Genesi e versioni del Don Carlo
Nel 1865 Verdi mancava da Parigi da 10 anni, quando aveva presentato all’Opéra Les Vêpres siciliennes. Molte cose erano accadute nella capitale culturale d’Europa: morto Meyerbeer nel 1864, la sua Africaine vi vedeva la luce postuma proprio nel 1865, con enorme sensazione, mentre cresceva l’interesse per il nascente astro wagneriano. Per il suo ritorno su invito del direttore dell’Opéra Jules Perrin, Verdi sceglie il dramma di Schiller Don Carlos e progetta un’opera dall’architettura grandiosa, che lo impegna in lunghi mesi di composizione (nel corso dei quali si spegne il librettista Méry; la stesura del libretto viene completata da Camille Du Locle) e in un esasperante periodo di prove. La prima è prevista per metà dicembre 1866 ma slitta continuamente. Il 24 febbraio, alla prima prova in cui l’opera viene eseguita per intero, si osserva che la durata totale, 3 ore e 47 minuti, impone drastici tagli se si vuole terminare la serata entro la mezzanotte e permettere al pubblico di raggiungere le ferrovie suburbane. La prima ha luogo l’11 marzo, sul podio George Hainl, con accoglienza favorevole ma non trionfale: il nuovo stile di Verdi suscita sulle prime più disorientamento che entusiasmo. Il compositore lascia Parigi autorizzando l’Opéra ad apportare i tagli “reputati opportuni”. E i tagli, sempre più arbitrari, caratterizzeranno il cammino dell’opera in Europa: nel giugno 1867 va in scena a Londra senza il primo atto; è invece presentata integralmente in ottobre a Bologna, quindi a Torino, Roma, Budapest, Milano, Darmstadt, Trieste, Pietroburgo, Odessa, Venezia, Firenze e Parma. Verdi vi rimette mano di persona nel 1872, per il Teatro di San Carlo. Nel complesso il compositore è sempre più insoddisfatto dalla prassi dei tagli arbitrari apportati dai teatri, ma anche cosciente della necessità di un ripensamento complessivo. Nel 1880 l’opera di Vienna chiede a Ricordi di mettere in scena Don Carlos, e Verdi fa rispondere che sono necessarie “alcune modificazioni”, per la verità rese più complesse da una disputa sorta con Du Locle sul libretto di Aida. Accorciare è necessario, anche perché “in questa città i portieri chiudono i portoni delle case alle 10 - scrive Verdi - dal momento che mi si devono tagliare le gambe ho preferito affilare io il coltello”. Nel complesso Verdi elimina circa metà dell’opera originaria, a partire dall’atto di Fontainebleau, rimusicando e correggendo: ne emerge un dramma nuovo, più sintetico e agile, in cui il fattore politico e la figura di Filippo prevalgono su quello psicologico/sentimentale e i personaggi di Carlo ed Elisabetta. Cessate le trattative con Vienna, il nuovo Don Carlo in quattro atti va in scena alla Scala il 10 gennaio 1884. Negli anni seguenti Verdi, ormai impegnato nella composizione dell’Otello che vedrà la luce alla Scala nel 1887, non cessa di ripensare a Don Carlo e alla funzionalità drammaturgica del primo atto: una nuova versione, che accoglie le modifiche introdotte per la Scala ma ripristina l’atto di Fontainebleau (omettendo però i ballabili), va in scena a Modena il 26 dicembre 1886. È quella che riascolteremo alla Scala.