L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Anita Rachvelishvili

La mia Dalila alla conquista di Parigi

 di Pietro Gandetto

Il mezzosoprano georgiano debutterà tra pochi giorni nel Samson et Dalila di Saint-Saëns all’Opéra di Parigi. Ecco Anita Rachvelishvili: schietta e suadente come la sua voce, contesa tra tutti i maggiori teatri del mondo. Da bambina timida e schiva che si rifugiava nella musica per non sentire il “rumore” della guerra, Anita Rachvelishvili è diventata la Carmen di Bizet più richiesta al mondo. Sposata da un mese, Anita ci parla delle sue ultime novità personali e professionali e di come è cambiata la figura della Primadonna dall’epoca di Maria Callas a oggi. Sotto la Tour Eiffel, Anita è pronta a vestire i panni dell’eroina nera dell’opera, la sacerdotessa filistea Dalila, sotto la direzione del regista Damiano Michieletto. Un altro ruolo e un altro sogno che si realizza, ma guai a parlare di favole! La vita di tutti i giorni è una continua battaglia.

Il 4 ottobre debutterai a Parigi nel Samson et Dalila di Camille Saint-Saëns. Chi è Dalila?

Dalila è una donna estremamente forte! È innamorata del suo Samson, ma anche della sua patria. Sente di avere obblighi morali inderogabili nei confronti del suo popolo e fa di tutto per rispettarli, ma allo stesso tempo soffre perché il suo amore per Samson è troppo grande per essere sacrificato. Ecco l’essenza di questo personaggio così complesso, affascinante e pieno di sfumature. Un personaggio senza dubbio “romantico”, ma diverso da tutte le altre eroine del melodramma, come Violetta, Mimì o Aida.

Quindi una femme fatale come Carmen, ma più spietata perché inganna Samson per questioni razziali.  Oltre alla bellezza, le assomigli in qualcosa?

Sono d’accordo con te, secondo il libretto Dalila è una donna spietata. Ma in questa produzione diretta dal regista Damiano Micheletto la determinazione di Dalila viene un po’ smorzata. Qui Dalila è una donna dolce, follemente innamorata. Resta una donna volitiva e ferma che si ribella perché si sente tradita da Samson, ma la sua sete di vendetta è frutto delle minacce che subisce dal suo stesso popolo.  Dalila sa che, se non farà quello che le viene richiesto, diventerà una schiava del Grand Prêtre, e finirà per essere stuprata e uccisa. Con Michieletto il coté noir del personaggio viene sfumato, è una Dalila diversa da tutte le altre: più dolce, vera e umana. Quindi, in questo senso, ci assomigliamo molto. La trovo molto simile a me. Anzi direi che questa Dalila è come Anita!

Da circa un mese sei sposata con Oto Misuradze. Come vi siete conosciuti?

Devo dire che in questo caso Facebook ci ha dato una mano. In realtà eravamo amici da tampo tempo, ma non ci scrivevamo mai. Poi finalmente, l’inverno scorso mi ha contattato e abbiamo iniziato una lunga corrispondenza; è stato un carteggio molto romantico, molto “ottocentesco”. Dopo tanti mesi di “lettere” a marzo ci siamo incontrati. È stato un colpo di fulmine, abbiamo capito sin da subito che avevamo molto in comune e da quel momento non ci siamo più lasciati. Sono dovuta ripartire per Toronto per una nuova produzione di Carmen al Canadian Opera Company e lui mi ha aspettata ancora per altri mesi. Ore e ore al telefono, e mentre cantavo Carmen pensavo a lui. Mi aiutava tantissimo, mi stava sempre vicino nonostante la distanza! A maggio sono tornata a Tbilisi, la mia città natale in Georgia, e mi ha chiesto di sposarlo! È stato bellissimo perché l’ha fatto secondo le tradizioni del mio paese, è andato da mio padre e gli ha chiesto la mia mano!

L’hai sedotto cantandogli "Mon coeur s’ouvre à ta voix" come Dalila con Samson?

Probabilmente sì. Quando ci siamo fidanzati, ho scoperto che mi ascoltava da quando avevamo 16 anni e già allora amava la mia voce. A quell’epoca cantavo jazz e pop, oltre che opera, ma la voce con cui canto il Samson oggi è sempre quella di allora, quindi in un certo senso si può dire che l’ho sedotto cantandogli questo famosissimo brano d’opera.

Quindi tutto sembra davvero una favola! Anche se quando senti questa parola, dici che non sai cosa sono le favole, perché?

Perché se la vivi senza troppe aspettative e idealizzazioni, la vita è già una favola di per sé. Personalmente, ho visto e vissuto moltissime cose “da favola” nella mia vita, questo sì. Ma ho anche vissuto molte cose terribili che non auguro a nessuno. Ogni difficoltà che ho incontrato mi ha portato ad avere quello che ho e a essere a quello che sono. In questo senso non credo alle favole. La favola è qualcosa di idealizzato, lontano dalla realtà. La mia vita non è un sogno, ma pura realtà. E io ho fatto di tutto per farla diventare la realtà. Ho lottato follemente per avere quello che ho ed essere quel che sono.  Lo possiamo fare tutti, l'unica cosa che bisogna fare è volerlo tanto, con tutto il cuore! 

Eri una bambina che si rifugiava nella musica per non ‘sentire’ le bombe che cadevano sulla tua città durante la guerra civile georgiana?

Ero una bambina che ha visto morire un amichetto che si è sparato in testa giocando con un bazooka trovato per caso in un cassonetto dell’immondizia! Ero una bambina che stava in fila per ore dalle 5 del mattino, al freddo, per prendere 200 grammi di pane per la sua famiglia. Una bambina che dopo aver vissuto cose che non auguro a nessuno, ha usato la propria esperienza per migliorare la sua esistenza e quella degli altri. Di questo sono fiera.

E poi quel 7 dicembre del 2009 alla Scala e quella zingara di Bizet che ti ha cambiato per sempre la vita. Cosa ricordi di quella sera?

Tutto. Ogni dettaglio! Come mi mettevo il costume. Come parlavo la mattina della prima alla Scala con la mamma e papà,che erano appena arrivati con l'aiuto del ex presidente georgiano Micheil Saakashvili. Ricordo che non ero nervosa. Ricordo che vedevo i miei genitori in terza fila che piangevano entrambi come fontane. Le lacrime di mamma non erano una sorpresa, perché lei è una donna piena di amore e emozioni, ma papà? L'uomo d’acciaio che all'improvviso era diventato un vulcano di emozioni! Era bellissimo vederli piangere dalla gioia. Ricordo i primi contratti accettati all'inizio del secondo atto di Carmen. Ricordo Jonas [Kaufmann, il tenore coprotagonista, ndr] che era sempre con me e sempre d'aiuto. Ricordo il maestro Daniel Barenboim, che mi ha scoperto, e che mi aveva scritto una bellissima lettera di supporto. È stata una serata che ha cambiato interamente la mia vita e per questo ringrazio l’Italia e la Scala. Voi tutti avete cambiato la mia vita!

Ora che sei una star internazionale come Anna Netrebko e Jonas Kaufmann, come gestisci le migliaia di fan che ti seguono in tutto il mondo? 

Non c'è niente da gestire. Molti di loro sono diventati miei carissimi amici cui voglio bene e che vedo o sento spesso. Altri mi seguono su Facebook o Instagram e mi rende felice leggere i loro commenti e i loro messaggi. Mi fa piacere chiacchierare con loro e discutere dimusica o altro.

Maria Callas è stata uno spartiacque nel modo di percepire il cantante d’opera. Com’è cambiato il ruolo della primadonna dalla Callas in poi? 

Totalmente! La “diva” di oggi è diversa dalla “diva” dell’epoca di Maria Callas. Allora le primedonne erano irraggiungibili. Ora più sei semplice come persona e più sei rispettata. E credo che sia giusto così. Sono davvero convinta che siamo tutti uguali nel bene e male. Siamo umani. Non credo in quei comportamenti accettati ai tempi della Callas, soprattutto all’interno del teatro. Essere alla mano è utile per creare un’atmosfera sana al lavoro e un legame forte con i colleghi. Il Teatro è una famiglia. E in famiglia, almeno nella mia, non accettiamo i comportamenti da Diva!

Ma perché Maria Callas piaceva così tanto?

Perché lei era veramente divina. Non perché si comportava da Diva, ma poiché era una musicista straordinaria e una cantante di un’infinita eleganza. La adoro e la adorerò sempre. 

È finita l’epoca in cui basta cantare, i cantanti d’opera devono dare vita al personaggio come se fossero sul set?

Corretto, e credo che sia anche giusto. Un cantante è anche un attore. Non basta stare fermi sulla scena per dare vita a un personaggio. Sono stata fortunata a lavorare con registi come Emma Dante, Christoph Loy, Dimitry Tcherniakov e Damiano Micheletto. Registi che ti fanno veramente capire l'anima del personaggio e ti insegnano come trasmettere tutto questo al publico. Un personaggio interpretato in questo modo è vivo e umano. Allora diventa facile per lo spettatore “capire” il personaggio, immedesimarsi con esso e sentirsi parte dello spettacolo.

Finalmente a dicembre ti rivedremo alla Scala.

Un recital, e cioè un concerto, in cui canterò musica georgiana, russa, francese, americana, spagnola e ovviamente anche italiana. Proprio in questi giorni sto mettendo insieme il programma. Sarò sul palcoscenico della Scala con il mio meraviglioso pianista georgiano David Aladashvili. David è un concertista, ma lavoriamo insieme da molti anni e mi considero molto fortunata nell'aver trovato un musicista così straordinario come lui. Non vedo l'ora di mettere il piede di nuovo sul palcoscenico del teatro più adorato al mondo. Amo La Scala e i suoi spettatori. Amo Milano. 

Sempre in giro per il mondo proprio come Carmen, bello ma anche è impegnativo, vero?

È faticoso sì! Voli continui, problemi di salute. Lontana da casa e dalle persone più care, ma è la professione più bella al mondo e sono molto fortunata,perché posso lavorare facendo esattamente quello che ho sempre sognato di fare. 

Ci vuole una bella resistenza fisica per fare i cantanti d’opera?

Ci vuole allenamento, la conoscenza del proprio corpo e un modo di vivere sano. Ma senza fasciarsi troppo la testa. Bisogna semplicemente vivere bene come una persona normale che si prende cura di sé stessa. Mangiare sano, dormire bene e allenarsi. Penso che sia semplice.

Se potessi viaggiare nel tempo, che personaggio vorresti essere stata?

Credo che avrei voluto essere il Re Tamar. La donna Re della Georgia che ha cambiato la storia del nostro paese. Una donna forte e bella.

Sul palco, sei sempre naturale e a tuo agio. Qual è il segreto per non annoiare mai il pubblico?

Essere vera. Non fingere mai. Ogni emozione che provi, anche se è del personaggio, deve essere vera. Il pubblico si accorge di tutto ed è il giudice più severo. La musica regala infinite possibilità interpretative e se un artista è consapevole di ciò e si pone nei confronti della musica con il giusto approccio, potrà sempre ottenere un risultato nuovo, come se fosse la “prima volta”. Lo studio di un ruolo è una ricerca che conduco nel tempo e che praticamente non finisce mai; riprendendo un ruolo dopo anni, cerco di trovare sempre una chiave di lettura nuova, vado alla ricerca delle pause scritte dall’autore e delle note che magari prima non avevo analizzato e valorizzato. Così si propone qualcosa sempre nuovo.

Come artista qual è la tua più grande soddisfazione?

Nonostante le grandi soddisfazioni che ho vissuto fino a oggi, la più grande soddisfazione deve ancora arrivare. The best is yet to come..

E come donna?

Ti potrò rispondere quando diventerò mamma...


 

 

 
 
 

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