertà agogica del solista alla testa di un’Orchestra Sinfonica Siciliana in stato di grazia, impegnata nella seconda parte con la terza e più corposa suite dall’Oiseau de feu di Stravinskij, la cui musica originale è coeva al concerto di Rachmaninov impaginato in apertura. Il giovane direttore statunitense alle prese con la lotta fra il mago Katscei e lo zarevic Ivan ricorre a colori ancor più netti, oltre che ad un’agogica giustamente più disciplinata, capitalizzando al meglio le possibilità della compagine orchestrale.

Ottimo il successo di pubblico per uno degli appuntamenti di maggior interesse della stagione, che prosegue a capodanno con un programma capace di accostare ai “comandati” Strauss il meno scontato Richard della suite dal Rosenkavalier.


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